Fantasticherie del cuore
Il miracolo è solo un mezzo per aprire al mistero del cielo!
Ognuno di noi, specie nei momenti di disagio e di pena, ha chiesto al Signore un miracolo per riconquistare la pace interiore ed esteriore. Il miracolo non è il fine ultimo. Se ci limitassimo alla sua straordinaria efficacia avremmo giorni di gioia e di felicità, ma finito l’effetto temporaneo potremmo ricadere nella insoddisfazione sociale e spirituale. Quest’ultima non si sconfigge solo con eventuali ottimi risultati voluti e cercati attraverso la preghiera, ma con l’ascolto e la testimonianza permanente della Parola. La salvezza ha tempi diversi da persona a persona e presuppone anche il superamento di momenti difficili, attraverso i quali si potrebbe rischiare di perdersi o di avere la forza di rinnovarsi. Chi non ricorda la parabola del figliol prodigo? In essa traspare una lezione di vita indirizzata a tanti giovani spinti verso illusioni e deboli certezze. [MORE]
È il figlio minore che lascia la casa paterna con la fetta della sua eredità che in poco tempo sperpera, complice una vita sregolata. Il padre potrebbe inviargli qualsiasi aiuto con i suoi servi, ma preferisce aspettare. Non vuole tamponare la sua esistenza, la vuole redimere, aspettando nella sofferenza del cuore un suo ravvedimento. In questo caso il giovane riflette su quanto gli stava accadendo; capisce il suo errore e ricompare nella casa del padre, ormai pronto a sviluppare nella quotidianità l’uomo nuovo che ha cominciato a prendere forma dentro di lui. Da quel momento finisce per lui ogni disagio, tristezza, desolazione, disperazione, grande umiliazione. L’attesa e la speranza del padre lo hanno definitivamente riportato alla pace del cuore. Qui non c’è una famiglia che si racchiude tra le sue quattro mura, ma un genitore che accoglie e riporta il figlio nella giustizia del Signore.
Pensiamo un attimo ai miracoli di Gesù che attraversano le pagine del vangelo. Se il Figlio dell’uomo si fosse limitato a compiere soltanto i prodigi che tutti conoscono, in relazione a mille infermità corporali o possessioni diaboliche, avrebbe lasciato ognuno nella miseria spirituale. “Avrebbe sanato il corpo, ma non guarito lo spirito, non santificata l’anima, non ricondotto a Dio ciò che è Dio, ciò che solo in Dio trova pace, gioia, pienezza di essere, verità, giustizia, santità. Avrebbe fatto azioni effimere, fallendo in tutto la sua missione che è di redenzione e di salvezza eterna”. Il miracolo è solo il mezzo per aprire al mistero del cielo e forgiare la credibilità in Cristo come vero uomo e profeta di Dio. Cosa serve un miracolo se non dà origine alla fede nel Messia? L’uomo non ha solo bisogno di superare un trauma, ma di una bussola che lo difenda dalle tentazioni quotidiane che lo circondano.
Anche la stessa Chiesa con la sua carità, il suo amore, le sue opere di misericordia per il corpo e per lo spirito, deve suscitare in ogni persona la fede piena in Cristo Signore. “Per questo è necessario, indispensabile, che la Chiesa doni la verità di sé stessa al mondo, che è sempre dalla verità di Cristo. Se dimentica sé stessa, si separa dal Verbo fattosi carne; non predicherà la sua verità, nella quale è contenuta tutta la verità di Cristo, lavorando così per fini secondari, effimeri, caduchi, temporanei”. D’altronde la Chiesa non ha il mandato di liberare dalle problematiche materiali, verso le quali comunque, anche a volte sostituendosi con umiltà allo Stato, ha fatto e farà la sua parte, ma ha la missione di distogliere il mondo dal peccato. È quest’ultimo l’artefice principale di ogni disastro umano, “fonte e sorgente di ogni schiavitù fisica e spirituale”.
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