Cultura e Spettacolo

Il poeta siciliano Vincenzo Calì vince la prima edizione del premio nazionale di Poesia e Pittura “La voce ai poeti”

Il 24 febbraio alle ore 16.00 presso la Sala teatrale della Parrocchia S. Giovanni Paolo II a Porto Salvo di Barcellona Pozzo di Gotto, si è svolta la cerimonia di premiazione dei vincitori della prima edizione del Concorso Nazionale di Poesia e PitturaLa voce a poeti” che ha visto trionfare per la sezione Poesia in vernacolo a tema legalità/sociale, il milazzese Vincenzo Calì, premiato dal nipote dell’avvocato Nello Cassata.

Il premio, dedicato all’avvocato Nello Cassata, è stato assegnato alla poesia dialettale“A stanza di cartuni” che racconta la tristezza della vita vista con gli occhi di un clochard, della speranza che nei suoi occhi non muore mai, e della terribile paura di morire bruciato vivo durante il sonno. I cartoni sono la casa dei senzatetto, bruciata per mano di assassini che commettono questo reato solo per il gusto di farlo, per noia, per divertimento e che purtroppo spesso restano impuniti. Vincenzo Calì ha voluto dare loro voce e dignità:

Addumu 'a carta dû pani pi quaddiarimi,

ma nun basta,

pû friddu chi haiu 'nta lu cori

non basta focu pi stimpirari.

 

Quannu era nobili,

chî paroli mi saziavu puru la panza,

ora mancu l’amuri pâ poesia è abbastanza.

 

Sutta 'stu cielu stiddatu e ghiacciatu,

cu nu cartuni fazzu na stanza e nu tiatru

e quannu 'u cielu svacanta di acqua,

chî balcuni fazzu riparu.

 

'I luci sunnu 'a me' festa d'ogni iornu

e li genti currunu pâ fretta,

ma li me occhi fermi

hannu tempu pi vaddari

lu futuru e la me' scunfitta.

 

E quannu nu cori santu

si ferma pi darimi accura,

'ntô pettu mi pari festa,

li spicci rialati a 'stu mortu di fami

mi fannu arricurdari comu 'sta vita è 'nfami.

 

Lu me' sonnu è a singhiuzzari,

pû scantu m’haiu 'mbriacari,

sonnu e focu sunnu 'i fatti,

pi li diavuli 'nfucati

li me' amici abbruciati.

 

Matri di Diu,

pî me' carni chiudisti l’occhi,

pâ fami mi saziasti,

cu lu confortu m’accarizzasti, ma ‘u me' cori mai lassasti.

Sutta a 'stu cielu stiddatu e ghiacciatu,

restu a vaddari 'u futuru spiratu,

quannu 'a sira m’agguanta lu sonnu 'nta la me' stanza di cartuni.

 

Il premio, promosso dall’Associazione accademia-artistica Pino Balotta, è stato patrocinato dal Comune di Barcellona Pozzo di Gotto ed è stata presenziata dal Reverendo Otera, responsabile della Parrocchia di San Giovanni Paolo II di Porto Salvo, dall’avvocato Pinuccio Calabrò, sindaco della città di Barcellona Pozzo di Gotto, l’avvocato Angelita Pino, assessore alla Cultura. La diretta Facebook della cerimonia è stata trasmessa sulla pagina fb “Alfredo Anselmo”.

Nino Pino Balotta nacque a Barcellona Pozzo di Gotto il 17 settembre 1909 da Matteo ed Agata Balotta. Dagli iniziali studi di medicina passò a quelli di medicina veterinaria, laureandosi nel 1930. Studiò scienze politiche all’Università di Perugia, città nella quale frequentò ambienti antifascisti, proponendosi come corriere fra l’Italia e la Francia. Durante i suoi viaggi all’estero conobbe lo scienziato Einstein, le cui teorie condivise e difese. La sua militanza politica lo portò più volte ad essere processato ed incarcerato. Nel 1938 pubblicò il volumetto “Tifo sportivo e i suoi effetti”, sequestrato e messo al bando dal Minculpop. Fondatore e primo segretario della Casa del popolo di Barcellona Pozzo di Gotto, nel 1945 ricoprì la carica di segretario provinciale del Centro Antifascista Italiano e nell’anno successivo divenne  vice-sindaco della sua città. Nel 1947 fu nominato presidente onorario del fronte Democratico Popolare di Messina e provincia. Incarcerato nel 1948 per i moti popolari di Barcellona Pozzo di Gotto, mentre era in carcere venne eletto deputato al Parlamento. Fece parte di numerose commissioni parlamentari e delle associazioni nazionali italo-polacca e italo-albanese. Fu aiuto e libero docente di ruolo, professore incaricato di Zootecnia generale e direttore incaricato dell’Istituto omonimo dell’Università di Messina. Pubblicista, socio di Accademie scientifiche, letterarie, del Sindacato Italiano Scrittori, della SIAE, dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, dal 1959 al 1967 fu vice presidente nazionale dell’Associazione Poeti e Scrittori  Dialettali. Fondò e diresse la rivista “Zootecnia e Vita”.

Vincenzo Calì nasce a Milazzo (ME) il 12 luglio del 1973. Da diversi anni coltiva la passione per la scrittura e la poesia. L’amore e la vita nella sua complessità sono le sue muse ispiratrici. La poesia rappresenta per lui il vero modo di mettere a nudo l’“io complesso”, quasi con analisi critica. Vincitore di numerosi premi culturali, tra cui: il premio “M. T. Bignelli” per la poesia d’amore (XXI Edizione del Concorso Nazionale “Garcia Lorca” 2010/2011), ha pubblicato in diverse antologie poetiche: Il Federiciano in diverse edizioni (Aletti Editore), ultima nel 2016 e Luoghi di Parole, “Premio Tindari- Patti Agenda Poetica 2010”. Vincikalos, seguita da Intro nel 2013 per Aletti Editore. A seguire pubblica nell’antologia poetica Mario Luzi 2012 e Scrivi col Cuore, Poeti Italiani – III Edizione, Granelli di Parole – III e IV Edizione, Lettere d’amore – III Edizione, Unione Mondiale dei Poeti – I Edizione e Vento a Tindari – II Edizione per la Casa Editrice Kimerik. Nel 2018, in concomitanza con l’evento d’arte e poesia “Angeli a Calatagèron”, nasce la sua nuova creazione intitolata MediterrAnima, come percorso evocativo delle tradizioni siciliane e a suggellare l’evento riuscitissimo nella cittadina di Caltagirone.

 

Nel 2022 con la favola intitolata " Mumbi e Formichella" dona il suo contributo al progetto  "Le favole degli agrumi", libro la cui parte del ricavato andrà in beneficienza alla Onlus C. D'Agostino.Luglio 2022, con cinque poesie omaggia l’Ucraina e gli ucraini, pubblicate sul magazine dona il suo contributo alla causa sposando le iniziative Italia for Ucraina, magazine dedicato agli aiuti che vengono attivati verso l’emergenza Ucraina, dell’associazione No Profit di Ariaperta online, la poesia può sembrare impotente ma quella vera, può essere letale come uno sparo, una bomba, una fucilata, chi scrive non lo fa per ambire ad uno status di salvatore, ma come Vincenzo Calí, per trascendere se stesso, esiliandosi dall’agonismo poetico e dalla fama. Nello stesso mese pubblica sull'antologia Guerra e Pace (Kimerik) con la poesia " Figli mai resi", quei corpi dei soldati russi che Putin non vuole indietro, ci fa comprendere che gli uomini che fanno la guerra dimenticano sempre l’intera umanità e mettono egoisticamente davanti a tutto i propri interessi di potere, politici, religiosi.