Interviste
Il regista e sceneggiatore Giovanni Veronesi intervistato da Lina Latelli Nucifero
Il noto regista e sceneggiatore Giovanni Veronesi , ospite della manifestazione Fare Critica di Teatro e di Cinema,il festival interamente dedicato alla critica cinematografica e teatrale, diretto dal critico cinematografico Gianlorenzo Franzì e svoltosi nel Chiostro San Domenico di Lamezia Terme , ha conversato con la Stampa sulla critica del cinema alla luce dei radicali cambiamenti avvenuti in questi ultimi anni nell’universo nella carta stampata e di quelli conseguenti all’avvento dei social e del web . Il grande regista ha raccontato con disarmante spontaneità il suo percorso risalendo all’ origine della sua vocazione per il mondo del cinema fino ad arrivare ai giorni di oggi. Giovanni Veronesi è autore di grandi successi del cinema a partire dagli anni Ottanta come Manuale d’amore, Italians, Mischettieri del Re - La penultima missione nonché sceneggiatore di Carlo Verdone, Leonardo Pieraccioni e Francesco Nuti.
Condivide il concetto ricorrente secondo cui la critica è in declino?
In parte lo condivido perché la qualità della critica oggi importa poco considerato l’aumento dei critici con l’avvento del web, però è anche vero che ci sono più film rispetto a tanti anni fa. Quest’anno sembra che il cinema italiano abbia prodotto più di 400 mila film contro i 200 mila di venti anni fa per cui, in base alla quantità dei film prodotti in un anno, è naturale che ci siano anche più critici. È chiaro che la qualità della critica ne abbia risentito perché tutti sparano sentenze senza magari avere la patente per poterlo fare. Guidare senza patente è un rischio e un pericolo per il conducente perché se ti fermano senza patente mai più farai il critico.
In che misura i critici hanno influito sul suo successo o addirittura hanno contribuito a frenarlo ?
In realtà, pur non guardando il web, ho sempre letto le critiche di critici illustri come Meneghetti, Caprara e di quelli che mi sembravano più attendibili come Magrelli, insomma cerco di dare uno sguardo a quelli che stimo .La maggior parte delle volte i critici mi hanno malmenato, forse perché pretendevano da me molto di più. Forse quel di più che non posso dare. Perciò il nostro rapporto è sempre stato altalenante nel senso che io ho sempre parlato male della critica e la critica ha sempre parlato male di me. Io non ho mai letto critiche intelligenti sui miei film, anzi attaccavano me personalmente e non i miei film non influenzando però il mio percorso. Trovo questo disgustoso perché il critico che attacca l’artista non è coerente al suo mestiere.
Quanto è importante il web nell’attuale società?
Noi che abbiamo vissuto senza web sappiamo che si può vivere anche senza telefonino, senza tablet, senza social, senza web, perciò siamo consapevoli che ne potremmo fare a meno. I ragazzi invece pensano che queste cose siano necessarie per vivere e questo è il loro limite. Così come noi credevamo, a differenza dei nostri genitori, che sarebbe stato impossibile vivere senza l’automobile. I social e il web portano a galla superficialità ed ignoranza che prima rimanevano sepolti e anche l’invidia sociale che è una piaga dolorosa che prima, per fortuna, non emergeva in quanto nessuno poteva esternarla apertamente con feroci invettive non avendone la possibilità.
I giovani di oggi vanno poco a cinema e vedono i film per lo più sulle piattaforme carenti di film classici ed educativi . Ci sarebbe un sistema per educarli al gusto e alla cultura del cinema e della critica?
Io credo che bisognerebbe agire sui ragazzi di 14 anni , cioè su quelli che frequentano il primo liceo. Una bella riforma della scuola potrebbe inserire nelle materie scolastiche anche quella dell’Arte e del Cinema pemettendo ai ragazzi di vedere un film una volta la settimana e invitare il regista o dei critici o attori o scrittori per analizzare e condividere con loro il film proposto. La scuola dovrebbe dare tutte le possibilità di formazione ad un ragazzo e non limitarle a quelle che riceve a casa.
Quale posto occupa la Calabria nella classica relativa alla produzione dei film?
Conosco solo alcuni film prodotti in Calabria. La scarsa produzione dei film è dovuta forse al fatto che la Film Commission sia poco attiva al contrario della Film Commission della Lucania, Puglia, Lazio, Trentino, Piemonte. A me non hanno mai proposto di girare iun film n Calabria forse perché non c’è una logistica e né un atteggiamento favorevole nei confronti del cinema per cui credo che la crisi del cinema, di cui sento parlare da quasi 30 anni , sia naturale così come avviene in ogni settore. La cosa ingiusta che accade oggi consiste nel fatto che lo Stato sente l’arte come un peso: questo è il più grande errore che può commettere un governo sia di destra che di sinistra nei confronti della formazione dei giovani.
Quando è nata la sua vocazione per il mondo del cinema?
Da piccolo inventavo delle storie intessendole di balle tanto che i miei genitori si domandavano se ciò fosse un vizio.Una volta mia madre mi diede 5000 lire per fare la spesa ed io tornai con un pallone nuovo. Ai rimproveri dei miei genitori risposi di aver perso i soldi e di aver trovato 5000 lire con cui avevo comprato il pallone ma non mi credevano. Mio fratello Sandro, oggi scrittore, li convinse a darmi una chance dopo che io lo avevo convinto di aver detto la verità. In realtà solo dopo anni gli dissi la verità. Ho sempre avuto l’abilità di raccontare ed entrare fino in fondo in un gioco.
È stato difficoltoso il suo esordio?
Io sono stato fortunato perché ho incontrato Francesco Nuti con il quale ho cominciato a lavorare finché una sera scrissi per lui quattro paginette a mano che diventarono il soggetto del film “Tutta colpa del Paradiso” con il quale ebbi successo come sceneggiatore. Sono entrato nel cinema dalla porta principale senza fare la gavetta che in questo mestiere non conta perché la storia ci insegna che gli artisti validi hanno sempre dato il meglio di se stessi anche da giovani.
Qual è la tematica prediletta nei suoi film?
Il paradosso della società. Il paradosso che si vive nella vita lega i miei film , quindi l’esasperazione di un rapporto d’amore, di lavoro, con se stessi, con la religione. Tutte le mie storie raccontano il paradosso distaccato che è il bello della vita.
Avrebbe raggiunto il successo se fosse stato una donna?
No certamente. Alle donne non manca niente, sono gli uomini che vogliono tenersi stretto il loro potere. Modestamente io penso che tra 50 anni il mondo sarà in mano alle donne uguali agli uomini anche per la sete e la fame di potere che però sanno gestire meglio di noi . Io immagino un mondo governato dalle donne senza guerre nonostante i loro difetti.
Cosa le manca per coronare la sua carriera?
Voglio fare tutti film di fantasia tratti da romnzi di formazione o inventati. Il mio desiderio è soprattutto quello di fare un film di cartoni animati perché io credo che dopo morti si diventa cartoni animati. Io non credo nell’aldilà e voglio scavare la mia fossa con quest’ ultimo film.
Foto: Giovanni Veronesi
Intervista a Giovanni Veronesi a cura di Lina Latelli Nucifero