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"Il Di/segno del Cinema", l'altra Repubblica del cinema italiano

CAGLIARI, 23 AGOSTO 2015 – Da L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat, storico cortometraggio dei fratelli Lumière, agli effetti speciali dei blockbuster hollywoodiani, ne ha fatta di strada la Settima Arte. Il Di/segno del Cinema è il titolo di una mostra coinvolgente dedicata al grande schermo nazionale, ospitata a Cagliari (Capitale italiana della Cultura 2015), nelle sale del Palazzo di Città – a cura di Giovanni Columbu, Anna Maria Montaldo e Giona A. Nazzaro, fino al 29 settembre 2015.[MORE]

Il progetto indaga sull’intimo legame tra arte e cinema, offrendo un doppio sguardo, tra reale e finzione, visione e percezione, gioco e inconscio, attraverso lo scambio democratico di suggestioni e tecniche, contaminazioni all’origine del processo creativo. Dagli archivi di alcuni apprezzati registi italiani, maestri consolidati ed emergenti, germoglia questa piccola antologia, con la loro lezione: «La mostra – spiega la curatrice Anna Maria Montaldo nell’introduzione al catalogo che accompagna la mostra – testimonia il fondamento comune e le differenze di queste diverse modalità creative che a volte preludono all’elaborazione filmica, altre volte si affiancano ad essa e altre volte ancora la approfondiscono successivamente. Di/Segni che possono servire dunque a raccontare il tempo dell'immaginazione prima o dopo il set e il montaggio, così come i percorsi immaginativi che possono scaturire da un sogno o un’intuizione e di volta in volta e di medium in medium rimandare a esplorazioni ed esiti ulteriori».

Sotto il segno della pellicola e della pittura, nel percorso espositivo si alternano lavori grafici, installazioni, tele, appunti visivi, schizzi e «scarabocchi», come li definiva il grande Ettore Scola, «tracciati per distrazione riflettendo ad altro o a niente». In mostra, nell’ordine, opere di Ettore Scola e Maurizio Nichetti al Piano Terra; di Franco Piavoli, Pietro Marcello, Stefano Odoardi, Alberto Fasulo, Michelangelo Frammartino, Giovanni Columbu e Carlo S. Hintermann al Primo Piano; di Marco Bellocchio e Mario Martone al Secondo Piano; di Matteo Garrone, Enrico Pau, Paolo e Vittorio Taviani al Sottopiano – senza dimenticare il contributo dell’artista costumista Lina Nerli Taviani, che da oltre mezzo secolo collabora con i fratelli Taviani, per i quali ha realizzato di recente i costumi del Maraviglioso Boccaccio (2014), parziale riadattamento cinematografico del Decamerone.

«Uno degli obiettivi della mostra – annota Giona Nazzaro –, forse utopico ma non per questo meno interessante o degno da perseguire, era immaginare in questo modo un’ipotesi di Repubblica altra, rifondata, del cinema italiano. Una Repubblica in grado di discontinuare l’immagine di un cinema italiano separato fra un centro economicamente ricco e legato a modalità di produzione tradizionali, e una periferia povera di mezzi, perennemente assillata dal desiderio di visibilità. Dare corpo, quindi, a una Repubblica, cui lo spazio espositivo conferisce forma invitando a saggiare percorsi come in un’avventura sensoriale. Uno spazio alternativo alla rappresentazione tradizionale del cinema italiano; un cinema italiano messo in scena al presente indicativo.
Soprattutto, un cinema italiano osservato attraverso non tanto e non solo la lente della produzione ma del lavoro. Un lavoro immaginario, in grado di mettere in discussione certezze date per scontate rilanciando la centralità del fare. In questo senso il percorso espositivo intende essere, fra le altre cose, anche un mettere in scena le numerose modalità del lavoro che precede il lavoro del cinema
».

Una significativa rassegna cinematografica accompagna Il Di/segno del Cinema, con proiezioni e incontri con gli autori: tra i prossimi appuntamenti in programma, il 26 agosto, C’eravamo tanto amati (1974), di Ettore Scola (Giardini Pubblici – intervengono Silvia Scola e Piero Spila, presenta Giona A. Nazzaro); il 27 agosto, Su Re (2012), di Giovanni Columbu (Giardini Pubblici – interviene Giovanni Columbu, presenta Anna Maria Montaldo). Info: museicivicicagliari.it


«Chiamo immagini innanzi tutto le ombre,
poi i riflessi che si vedono nell’acqua,
o sulla superficie dei corpi opachi, levigati e brillanti
e tutte le rappresentazioni di questo genere
»
(Platone, “Repubblica”)

Domenico Carelli

[Foto: courtesy Ufficio stampa Villaggio Globale International, locandina mostra in evidenza; in gallery, Ettore Scola, Disegno per il personaggio di ‘O camorrista’ per “Maccheroni” (1985), inchiostro su carta, cm 24 x 18; Marco Bellocchio, Funeralino, 1953 - 1959 ca. olio su tela e faesite, cm 40 x 55; Stefano Odoardi, Appunti giornalieri per la composizione delle musiche “Mancanza Purgatorio”, 2015, acquarello su carta, cm 9 x 14; Carlo S. Hintermann, Studi per l’animazione di “The dark side of the sun”, cm 20 x 30]