Politica
Il caso Lusi riporta in auge uno dei privilegi della Casta: i rimborsi elettorali
MILANO, 02 FEBBRAIO 2012- A seguito dello scoppiare del caso Lusi (ex tesoriere della Magherita), espulso dal gruppo del Pd a palazzo Madama, dopo essere finito sotto inchiesta con l'accusa di appropriazione indebita aggravata, per aver sottratto 13 milioni di euro alla Margherita, i leader Pd e Udc hanno proposto che, "Si metta in rapida discussione e approvazione una legge di attuazione dell'articolo 49 della Costituzione,quello relativo ai partiti politici".
In particolare, il citato Art. 49 della Costituzione sostiene che: "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". Il tirare in ballo tale articolo, tuttavia, ci consente di ritornare di nuovo su un'altra questione annosa, già affrontata in passato, riguardante il finanziamento dei vari partiti che, allo stato attuale, "costa" al cittadino-elettore dieci euro pro-capite (stime che si riferiscono alle elezioni politiche del 2008). [MORE]
Nonostante la crisi e i sacrifici chiesti agl'italiani, i rimborsi elettorali (così come tutto ciò che concerne i benefici collegati alla Casta) non subiscono alcun tipo di decurtazione. Al contrario, se c'è una cosa su cui tutti i politici si trovano concordi è la difesa dei propri privilegi, come è successo con la legge 157 del 1999 (che disciplina il contributo pubblico per le spese elettorali, di riforma del sistema di finanziamento dei partiti, successivamente modificata. Inoltre, i criteri per il riparto delle somme da assegnare sono contenuti nella L. 515/1993 e nella L. 43/1995).
Come evidenziano Elio Veltri e Francesco Paola nel libro, "I soldi dei partiti. Al Senato", a metà luglio (prima che, tra le altre cose, venissero predisposti i mandati di pagamento a favore dei partiti per un corrispettivo di 100 milioni di euro. Si trattava della quarta e penultima rata annuale stanziata per un totale complessivo di 503.094.380 euro), si era verificata la possibilità, grazie ad una norma contenuta nel pacchetto anti-crisi, di eliminare una delle norme introdotte nel 2006, che impone di pagare per intero i fondi elettorali anche per le legislature interrotte.
Se si prende in esame la legislatura dal 2006 al 2008, si evidenzia come tutti i partiti, anche quelli che non hanno rappresentanza parlamentare (perchè, attraverso un'altra norma assurda contenuta nella legge n. 156 del 26 luglio 2002, “Disposizioni in materia di rimborsi elettorali”, modificando la citata legge 157/1999, il quorum per ottenere il rimborso fu abbassato dal 4 all'1%), riceveranno i rimborsi calcolati per tutti i cinque anni e non per gli effettivi due. E, come se non bastasse, il suddetto rimborso è doppio perché poi si inserisce la legislatura successiva, che va dal 2008 in poi. Nello specifico, i suddetti rimborsi elettorali, in media, coprono circa l’80 per cento dei bilanci dei partiti, per spingersi, in alcuni casi, fino al 99 per cento (come succede nel caso dell’Italia dei Valori).
Così, facendo un po' i conti in tasca ai partiti, dal 1974 a oggi, questi hanno percepito soldi per quasi sei miliardi di euro. Ovviamenente, nel computo non sono stati inclusi i soldi ai gruppi parlamentari, gli stipendi di senatori e deputati, i contributi ai giornali di partito. Tutto questo, nonostante il referendum del 1993, che aveva sancito l'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti. Ma, come spesso accade, ciò che viene fatto uscire dalla porta, rientra da una finestra. Il referendum abrogativo fu aggirato, attraverso altri artifici. Infatti, nello stesso dicembre 1993, il Parlamento aggiorna, con la legge n. 515 del 10 dicembre 1993, la già esistente legge sui rimborsi elettorali, definiti “contributo per le spese elettorali”, subito applicata in occasione delle elezioni del 27 marzo 1994 (così facendo, per l'intera legislatura, vengono erogati in unica soluzione 47 milioni di euro). La stessa norma viene attuata, nuovamente, in occasione delle successive elezioni politiche del 21 aprile 1996.
Un altro passo verso il sostegno dei privilegi della Casta, arrivò attraverso la legge n.2 del 2 gennaio 1997, intitolata "Norme per la regolamentazione della contribuzione volontaria ai movimenti o partiti politici", attraverso cui si reintrodusse di fatto il finanziamento pubblico ai partiti. La legge prevedeva anche la possibilità per i contribuenti, al momento della dichiarazione dei redditi, di destinare il 4 per mille dell'imposta sul reddito al finanziamento di partiti e movimenti politici (pur senza poter indicare a quale partito), per un totale massimo di 56.810.000 euro, da erogarsi ai partiti entro il 31 gennaio di ogni anno. Inoltre, sempre la legge 2/1997, introduce l'obbligo per i partiti di redigere un bilancio per competenza, comprendente stato patrimoniale e conto economico, il cui controllo è affidato alla Presidenza della Camera, trasformando i partiti delle vere e proprie aziende.
E così si approda alla legge n. 157 del 3 giugno 1999 e alle successive modifiche. Secondo quanto riportano nel loro libro, Veltri e Paola sostengono che, “Per le elezioni del 2008 il record spetta alla Lega: le spese accertate dalla Corte dei Conti sono state di 2 milioni e 940 mila euro e in base ai voti ottenuti il Carroccio ha incassato 8 milioni e 277 mila euro. In totale 41 milioni 385 mila euro. Dunque 100 euro investiti dalla Lega nella campagna elettorale del 2008 sono diventati 1. 408”. In pratica, dal 1999 al 2008, i rimborsi elettorali hanno avuto un incremento del 1.110 per cento.
Si tratta di cifre da capogiro: Il Pdl, primo partito italiano, per l’ultima legislatura, ha incassato nell’ordine: 21.920.112 euro per il 2008, 19.055.284 per il 2009, 20.496.206 per il 2010, 19.770.665 per il 2011. Il Pd, nel 2010, vale 125.928.854 euro; l’ex An 76.914.109 euro; Italia dei valori, 37.499.763 euro; Lega, 33. 261. 323 euro e Udc, 21.922.997 euro. Come si specifica nel suddetto libro, "Dall’elenco è esclusa l’ex Forza Italia oggi nel Pdl: la sua quota di rimborsi è stata ceduta la Banca Intesa per 115 milioni di euro. Infine, complessivamente, i rimborsi, solo per le politiche dal 2001 a oggi, hanno toccato un importo pari ad miliardo e 84 milioni di euro: 195 milioni per il 2001, 436 per il 2006, 453 per il 2008. Altri 222 per le regionali del 2005 e del 2010.
Quando si provvederà a tagliare tutti questi privilegi e sperperi a spese dei cittadini, sarà sempre troppo tardi.
(Fonti: Adnkronos, Il Fatto Quotidiano.Fotogramma: attualita.tuttogratis.it)