Cultura e Spettacolo

Il dialetto in Calabria non esiste

CATANZARO, 10 Gennaio, - IL DIALETTO IN CALABRIA NON ESISTE

In Calabria il dialetto non esiste, proprio perché potrebbe risultare frammentario parlare di un dialetto calabrese, vista la diversità di dialetti e parlate locali presenti in Calabria.
E’ più corretto parlare di “dialetti calabresi”, diversi tra di loro e suddivisi - a mero livello macro - tra dialetti presenti nella parte meridionale estrema e quelli presenti nella parte settentrionale estrema.
Questa differenzazione, per certi versi anche riconducibile alla divisione amministrativa storica delle Calabrie - la Calabria Citeriore (Calabria latina) e la Calabria ulteriore (Calabria greca) -, è molto netta.[MORE]
La diversità dei dialetti presenti in Calabria attrae diversi studiosi e incuriosisce uomini e donne dello spettacolo, che con parodie, con esasperazioni linguistiche e con più o meno precise imitazioni, hanno, soprattutto negli ultimi anni, portato sulla scena nazionale il dialetto calabrese e con esso, peculiarità, caratterizzazioni, abitudini - spesso gastronomiche -, di questo antico popolo.
Risulta però davvero riduttivo parlare del dialetto calabrese, se si tiene conto che, oltre ai dialetti per cosi dire maggiori, esistono poi, nell'ambito della stessa regione, forti presenze della minoranze Greco-Albanesi, oggi argomento di studio di tanti glottologi e linguisti.
I dialetti calabresi sono idiomi molto ricchi di influenze linguistiche, dovute alle diverse colonizzazioni, alle diverse dominazioni di popoli differenti, ma l’influenza maggiore trova comunque origine nelle due lingue classiche, il latino ed il greco.
I termini più antichi del latino risultano essere più presenti nella parte settentrionale, forse a causa del fatto che la latinizzazione nella Calabria meridionale, sia avvenuta in tempi relativamente più recenti.
Il Greco, altro elemento fortemente caratterizzante dei dialetti calabresi, è presente invece nella parte meridionale, in particolar modo nella provincia di Reggio Calabria.
La costruzione verbale accentua e conferma ulteriormente la suddivisione e la differenzazione del dialetto presente nella parte settentrionale dal dialetto presente nella parte meridionale.
Questa netta differenzazione trova fondamento nei nomi degli oggetti, degli animali, delle piante ed anche negli stessi cognomi degli abitanti di una vasta area geografica.
Nella Calabria meridionale la presenza e l’influenza della lingua greca è, peraltro, evidentissima.
Oltre al latino ed al greco, riscontri certi evidenziano anche l’influenza dell’arabo nei dialetti calabresi, sicuramente dovuta alle diverse incursioni saracene sulle coste calabresi e che hanno lasciato tante tracce in alcuni nomi di oggetti ed in diversi cognomi.
Altra lingua presente nei vernacoli calabresi è il francese, introdotta dai Normanni e degli Angioini, ma seppur con minore evidenza, sono presenti anche lo Spagnolo ed il tedesco, seppur trascurabili e di difficile interpretazione, queste due lingue hanno “influenzato” i dialetti calabresi.
Insomma tanti idiomi sono alla base dei diversi dialetti e vernacoli che attraversano da nord a sud la Calabria e la caratterizzano e la rendono oggetto di curiosità e di grande interesse da parte di studiosi e di cabarettisti.

POESIA IN DIALETTO CATANZARESE

A CURPA ERA SULU DO’ SPECCHIU

(LA COLPA ERA SOLO DI QUELLO SPECCHIO)

Mamma mia cchi paura,
Guarda ccà st’atra ruga

(mamma mia che paura…
Guarda qui un’altra ruga)

A sembianza e nu surcu…
Minda futtu e mò mi curcu

(somiglia ad un solco,
me ne frego e ho deciso di andarmene a dormire)

T’avvicini cchiù scantatu
Ma ccu u cora rassegnatu

(ti guardi spaventato,
Ma in fondo con il cuore rassegnato)

Poi t’accorgi a nu mumentu
e atri rughi subbra u mentu

(ti accorgi in un solo momento
Della presenza di altre rughe sopra il mento)

Guarda ccà subba l’occhji?
Già mi tremanu i dinocchji

(guarda, le rughe sono anche sopra le palpebre degli occhi
Ed è per questo che ti tremano già le ginocchia)

Si ti giri e subba i fianchj,
Scopri... n’atri tri capiddhi janchi

(se ti giri e ti guardi di lato
Scopri altri tre capelli bianchi)

N’atru denta sinda jiu
E n’atra mola mi partiu

(un altro dente è caduto
Ed un altro molare ti è ormai “ partito”)

Guarda ccà dintra l’oricchji,
tanti pili janchi e sicchi

(guarda, nelle orecchie
tanti peli bianchi e secchi)

Ma poi perdi a pacenza
E ti plachi a cuscenza

(poi però perdi la pazienza
E hai deciso di placarti la coscienza)

E datu ca, si sulu sulu,
Stacchi u specchiu e chiddhu muru

(e poiché sei tutto solo,
Stacchi lo specchio da quel muro)

Era curpa e chiddhu specchiu…
S’eri sulu, triste e vecchiu.

(poiché in fondo era colpa di quello specchio
Se ti sentivi solo, triste e vecchio )

(autore: Mario Sei)