Parola e Fede
Il progetto di Dio su di me
CATANZARO, 11 MARZO 2012 - Il sacerdote Davide Marino risponde ad Aldo da Roma.
D. C'e' qualcosa anche in me che mi spinge verso Gesù, solo che contestualmente qualcosa mi dice che la mia vita è il matrimonio… Sì, sono attratto dal sesso opposto, in me c'è un grande conflitto. Dove sta la verità? Entrambe le vie non sono vie che uno prova e poi eventualmente cambia. Cosa fare? Vi voglio bene, Aldo da Roma
R. Caro Aldo,
la sequela di Gesù non è propria soltanto di chi si consacra a Lui attraverso il sacerdozio o la vita religiosa. Tutti i battezzati sono chiamati a seguirlo e a imitarlo, attraverso quella via specifica, relativa al loro stato vita[MORE]. Questo è a sua volta legato a una particolare vocazione. C’è così chi è chiamato al sacerdozio, chi alla vita contemplativa, chi a servire Dio dedicandosi interamente ai più poveri e bisognosi, chi al matrimonio. Ciascuno ha il dovere di discernere il progetto di vita che il Signore ha su di lui; deve cioè imparare ad ascoltare, come il giovane Samuele, la voce del suo Signore che può parlargli attraverso le vie più disparate: eventi, persone, situazioni, intuizioni, desideri del cuore…
La condizione fondamentale per cogliere e accogliere la propria vocazione è innanzitutto la libertà; e cioè quella disponibilità personale incondizionata a lasciare che sia il Signore a guidare i propri passi, il desiderio sincero di consegnargli senza riserve la propria esistenza perché Egli possa compiervi la sua volontà. Fino a quando ci consideriamo i padroni assoluti della nostra vita asseconderemo sempre e solo i nostri desideri. Perché ci sia questa libertà, è necessaria allora un grande amore per Lui. L’amore, infatti, come Gesù ci insegna, non è un vago sentimento, ma obbedienza alla Sua volontà. L’amore deve poi essere sostenuto da una grande fede: bisogna fidarsi di Lui. Insomma…chi meglio del Signore sa veramente chi sono e perché sono al mondo e chi più di Lui può volere il mio vero bene?
Se ci sono queste condizioni di fondo diventa naturale mettersi in preghiera, chiederGli con insistenza che manifesti la Sua via. La propria chiamata però non può essere adeguatamente compresa da soli: serve un aiuto e quest’aiuto è il padre spirituale, un sacerdote che possa costantemente aiutarti a discernere la volontà del Signore nella tua vita. Quello che posso consigliarti, allora, caro Aldo, è di rivolgere con fiducia la tua preghiera al Signore e di lasciarti aiutare nel giusto discernimento dal tuo Padre spirituale. Stanne certo: il Signore – come, Lui solo sa – ti farà comprendere cosa vuole da te. Egli infatti mostra sempre la strada a quanti lo cercano con cuore sincero.
Di un’altra cosa ancora non devi dubitare. È verissimo che ogni scelta di vita deve essere fatta con profonda onestà e serietà. Come giustamente osservavi nella tua domanda, il sacerdozio e il matrimonio «non sono vie che uno prova e poi eventualmente cambia». Sono scelte che una volta compiute devono rimanere ferme, definitive: per sempre. Non si mette mano all’aratro per poi volgersi indietro. Però sono scelte che non si fanno solo sulla base di un fermo proposito umano. Come presupposto sarebbe in sé troppo debole. Sono scelte che si fanno nella certezza di fede, che il Signore non chiede mai qualcosa di irrealizzabile: se ti chiama a qualcosa, di certo ti renderà capace di rispondere al suo comando. Ad ogni chiamata corrisponde infatti una grazia particolare. Se per esempio ti chiama al sacerdozio e al celibato per il Regno dei Cieli, di sicuro di darà la grazia necessaria per vivere bene questa vocazione. Egli è Colui che, iniziata l’opera, la porta a compimento. L’importante è che da parte nostra ci sia la disponibilità costante a lasciargliela compiere, crescendo giorno dopo giorno, istante dopo istante, scelta dopo scelta, in santità di vita, nella verità della sua Parola e nella forza della sua grazia.
Caro Aldo, ti auguro di tutto cuore di riuscire a trovare la tua strada. Che è la Sua strada per te.
don Davide.