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Il piccolo principe di Mark Osborne, la libertà di crescere. E di reinventare un classico
IL PICCOLO PRINCIPE DI MARK OSBORNE, LA RECENSIONE. Una rilettura del classico francese con la leggerezza del rischio, la densità tematica del libro ed il composito universo visivo dell'animazione d'autore.
L’idea è affascinante, ma rischiosa: prendere uno dei classici del ‘900, Le petit prince di Antoine de Saint-Exupéry, ed affidarlo al regista di Kung Fu Panda per farne un film animato che regga la veneranda età della storia, datata 1943. Restyling? Molto di più, se si considera la ritrosia del mondo cinematografico nell’avventurarsi in un’impresa che ha il sapore della trasvolata dei fratelli Wright: il precedente “meno peggiore” è il musical di Stanley Donen del 1974. Al film di Osborne non manca qualche nota stonata, ma la difficile sfida di orchestrare una versione per le nuove generazioni è stata raccolta con sufficiente inventiva da far decollare Il piccolo principe tra i migliori prodotti di animazione di un 2016 che si profila ancora lungo, ma il cui almanacco, vivaddio, intuiamo non sarà scritto solo in caratteri giapponesi.
COSA NON SUCCEDE IN CITTÀ – Fardelli letterari o meno, i primi 10 minuti sono da antologia per ironia e compattezza visiva: la madre manager, direbbero oltreoceano workaholic, trascina l’addestrata figlioletta al provino d’ammissione alla prestigiosa Accademia, un gabbione grigio in una città in cui le strade sembrano tracciate come le sbarre di una grata, con una stanza d’attesa d'aspetto ambulatoriale. Le cose non vanno secondo programma, ma la programmo-mania della mammina va oltre: viene affittata una casa nel quartiere in e la ragazzina studierà per un anno con una rigida agenda. Tutto è rigido, in questo mondo, finchè non ci si ammorbidisce con la giocherellona sgangheratezza del vicino di casa, uno strambo vecchietto con un aereo da riparare, un principe da reincontrare ed una storia da raccontare. [MORE]
IL BELLO DEL LIB(E)RO – Per assecondare la volatile agilità della narrativa di Antoine de Saint-Exupéry, si sarebbe potuto girare un mediometraggio – e vista l’efficacia della traduzione di Osborne, che si spinge al recupero di dialoghi e disegni originali, in effetti vien messo su un film nel film con questo formato. La compenetrazione tra racconto del vecchio e cornice moderna è un sagace intreccio di significato, ma prima ancora una scatola cinese di stili, che trapassano dalla computer grafica alla stop motion con disinvoltura e sensibilità. L'impatto visivo resta spettacolare senza spettacolarizzazione: si apprezzano i momenti di silenzio, di contro alla chiassosità dei prodotti hollywoodiani, così come certe pseudo-riprese, le angolature scelte per i disegni, che conferiscono un’impronta cinematografica più realistica di quella di un libro illustrato, per poi tornare liberamente ad una poetica bidimensionalità.
NON STOP EMOTION – Per salvaguardare la forza illustrativa senza ridursi al didascalico, questa versione de Il Piccolo Principe sceglie di preservare la pregnanza tematica e simbolica dell’opera letteraria, rilevando, in mezzo ai temi della perdita, del ricordo e dell’approvazione genitoriale, quelli della crescita e dell’omologazione che avviene… con la decrescita, anzi, con l’atrofizzazione, dell’immaginazione, l’unica elica in grado di far spiccare il volo verso l’identità adulta ed il sogno. Lo sforzo di fedeltà si apprezza, ma era inevitabile che il film, presentato a Cannes 2015, riuscisse a volte troppo complicato per i bambini, altre troppo approssimativo per gli adulti: rispettivamente, nei voli pindarici delle metafore e nella svolta action dell’ultima parte. Non a caso, in Francia – il Paese che ci ha messo i soldi per la produzione – il classico di Saint-Exupéry è considerato per lo più opera per adulti.
A noi sembra che il compromesso de Il Piccolo Principe di Mark Osborne non comprometta il senso dell’opera, se ben inteso: non un film per bambini e adulti, ma per bambini con adulti, o per soli adulti con un bambino dentro (più o meno assopito). Evviva il coraggio di essere imperfetti.
DATA USCITA: 01 gennaio 2016
GENERE: Animazione , Fantasy
REGIA: Mark Osborne
ATTORI: Toni Servillo, Lorenzo D'Agata, Paola Cortellesi, Stefano Accorsi, Micaela Ramazzotti, Alessandro Gassmann, Giuseppe Battiston, Pif, Vittoria Bartolomei
DOPPIAGGIO ORIGINALE: Jeff Bridges, James Franco, Mackenzie Foy, Rachel McAdams, Benicio Del Toro, Marion Cotillard, Paul Giamatti, Riley Osborne
MUSICHE: Richard Harvey, Hans Zimmer
PRODUZIONE: Onyx Films, Orange Studio
DISTRIBUZIONE: Lucky Red
PAESE: Francia
DURATA: 108 Min
Antonio Maiorino