Il Movimento Apostolico e la pastorale dell’ammalato
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Gli aderenti del Movimento Apostolico, volendo vivere il loro carisma di ricordo e annuncio del Vangelo, si formano stabilmente con l’ausilio delle catechesi e degli incontri di formazione specifici. Il Vangelo per essere dato all’altro lo si deve conoscere e vivere in prima persona. Sono diversi gli ambiti della vita ecclesiale e sociale in cui sono coinvolti. Tra questi, da sempre, seguendo l’esempio e le amorevoli esortazioni dell’Ispiratrice e Fondatrice del Movimento Apostolico, la signora Maria Marino, vi è una particolare attenzione alla pastorale dell’ammalato.
Da qualche anno, si è avvertita l’esigenza di formare gruppi stabili di aderenti che svolgessero nelle case di riposo, nelle cliniche, negli ospedali o in famiglia il volontariato. Fedeli laici e sorelle Consacrate guidati da don Francesco Cristofaro, responsabile della pastorale degli ammalati del Movimento Apostolico, animano in questi luoghi la Santa Messa, il Santo Rosario, canti e mimi ma anche attività ludiche e ricreative.
Nella diocesi di Catanzaro-Squillace siamo presenti in diversi luoghi: case di cura, case per anziani, con lo scopo di animare e confortare gli ammalati e i ricoverati: Casa “Mater Amabilis a Guardavalle Superiore, la Casa delle Suore Gerardine a Soverato Superiore, l’Oasi Padre Pio in località Giovino di Catanzaro, La Casa Sacri Cuori a Catanzaro, Comunità “La Speranza” in Simeri Crichi.
Restiamo umani, e riprendiamo a tessere il mondo del pane condiviso, della tunica data, di una storia che germogli giustizia. Restiamo profeti, per quanto piccoli, e riprendiamo a raccontare di un Dio che danza attorno ad ogni creatura dicendo: “tu mi fai felice”. E di felicità sanno le ore che trascorriamo in compagnia degli anziani. Ci accolgono a braccia aperte e con grandi sorrisi.
Nella nostra consuetudine, guidati dal Sacerdote apriamo sempre l’incontro con una preghiera e poi tanti canti popolari e in questo periodo, canti natalizi della tradizione. I cuori fanno presto a sciogliersi quando i gesti sono disinteressati e inattesi. Al suono di una chitarra e una fisarmonica alcuni si mettono a ballare altri a cantare; l’atmosfera creata allontana via i tanti pensieri lasciando spazio alla gioia e spensieratezza. Il commiato è sempre accompagnato dalla premurosa raccomandazione degli anziani: quando ci vediamo di nuovo?
E così, noi andiamo via e lasciamo alle nostre spalle vecchietti più o meno ammalati, più o meno avanti con l’età, chi cammina con le proprie forze, chi si appoggia ad un bastone, chi viene spinto su una carrozzella, chi grida e chi si tappa le orecchie per non sentire urlare, ma tutti segnati da un destino comune: lunghissime ore seduti su una sedia, una poltrona, un divano in attesa che arrivi l’ora del pranzo, della merenda pomeridiana o della cena e poi andare di nuovo a letto con la speranza che l’insonnia non la faccia da padrona e così il ripetersi ciclicamente di ogni giornata.
E allora, appena messi in macchina per fare ritorno a casa diciamo tra di noi: “dobbiamo ritornare presto dai nostri nonnini”.
Anna Consoli
Gregorio Sia