Politica
Il G7 ed i nodi tra Germania ed Usa. Le ragioni del vertice più delicato
MILANO, 26 MAGGIO - L’inizio del G7 porta con sé strascichi precedenti e persino datati, date le esternazioni di Donald Trump circa il rapporto con la Cancelliera Angela Merkel e con la Germania come interlocutrice. Il surplus commerciale tedesco è infatti al centro dell’attenzione del presidente americano, che avrebbe parlato di cattiveria tedesca rispetto al tema in esame.[MORE]
Chi ha cercato di stemperare l’attenzione è il presidente della Commissione Jean Claude Juncker, che rigetta la versione trumpiana a causa di “problemi di traduzione” del quotidiano Der Spiegel, nonostante i problemi in campo paiono evidenti. E’ quanto ha confermato lo stesso presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che ha di fatto ammesso le difficoltà di questo G7, definito di fatto come il più delicato alla luce delle tematiche da affrontare, dai migranti sino al terrorismo passando per il nodo del commercio internazionale.
Lo stesso Trump aveva nella giornata di ieri a Bruxelles manifestato l’intenzione di non avvantaggiare la Germania: «Guardate quante milioni di auto vendono negli Usa. Questo lo fermeremo» - è il monito clou del tycoon. Che irromperà in maniera devastante anche su altri temi dalle posizioni piuttosto discutibili, come clima e immigrazione. Il protezionismo americano firmato Trump si scontrerà così inevitabilmente all’interno del vertice, con il rischio di non trovare addirittura alcun punto d’incontro.
Il problema è dunque ben consistente, e non può essere certo circoscritto al ritardo odierno del presidente americano, che ha fatto attendere per una decina di minuti gli altri leader, a causa del suo arrivo posticipato. C’è da definire una alleanza concreta, necessaria ai fini di temi quali sicurezza e rapporti in politica estera. La difficile giornata di ieri a Bruxelles sarà seguita da un nuovo giorno che vedrà discussioni anche su economia e crescita sostenibile, prima della sospensione serale dei lavori.
Domani invece i lavori riprenderanno ad alti ritmi, con il tema Africa sul tavolo. Innovazione e sviluppo del Continente saranno alla base del tavolo tra le grandi del mondo, con un confronto allargato ai leader dei Paesi interessati: Etiopia, Nigeria, Kenya, Niger e Tunisia. Assieme ai leader saranno presenti anche rappresentanti dell’Unione Africana, Banca africana per lo sviluppo, Ocse, Onu, Fmi e Banca Mondiale.
Da capire inoltre come ci si muoverà sulle crisi internazionali, a cominciare da Libia e Siria, sino al rapporto tra i Paesi del G7 e la Russia di Vladimir Putin. Tornerà dunque il dilemma sanzioni sì sanzioni no, in attesa di capire quale sarà la posizione degli Usa e di Donald Trump sulla concessione o meno delle stesse. Sul tavolo il tycoon avrebbe diverse opzioni, che probabilmente svelerà nel caso in cui l’argomento venga seriamente toccato, con tanto di eventuali provvedimenti, tra incertezze o possibili conferme.
E se Tusk si augura di trovare una posizione unitaria sull’Ucraina, oltre che a un documento unitario nonostante le posizioni divergenti tra Usa e Ue, Juncker sposta inoltre l’attenzione sul clima, augurandosi una convergenza sull’accordo di Parigi. Un avvertimento agli Usa e a Donald Trump, il cui protagonismo sarà tenuto sotto osservazione, così come interessante sarà lo stesso “debutto” dei nuovi: dal neoeletto presidente francese Emmanuel Macron, sino a Theresa May e allo stesso Paolo Gentiloni, che ha ammesso come da più parti si sovviene la strada in salita del G7 forse più delicato della storia politica mondiale.
foto da: cnbc.com
Cosimo Cataleta