Cultura e Spettacolo
Giordana racconta ai giovani la strage di Piazza Fontana
MILANO, 26 MARZO 2012- Uscirà nelle sale il 30 marzo il tanto atteso film del regista Marco Tullio Giordana che lo introduce definendolo ''un film rivolto ai ragazzi, a chi non sa nulla e a chi non conosce i fatti. Un capitolo doveroso, rimosso della storia del nostro Paese''. Piazza Fontana, la verità esiste. Lo aveva scritto nel novembre 1974 sul Corriere della sera Pier Paolo Pasolini (il celebre articolo del «Io so»: «Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969» che si chiudeva così: «Io so questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. ma non ho le prove»). Questa stessa verità storica, e non giudiziaria, è ciò che Giordana ha voluto raccontare, rendendo omaggio al tanto stimato scrittore con il titolo del film ripreso dall’articolo di Pasolini: Romanzo di una strage.[MORE] Questa sera a Milano, la città colpita dalla strage nel 1969, Giordana e i suoi attori presenziano alla proiezione pubblica con i familiari delle vittime della bomba, e delle due famiglie per sempre segnate dalla tragedia, i Calabresi e i Pinelli con la partecipazione del sindaco Pisapia. Il compimento dell’opera cinematografica non è stato un processo facile; non sono mancate le varie polemiche e le paure nel rappresentare un tema così delicato. Tra l’importante cast spiccano i quattro personaggi chiave Pierfrancesco Favino (Pinelli), Fabrizio Gifuni (Aldo Moro), Thomas Trabacchi (il giornalista Marco Nozza), Valerio Mastandrea (Calabresi), che rappresentano i «quattro uomini giusti che condividevano, da posizioni diverse, una stessa grande spinta etica».
La ricostruzione segue una cronologia fitta e terribile, dall'autunno caldo all'assassinio Calabresi. In mezzo la bomba, i morti, i depistaggi, gli infiltrati, le piste trascurate, la ricerca della verità. A Fabrizio Gifuni il compito di interpretare un Aldo Moro sofferente e rivelatore. In un’intervista Gifuni spiega: «Moro sapeva che si era arrivati alla verità fin dalle prime ore». La stessa verità di cui scriveva Pasolini. «Quel io so», dice Gifuni «racconta di una solitudine. Ora le prove ci sono e dobbiamo dire: noi sappiamo». Il regista concorda e aggiunge: «Piazza Fontana non può più essere un punto interrogativo, specie per i giovani che hanno il diritto di sapere. Un film serve a spiegare la storia e la verità, con gli strumenti della letteratura, del cinema, dell’arte, non di quelli della politica».
(foto da:storia.liquida.it)
Giulia Donati