Politica
Il messaggio augurale del sindaco Sergio Abramo ai catanzaresi per il ferragosto
CATANZARO, 15 AGOSTO 2016 - Il testo del messaggio augurale del sindaco Abramo ai catanzaresi in occasione del Ferragosto.
"Buon Ferragosto alle mie concittadine e ai miei concittadini. Auguro a tutti di trascorrere questa giornata speciale in serenità e allegria, con le proprie famiglie, lasciandosi alle spalle il carico di problemi e preoccupazioni che questa nostra epoca ci sta proponendo in un mondo sempre più difficile e incerto. Approfitto di questa occasione per fare alcune riflessioni ad alta voce.[MORE]
Anch’io stacco la spina per pochi giorni, pronto a rituffarmi nel lavoro già lunedì prossimo, quando dovrò preparare il mio intervento nel Consiglio comunale che giorno 24 agosto dovrà decidere di destinare il Complesso del San Giovanni – mantenendone contemporaneamente la funzione di Polo culturale ed espositivo – alla nuova facoltà di Psicologia. L’Università nel centro storico è una sfida troppo importante. Che si faccia al San Giovanni o al Palazzo della Provincia, poco importa. L’essenziale è che i corsi inizino, già da novembre, nel centro città.
La comprensibile stanchezza fisica per un impegno H24 lungo tutto l’anno è ripagata dai risultati belli e rilevanti che abbiamo registrato tra la fine di giugno e gli inizi di agosto.
Abbiamo avviato alcuni cantieri molto importanti nel centro storico (tra tutti, la scuola Mazzini, Palazzo Fazzari e le gallerie del San Giovanni) e completato la ristrutturazione della palazzina ex Stac. Sempre nel centro storico, abbiamo portato avanti concretamente la riapertura dell’ex ospedale Militare, assegnandolo al Ministero della Giustizia che vi destinerà gli uffici delle Procure. Abbiamo consegnato alla città il nuovo tratto di lungomare a Giovino, valorizzando questa area strategica della città, ed abbiamo aperto alla gente l’area del porto, nel cui bellissimo piazzale si è svolta un’indimenticabile edizione del Magna Graecia Film Festival, con la presenza di star internazionali e migliaia di spettatori.
La raccolta differenziata porta a porta è arrivata a Lido e, sia pure con inevitabili problemi, è sul punto di coprire tutto il territorio comunale. Il traguardo della percentuale del 50% è ora davvero vicino.
Ho negli occhi il fiume di gente che ha invaso il water front di Giovino e il piazzale del porto. Nel cuore ho impresse le straordinarie personalità dell’allenatore Claudio Ranieri – diventato nostro concittadino onorario – e dell’attore hollywoodiano Matthew Modine, due “forestieri” famosi e celebri in tutto il mondo che mi hanno insegnato il valore dell’umiltà e dell’amore che si deve avere verso la propria città. Incondizionatamente.
Sono consapevole che ancora tanto lavoro ci attende e che sono numerosi i problemi che devono essere ancora affrontati e risolti. Così come sono consapevole di errori e ritardi. Ma l’essenziale è avere la coscienza a posto, sapere di non avere trascurato nulla, di non avere risparmiato nemmeno una goccia di energia a favore della città.
Se queste sono le gioie, non sono mancate e non mancano le amarezze. Continuo a non capire perché una parte della classe dirigente – non parlo solo della politica, ma mi riferisco anche a certe associazioni, a settori dell’imprenditoria e della cultura – abbia difficoltà a superare pregiudizi e steccati e si limiti solo ad un ruolo di critica spesso inutile e fine a se stessa. Non c’è gioco di squadra.
Quando ci sarebbe bisogno di unità, molti spariscono dalla scena, nella migliore delle ipotesi. Prendiamo l’esempio del finanziamento del porto. Sono 20 milioni di euro indispensabili per completare l’opera. La Regione, nonostante le rassicurazioni di facciata, li ha sottratti a noi per darli ad altre città. In qualsiasi parte del mondo, si sarebbero alzate le barricate. E invece , fatti i debiti distinguo, associazioni fatte in casa, esponenti politici, organizzazioni di categoria, mantengono il silenzio, lasciando soli coloro che hanno il coraggio di condurre una battaglia per la propria città. Gli stessi consiglieri comunali della stessa parte politica del presidente Oliverio, non dicono una parola e preferiscono non guastarsela con il loro partito.
Sigle fantasma, associazioni fatte da un solo iscritto, pronte a fare baccano per una busta della spazzatura fuori posto, scelgono il silenzio quando c’è di mezzo il futuro della città.
Pronti alle critiche più feroci, ma indisponibili ad ammettere i meriti. Alle inaugurazioni delle opere pubbliche (è accaduto anche per il nuovo lungomare di Giovino) vedo solo la gente comune – e questa è una fortuna - ma nessun esponente della cosiddetta classe dirigente. Brillano per la loro assenza proprio coloro che sbandierano in maniera ipocrita sulla stampa il loro amore per la città.
Faccio solo un esempio. In questi giorni, il governo ha varato un provvedimento per la drastica riduzione delle costose società partecipate. Noi abbiamo anticipato i tempi di almeno due anni e abbiamo già ridotto le “partecipate”, chiudendo quelle passive e risanando quelle ritenute indispensabili. Siamo passati da nove milioni di euro di passivo all’anno, ad un piccolo, ma significativo attivo. Senza perdere un solo posto di lavoro. Ebbene, questa operazione che ha salvato il Comune dal fallimento, un esempio di buona amministrazione che ha addirittura anticipato di due anni il governo Renzi, è passata sotto silenzio e nessuno si è sentito il dovere non dico di ringraziare, ma nemmeno di sottolinearlo.
Riconosco di essere un sindaco scomodo. Rispetto la politica e sono grato a quelle forze che mi hanno sempre sostenuto e sono pronte a farlo ancora, ma conservo sempre la mia autonomia.
Mi dicono che in alcuni salotti della città esponenti dei cosiddetti “poteri forti” si stanno esercitando sul modo migliore per mandarmi a casa. Pago, evidentemente, i troppi “no” e la mia ben risaputa allergia ai salotti. Ma io penso che mandarmi a casa possono farlo solo i cittadini se riterranno insufficiente quello che io ho fatto.
A settembre, lo dicevo, ci aspetta una ripresa importante. C’è da rilanciare la battaglia per il finanziamento del porto e difendere a spada tratta il nostro ospedale “Pugliese” che qualcuno vorrebbe liquidare.
Sul centro storico giocheremo una scommessa fondamentale e mi auguro che l’Università rifletta sul suo dietrofront sulla facoltà di Psicologia al San Giovanni. A me va bene anche la sede del Palazzo della Provincia, purchè i corsi partano subito nel centro storico.
Sono tanti i progetti in itinere e sono sicuro che avvertiremo l’inversione di tendenza. Consegneremo tante opere, frutto di un lavoro enorme intanto per non perdere i finanziamenti, poi per appaltarle e infine completarle. Vedremo presto le nuove gallerie del San Giovanni, l’ampio appartamento di Palazzo Fazzari, la scuola Mazzini dove ospiteremo tutte le scuole del centro, il parco ex Gaslini a Lido. Consegneremo alla città un’altra “incompiuta” lasciata dai predecessori: il nuovo palazzo di giustizia.
Riprenderà a funzionare, dopo anni di fermo, la funicolare, completamente automatizzata e con un biglietto unico che permetterà agli utenti di parcheggiare e interscambiare con le navette.
Anche i lavori allo stadio “Ceravolo”, motivo di tante pretestuose polemiche, termineranno e la società del presidente Cosentino potrà usufruire pienamente dell’impianto. Spogliatoi e campo B sono già nei fatti nella disponibilità della società.
E a proposito dell’US Catanzaro, attorno al quale negli stessi salotti si stanno tessendo manovre che di sportivo hanno veramente poco, ribadisco la mia fiducia nel presidente Cosentino che mi ha espresso la volontà di continuare la sua esperienza alla guida dei giallorossi. Io sono pronto, se il presidente Cosentino dovesse cambiare idea, a ricercare una soluzione societaria che possa garantire il futuro della nostra amata squadra di calcio.
Cari concittadini, vi lascio questi spunti di riflessione in una giornata che giustamente va dedicata al riposo e alle famiglie, senza però mai dimenticare che ognuno di noi deve sentirsi parte essenziale di questa grande comunità che si chiama Catanzaro. I cittadini, loro sì, possono e debbono fare squadra".