Cronaca

Omicidio Sara, Paduano l'aveva già aggredita: «Di quella notte non ricordo nulla»

ROMA - Affiorano nuovi inquietanti particolari nelle indagini sull’omicidio di Sara Di Pietrantonio. Tra le indiscrezioni sulle tredici pagine di interrogatorio, emerse sabato 3 giugno, emergerebbe che la studentessa romana era già stata aggredita dall’ex fidanzato tra il 21 e 22 maggio di fronte al nuovo ragazzo di lei. Secondo Paduano, reo confesso dell’omicidio, era la macchina di lui che voleva distruggere e bruciare, così come gli aveva consigliato un amico. [MORE]

«Non saprei ricostruire perfettamente la scena – dichiara il vigilante -, ho dato una versione nei giorni scorsi, probabilmente ne darò altre. Mi sono state proposte delle ipotesi su come potrebbe essere andata la vicenda, io ne ho in mente varie, non so quale sia quella vera. Faccio uso di cannabis. Il quantitativo di stupefacente che mi è stato ritrovato ce l'ho da Natale e solo per mio uso personale. Non mi è chiaro quanto accaduto».

Secondo il giudice che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare, Paola Della Monica, «certamente Vincenzo Paduano ha utilizzato sostanza infiammabile per dare fuoco all’autovettura della Di Pietrantonio e certamente le fiamme che hanno avvolto il corpo della ragazza devono aver avuto un innesco iniziale volontario». «Peraltro – continua nel documento per le indagini preliminari – è certo che quando il corpo ha preso fuoco, Paduano si è allontanato senza prestare soccorso alla vittima e senza, dunque, neppure tentare di spegnere le fiamme; anzi, il rinvenimento vicino al corpo della ragazza di uno stivale non calzato induce a ritenere che ella abbia tentato, ma solo per un attimo tale deve essere stata la rapidità della combustione, di liberarsi degli indumenti da sola». Per il Gip però, «non ci sono elementi sufficienti per ritenere che si sia trattato di un gesto premeditato».

Paduano quindi respinge ogni accusa di premeditazione e afferma: «Non l’ho aggredita, Sara è scappata dalla macchina perché avevo già aperto la bottiglietta e l’avevo versata in macchina. Io le sono corso dietro. Non ho usato l’accendino. Non l’ho fatto apposta, non era mia intenzione, abbiamo litigato non ho capito niente. Sono un mostro».

 

Giuseppe Sanzi