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Il partito di Aung San Suu Kyi torna alla legalità

RANGOON, 18 NOVEMBRE 2011 – Dopo il boicottaggio avvenuto nel 2010, nel quale la maggioranza del partito aveva deciso di non registrarsi alle urne e di sciogliersi, finalmente la Lega nazionale per la democrazia (Nld) guidata da Aung San Suu Kyi si è espressa oggi a favore di una nuova registrazione ufficiale.[MORE]

La causa dello scioglimento nel 2010 era stata l’introduzione di una legge elettorale che proibiva ai partiti in lizza di avere come membri persone condannate penalmente. All’epoca Suu Kyi era ancora agli arresti domiciliari per il “reato” di aver ospitato un intruso americano nel maggio 2009, e in caso di partecipazione al voto l’Nld sarebbe stato costretto a espellere il premio Nobel per la pace dai suoi ranghi. Questa legge è stata giudicata “antidemocratica” dai leader del partito. Guidato da Suu Kyi, l’Nld ha trionfato alle elezioni del 1990, mai riconosciute dalla giunta militare che ha guidato per due decenni il Myanmar con il pugno di ferro. Il voto del 2010 ha sancito il passaggio a un governo “civile”, ma sempre vicino alla leadership dell’esercito.

Tra le richieste, avanzate da Suu Kyi al governo di Thein Sein, c’è quella della liberazione di tutti i prigionieri politici che affollano le carceri. L’esecutivo aveva annunciato un nuovo provvedimento di amnistia non ancora applicato, ma le autorità hanno dato il via libera al trasferimento dei detenuti in carceri più vicine alle famiglie di appartenenza; fra questi il leader della Rivoluzione zafferano del 2007, il monaco Ashin Gambira, rinchiuso nel carcere di Insein.

La scelta della registrazione ufficiale, secondo alcuni esperti di politica birmana, garantisce a Suu Kyi la possibilità di occupare un seggio in Parlamento, e forse aspirare a una carica pubblica o un ruolo attivo all’interno del governo “civile” birmano.
Tra i critici Win Tin, uno dei più importanti leader della dissidenza, che ha affermato che <<non è davvero una buona decisione quella di entrare in Parlamento>>. Di questo avviso è anche la corrente del partito vicina alla minoranza Kachin che ha votato per la registrazione, ma chiede alla leadership di concorrere alle elezioni solo quando sarà raggiunta la pace nelle aree in cui avvengono i conflitti etnici.

Intanto Hillary Clinton fa sapere che si recherà in Birmania il mese prossimo, evento eccezionale visto che è la prima visita di un capo della diplomazia Usa negli ultimi cinquanta anni. Lo ha deciso il presidente Obama dopo un colloquio telefonico con Aung San Suu Kyi, dicendo di aver visto progressi nel processo di riforme in Birmania. La visita di Clinton avrà l’obiettivo di esplorare le possibilità Usa di <<dotare il Paese delle capacità>> di mettere in opera la transizione politica, ha spiegato un diplomatico statunitense.

Gaia Seregni

(In foto: Aung San Suu Kyi, fonte: gexplorer.net)