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Il caso Hamsik? Niente è per caso...

NAPOLI, 28 GIUGNO - Le recenti dichiarazioni di Marek Hamsik non potevano non suscitare un’ampia eco mediatica. Secondo il Presidente della società partenopea, anzi, il polverone conseguente alle esternazioni dello slovacco sarebbe perfino parte di una strategia dei giornali tesa ad incrementarne le vendite.

Le opinioni di De Laurentiis, espresse nel corso della puntata odierna di Marte Sport Live, sono in parte condivisibili, fintantoché ci si limiti a coglierne il giusto rilievo dato all’amplificazione dei quotidiani sportivi ed alla necessità – di cui forse nessuno, tranne Gianluca Di Marzio, ha parlato – [MORE]di intendere con esattezza in che contesto il centrocampista del Napoli abbia pronunciato le frasi “incriminate”. Si conosce, d’altronde, la tendenza fisiologica di certe interviste a diventare delle “trappole”, orientando le opinioni degli intervistati con specifiche domande “trabocchetto”, puntualmente non riportate in sede di trascrizione.

Di là di questi richiami puramente prudenziali, tuttavia, bisognerebbe riflettere – e De Laurentiis pare abbia eluso la questione – sul fatto che le dichiarazioni di Hamsik fanno seguito ad una serie di circostanze piuttosto dubbie: a partire dall’indiscriminata diffusione dei rumours che volevano Hamsik quale oggetto del desiderio del tecnico del Milan Allegri, fino all’invadente – e per i tifosi partenopei, “tremebonda” – procura del giocatore al tentacolare Mino Raiola, assai ben noto per la capacità di dirottare i propri assistiti verso le destinazioni gradite (vedi Balotelli, Maxwell ed Ibrahimovic).

Stabilito, allora, come non tutto possa essere fumo negli occhi di un calderone attizzato dai giornali, ed un fondo di verità debba pur riscontrarsi nelle dichiarazioni dello slovacco, il problema non diventa tanto, come molti lo hanno erroneamente declinato, se bollare troppo frettolosamente il centrocampista partenopeo come “core ‘ngrato” ed interrogarsi sugli eventuali sostituti. Con più di un tifoso, peraltro, disposto a sovvenzionare il volo Capodichino–Malpensa ad Hamsik ed il traghetto dalla Sicilia per Javier Pastore. La questione, piuttosto, diventa quella di individuare ruolo e responsabilità, ma soprattutto “volontà” della Società partenopea nella vicenda in corso.

Significative le dichiarazioni di De Laurentiis a cui si alludeva sopra: “Quando dico che Hamsik è incedibile dico il vero. Quando arriva però una "proposta indecente" io ascolto, ma devono essere proposte che ti lasciano senza fiato, che ti lasciano riflettere un attimo ma spesso rimangono lì. Non faccio da sponda a nessuno quindi dico a queste persone di essere seri e di sederci ad un tavolo per valutare se sono vere certe offerte. Tutto è cedibile…”. Ciò che salta all’occhio è la repentinità del passaggio dall’”incedibilità” all’ “a meno che…”. Una repentinità che pare sospettosamente studiata e non può che innescare la seguente, semplice osservazione.

Cosa farebbe il Milan se volesse abbassare il prezzo di Hamsik? Dichiarerebbe di non essere interessato al giocatore. Galliani l’ha fatto.
Cosa farebbe Hamsik se volesse essere ceduto al Milan? Dichiarerebbe di gradire la destinazione in via Turati, rendendo inoltre scomoda la sua permanenza sotto il Vesuvio dal punto di vista ambientale. Hamsik l’ha fatto.
Cosa farebbe il Napoli se fosse intenzionato a cedere Hamsik? Lo dichiarerebbe incedibile. Salvo precisare che in caso di offerte particolarmente elevate, la trattativa sarebbe possibile. De Laurentiis l’ha fatto.

È allora tutto frutto del caso? Un montaggio mediatico? Difficile, ma allora verrebbe da dire: e dell’onestà di De Laurentiis, dell’averci sempre messo la faccia con i tifosi nel dichiarare incedibile i tre tenori, cosa ne rimarrebbe? La risposta è che non necessariamente l’operato della società partenopea andrebbe demonizzato, per il semplice fatto che la constatazione di un’eventuale volontà del giocatore di accasarsi sulle sponde del Naviglio, obbligherebbe De Laurentiis ad agire nel modo in cui sta facendo, alias: alzare il prezzo. Ancora: il fatto che un giocatore come Santana, a parametro zero, sia pressoché bloccato dalla mancata cessione di Sosa, e che nello stesso modo la trattativa per Donadel si è sbloccata solo dopo la cessione di Pazienza, darebbe a pensare che il Napoli possa facilmente preferire un lavoro “sotto traccia” nella trattativa per Hamsik al Milan, fino all’individuazione di un degno sostituto.

Si tratta, è vero, di semplici illazioni da prendere con le pinze; di osservazioni fondate sulla verosimiglianza di una trattativa, piuttosto che sulla sua effettività. Frattanto, però, resta l’ineludibilità delle dichiarazioni del giocatore, difficili da liquidare con un’alzata di spalle e con la solita tirata sull’incedibilità. Chè, si è capito, nessun giocatore oggigiorno è incedibile, né lo slovacco potrebbe essere incatenato al Maschio Angioino. Se chi scrive azzarda la prospettiva espressa in questo articolo, è solo per attenersi ad un dato di fatto che genera scenari inquietanti per il futuro del Napoli e riguarda il modo di condurre il mercato della società partenopea.

L’anno scorso, infatti, il Napoli eseguì una manovra affine: via Quagliarella, dentro Cavani. E fu un successo. Pochi ricordano, però, che il resto del mercato reca i nomi poco rassicuranti dei vari Cribari, Lucarelli, Sosa, Yebda. Se a questo si aggiungere la cronica difficoltà da parte di Bigon nel convincere i giocatori ad abbassare le pretese sugli ingaggi ed a rinunciare ai diritti d’immagine (vedi i tentennamenti di Inler; vedi il fallimento della trattativa con Criscito; vedi l’inarrivabilità al nome più interessante, quello di Vidal del Bayer Leverkusen), la domanda diventa: partito Hamsik, è così scontato che il Napoli possa acquistare un top player che sia un degno rimpiazzo? Suona piuttosto strano, infatti, che il buon Pastore passi dall’accostamento a Barcellona e Real, al Napoli. Con tutto il rispetto, s’intende, per un club di grandissimo prestigio e nobili trascorsi, ma che ha scelto la linea del bilancio sano e del fair play finanziario, certamente apprezzabile e redditizia, eppure con altrettanta evidenza – e invece lo si dice pochissimo – tale da costituire un rallentamento notevole al progetto di diventare un top club.

Non si capisce, soprattutto, come far coincidere i tempi di un progetto tecnico che già vede il Napoli in Champions e richiede rinforzi immediati, con i tempi assai più lunghi di un "cambiamento culturale", come quello che De Laurentiis richiama sui diritti d'immagine quando afferma ai microfoni dell'emittente radiofonica ufficiale: "Lo faccio per una questione culturale, faccio un raffronto con la situazione cinematografica. Nel calcio siamo nella preistoria (...) Ho preso l'impegno di non far fallire mai più il Napoli quindi bisogna avere la coerenza e la cultura per non far accadere più queste cose. Adidas e Nike come fanno a mettere sotto contratto questi signori? Ci hanno mai aiutato? Hanno mai investito negli stadi? C'è una cultura sbagliata a tal proposito. Queste multinazionali dovrebbero fare contratti mensili, visto che i giocatori possono cambiare squadra da un momento all'altro. Bisogna rispettare anche la volontà delle società, non solo dei calciatori".

Hamsik, allora, potrà anche essere ceduto. I giocatori passano, il Napoli resta, si è detto. Ma cosa sia il Napoli, e cosa voglia fare “da grande” De Laurentiis, ci consentano: non è esattamente chiaro.

ANTONIO MAIORINO