Societa'
Il paesino di Soveria Mannelli sul New York Times
CATANZARO, 5 APRILE - Soveria Mannelli, un piccolo paesino calabro in provincia di Catanzaro, di circa 3000 abitanti, è riuscito a farsi notare dal quotidiano americano per eccellenza, il New York Times. Con un articolo nella sezione Europa, intitolato “Internet getta un'ancora di salvezza per le imprese familiari in una piccola città nel sud d'Italia”, il giornale ha esaltato la figura dell’ex sindaco Mario Caligiuri, eletto per 5 mandati con ben 18 anni di attività da primo cittadino alle spalle, sottolineandone la sua intraprendenza e la sua azzeccatissima previsione sul futuro andamento dell’economia. Non poco se si pensa che l’intero saggio è stato dedicato ad un’intuizione di quasi 20 anni fa. [MORE]
Gaia Pianigiani, giornalista del New York Times, inizia raccontando dal principio la storia della notte che ha cambiato per sempre il futuro di Soveria e il destino dei suoi cittadini. Alla vigilia del capodanno che avrebbe portato l’inizio del nuovo millennio, il sindaco Caligiuri scrisse una mail agli uffici della capitale, chiedendo udienza per poter presentare un’idea e trasformala in un progetto: portare internet nel suo piccolo centro abitato.
Il sindaco non voleva arrendersi all’eventualità che l’isolamento annientasse il suo paese e le attività commerciali li presenti. E iniziò a pensare a una soluzione. Nonostante la mail inviata in una notte di festeggiamenti, Roma convocò il sindaco ed ascoltò la sua proposta. E da quell’incontro, Soveria Mannelli entrò nella storia della rivoluzione digitale mondiale.
L'articolo del New York Times continua nel presente, raccontando e descrivendo le imprese che grazie a quella notte, fecero un salto nel nuovo mondo dell'iperconnessione. Si inizia con la Rubbettino Editore: fondata nel 1972 dal signor Rosario Rubbettino e portata avanti dal figlio Florindo, la casa editrice è riuscita a sopportare l’isolamento geografico, restando sempre competitiva e leader del mercato, arrivando nel 2014 ad avere un fatturato di 7 milioni di euro. Al giornale il signor Florindo ha dichiarato: “La cultura del lavoro e la qualità della relazioni in un piccolo territorio, non hanno nessun prezzo”.
Il quotidiano newyorkese presenta un’altra eccellenza di Soveria, la Camillo Sirianni, che descrive come un’impresa familiare capace di iniziare come una piccola azienda di carpenteria ed arrivare ad oggi a essere una delle imprese leader nel settore degli arredi scolastici. Con il legno del faggio calabrese costruisce e spedisce in tutto il mondo banchi, armadi e sedie, ed anche in questo caso il giornale interpella il capo azienda Angelo Sirianni, che, chiamato a commentare lo straordinario successo aziendale del paese calabro, dice: "Se i proprietari e i lavoratori non sviluppano una cultura del lavoro, le strade e le infrastrutture possono poco”, dichiarando anche che, grazie ad internet, la posizione geografica di un’azienda non conta nulla.
Conclude l’excursus delle imprese il Lanificio Leo: fondato nel 1873, dopo una crisi di circa vent’anni, Emilio Salvatore Leo ha invitato nella sua azienda designer ed artisti internazionali, per avviare collaborazioni. Così facendo ha aperto le porte di tutto il mondo ai suoi prodotti: ora lavora con la lana dell’Australia, il pregiato cashmere del Nepal ed il cotone egiziano e sudamericano. Dalla Calabria, al mondo intero. Al giornale il signor Leo ha descritto la sua attività come “una start up nata su rottami metallici”. Nell’intervista l’imprenditore sottolinea la difficoltà della posizione delle aziende italiane nel competere con la concorrenza estera, perché, dice: “L’Italia non può competere con i tessuti a basso costo”. Ma per i filati d’eccellenza, il discorso cambia: il Lanificio Leo ha già vinto alcuni premi internazionali di design, insegna workshop in tutto il mondo ed è in procinto di aprire un negozio online sul suo sito web. Il New York Times pone l’accento su una frase del signor Leo, che racchiude l’intero spirito dell’imprenditorialità di Soveria Mannelli: “La vera sfida è quella di preservare questo luogo, mantenere un approccio contemporaneo. Il passato non ha bisogno di essere contemplata, ma utilizzato. Questo è quello che stiamo facendo qui.”
Insomma, una vera e propria consacrazione dello spirito e delle capacità di un intero paese, che va ben oltre la voglia di non restare fuori dall’incessante corsa dell’economia e del mercato, anzi il vero obiettivo è arrivare sempre più in là in questa, e riuscire a vincere.
Ma non è la prima volta che il New York Times dimostra il suo amore per la Calabria, infatti ha inserito la regione italiana tra le 52 mete imperdibili per il 2017, in particolare per la sua tradizione culinaria.
Maria Minichino