Fantasticherie del cuore
Il fine si raggiunge usando bene i mezzi dovuti
È sempre una cosa importante verificare se all’interno della propria vita vengano utilizzati bene gli strumenti a disposizione per raggiungere gli obiettivi prefissati. Il cristiano è chiamato a camminare nella storia esercitando di continuo quel sano discernimento che sappia distinguere il pensiero degli uomini da quello di Dio. Un passaggio questo di base per non farsi catturare dalle logiche utilitaristiche dell’uomo, specie quando si tratti di mettere al centro l’uomo assieme alla sua eticità ed idealità. Lo stesso San Paolo chiedeva ai Corinzi di mantenere sempre un giudizio perfetto, per essere in grado di stabilire se fosse rispettata la vera finalità dei doni e dei carismi ad essi concessi. Bisognerebbe ricordare in modo costante che nulla ci è stato dato a caso. Mezzo e fine sono esattamente connessi. Dove c’è interruzione bisogna agire e portare la giusta correzione.
In un tempo dove le informazioni diventano sempre di più centrali nella vita della collettività e vengono però trasmesse con una velocità straordinaria, in un numero a volte fuori controllo, si respira spesso un’aria di confusione o di resa personale. Bisogna reagire e saper coniugare la sobrietà dello Spirito con il rumore assordante della quotidianità. Saper discernere è oggi perciò la chiave di volta per non essere sopraffatti. C’è invece sempre di più una distanza maggiore tra le effettive capacità umane, compreso il senso finito della realtà materiale, e la dimensione soprannaturale che ci sovrasta e tutto anticipa. Tutto ciò va rimodulato non di certo per rallentare il progresso nelle sue varie articolazioni, ma per renderlo sempre di più sostenibile e funzionale alla dimensione umana di ognuno.
Leggo da una nota teologica: “Una torre cade. Non cade perché si è colpevoli. Cadendo, essa manifesta che nella vita dell’uomo non vi è alcuna sicurezza. In un momento si è nel tempo, il momento dopo si è nell’eternità. Gesù questa saggezza chiede all’uomo. Essendo la vita sulla terra così fragile, è giusto che ognuno sia sempre pronto per operare il passaggio per l’eternità. Il passaggio si prepara con una profonda conversione di cuore e mente”. Pensare all’eternità non significa staccare la spina, ma spendere al meglio le proprie potenzialità nella prudenza e nel considerare delle priorità terrene a volte nemiche dello stesso uomo. Quanti incidenti, ad esempio, in questo ultimo periodo in Italia avrebbero potuto essere evitati con una più attenta valutazione della realtà? Fidarsi troppo di sé stessi, specie in situazioni difficili, non è spesso un bene.
La nostra vita è un continuo esame e una scelta permanente che possano determinare il successo o la disfatta di chiunque. Necessita una saggezza di fondo sempre di più illuminata perché le azioni del singolo hanno a cascata un riflesso, grande o piccolo che sia, sulla comunità di riferimento. Mai farsi prendere dal panico o dalla fretta. La misura e la ponderazione serena portano sempre la luce lì dove sia sceso il buio. La parabola del fico secco in Luca, cap. 13, è un segnale preciso. Prima di tagliare la pianta non è bene forse fare il possibile per rimetterla in produzione? Solo dopo aver fatto ciò che realmente sia possibile fare si potrà provvedere al taglio finale. Dice il teologo: “Il discernimento è essenza di ogni uomo di Dio”. Essere in Dio non è mai fuori moda e mai fuori tempo. Sarà più facile raggiungere il fine utilizzando al meglio i mezzi dovuti.
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