Cronaca
Il C.N.F. mette mano al codice deontologico
Roma 5 maggio 2011 - Il C.N.F. mette mano al codice deontologico: che fine faranno quegli
organismi di conciliazione ed enti formativi privati rappresentati
legalmente da avvocati? Il Consiglio Nazionale Forense (C.N.F.), al di là di sviluppi futuri
giurisdizionali in materia di mediazione, ha deciso che è necessario[MORE]
entrare nel vivo della mediazione civile apportando nuove e serie
regole deontologiche.
Le novità deontologiche da valutare ed adottare
sono indirizzate per disciplinare il comportamento degli avvocati che
assumono la funzione di conciliatore da una parte e le possibili
incompatibilità, conflitti d'interessi e responsabilità . Bisogna
dare atto che questo mettere mano al codice deontologico, da parte del
CNF, mette da parte tutte le polemiche nate dopo l'entrata in vigore
del regolamento attuativo del D. Lev. 28/2010 ed entra nel vivo dei
punti di criticità della citata legge. In materia di mediazione
civile è tempo di riforme deontologiche serie ed efficaci per gli
avvocati così come per tutti gli ordini professionali. Il CNF nel
mettere mano ad un nuovo codice deontologico intende disciplinare le
possibili incompatibilità, i conflitti d'interessi, e la
responsabilità della "proposta di conciliazione non conforme al
diritto del conciliatore. E' un'autodifesa orgogliosa quella del CNF,
in quanto serve a preservare la dignità e la professionalità
dell'avvocato, è un impegno prioritario quello della riforma del
codice deontologico dell'avvocatura.
Non più, dunque avvocati- amministratori o rappresentanti legale di enti a scopo di lucro o
avvocati/ imprenditori, soggetti a fallimento, non più lesioni di
principio di imparzialità, di conflitti d'interessi e/o di
incompatibilità. Che fine faranno quegli organismi di conciliazione
ed enti formativi rappresentati legalmente da avvocati? Il RD
1578/1933 sulla legge professionale in particolare l'articolo 3 comma
1 è molto chiaro in proposito, l'esercizio imprenditoriale è
proibito sia se fatto in nome proprio che per interposta persona. Ad
avviso ANPAR non deve essere il CNF a pagare delle responsabilità che
altri hanno accumulato in tanti anni di continue contestazioni per il
mantenimento di privilegi personalistici, alla luce di disposizioni
legislative citate.
Chi doveva controllare e non ha controllato? In
merito ai rischi di una proposta non giuridicamente corretta da parte
del conciliatore, almeno per i primi tempi, è bastevole, che gli
organismi nel proprio regolamento - proposta di conciliazione non
conforme al diritto del conciliatore - inseriscano il divieto per il
conciliatore di avanzare proposte così come fatto l'organismo
internazionale di conciliazione & arbitrato dell'ANPAR. Facessero
altrettanto gli altri organismi pubblici e privati per cui questo
rischio si eliminerebbe definitivamente.