Parola e Fede

Il celibato: solo per i sacerdoti?

Risponde alla domanda di Luca don. Francesco Brancaccio, docente presso l’Istituto Teologico “Redemptoris Custos” di Cosenza.

D. Uno può vivere il celibato anche se non ė sacerdote? Questo ė gradito a Dio?

R. Partiamo dalle parole di Gesù sul celibato e dal loro contesto. Ad alcuni farisei che lo interrogavano sulla possibilità del divorzio (o più precisamente del “ripudio”), Gesù aveva risposto: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (Mt 19,3-6). Davanti all’esigenza dell’indissolubilità del matrimonio, i discepoli avevano quindi commentato: «Se questa è la situazione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi» (19,10). E’ in questo momento che si trova la spiegazione di Gesù sul senso del celibato “per il regno dei cieli”: «Egli rispose loro: "Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca» (19,11-12).[MORE]

Teniamo dunque presenti alcuni punti fermi stabiliti dalle parole di Gesù:

- Il matrimonio è la condizione di vita terrena direttamente pensata per l’uomo e per la donna nel progetto di Dio Creatore. Gesù ne afferma dunque la bontà intrinseca.

- Il celibato non è dunque in sé gradito a Dio se è visto come “rifiuto” del matrimonio, come ripiego rispetto ad una condizione ritenuta “non conveniente”, difficile o per qualsiasi motivo non apprezzate.

- Esiste però la possibilità, il carisma, la vocazione al celibato “per il regno dei cieli”. Non è una via proposta a tutti per creazione, come il matrimonio, ma una prospettiva buona che Dio stesso propone o lascia intravedere ad alcune persone che in essa possono inoltrarsi.

Cosa significa allora “celibato per il regno dei cieli”? È una prospettiva di vita direttamente consacrata al primato dell’amore di Dio su ogni altra possibile forma storica di vita buona.

Il sacerdozio è chiaramente una scelta di vita, come risposta a una particolare vocazione divina, che nella chiesa latina richiede il celibato per il regno dei cieli. Ma non è l’unico contesto in cui il celibato è possibile.
Si sceglie il celibato per il regno dei cieli, quando è direttamente richiesto come condizione opportuna o necessaria per svolgere santamente la propria missione terrena o per assumersi responsabilmente le esigenze legate alla propria situazione concreta di vita.

Il primo caso concreto, in cui il celibato è direttamente scelto come condizione di vita, è la “speciale consacrazione”, religiosa o secolare. Si tratta della scelta “di dedicarsi più facilmente a Dio solo, con cuore indiviso” (CCC 2349). Non si tratta primariamente della “rinuncia” all’amore coniugale, ma della libertà di amare Dio e il prossimo in un modo tale che tutto il proprio essere – mente, cuore e opere – sia pronto e disponibile per pensare, curare e sostenere la missione di annunciare e instaurare il regno di Dio sulla terra.

Ci può essere anche la condizione di chi si assume una particolare responsabilità di grande rilevanza sociale e sa che il grado di coinvolgimento o di rischio che essa comporta la rende incompatibile a una vita coniugale e familiare serena e praticabile. Anche se il celibato non è scelto direttamente, esso può essere assunto in modo responsabile e offerto a Dio come sacrificio e condizione necessari allo svolgimento della propria missione terrena. Anche in questo caso il celibato può sfociare in una scelta e una testimonianza di virtù eroica e santità.

A volte il celibato non è direttamente voluto, ma è di fatto la condizione propria di chi non è giunto al matrimonio o vive nella vedovanza. Si può vivere santamente e offrire al Signore una condizione di vita concreta in cui ci si trova senza averla direttamente cercata. Al di fuori del matrimonio, per esempio, è richiesta la virtù della castità nella continenza. Con la forza della Grazia di Dio e della preghiera la si può vivere con vero amore, anche se è frutto non della propria scelta di vita ma della necessità di condurre santamente la concretezza della propria situazione storica.

Sac. Francesco Brancaccio 

 

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