Editoriale

Il calcio che (non) ti aspetti

MILANO, 22 GENNAIO 2016 -  Ad ormai tre giorni dal caso che ha infiammato l’Italia intera, il campionato è pronto a ripartire dopo la parentesi della coppa nazionale. Si ricomincia, in maniera convulsa, dopo la diatriba Sarri-Mancini, a seguito degli insulti del tecnico toscano (ma nato a Napoli) nei confronti del manager nerazzurro. Si badi, in questa sede non interessa prendere una posizione sull’accaduto, come erroneamente e categoricamente è stato fatto. Perché non contava dare ragione a Sarri o Mancini. Non contava inventare presunti ed invisibili complotti. Da più parti si è invocato allo scandalo: non per le inadeguate dichiarazioni di Sarri a Mancini, ma per possibili complotti anti Napoli che avrebbero impedito i partenopei di godere delle prestazioni del proprio allenatore e poter realizzare il sogno scudetto (che a legger dai veementi commenti pare quasi un’ossessione).  [MORE]

Il calcio è uno sport bellissimo, ancora bellissimo. E lo resta nonostante gli scandali del calcio scommesse, i casi di doping sino allo scandalo Calciopoli. Il calcio è vivo ma dichiarazioni come quelle di Sarri rischiano di farlo morire, se poi tali comportamenti anziché isolati, paiono legittimati. Ritenuti giusti, normali. Perché il calcio è uno sport maschio e 'dire frocio è normalità'. Si conceda il beneficio del dubbio: magari, non è così. 

Il calcio è impegno, sudore, agonismo, competizione. Sana competizione. Perché offre la fortuna di poter imparare dalle sconfitte, e che non è con le vittorie che si mostra lo stile e l’esempio da regalare a migliaia di giovani appassionati di questo meraviglioso sport. Perciò, pare opportuno utilizzare un linguaggio più consono ed educativo. Perché quelle dichiarazioni non c’entrano nulla con il calcio. Ed inoltre, è bene ribadirlo, non sono normali.

Normalità è eguaglianza. E’ possibilità di non sentirsi inseguiti, insultati, vessati, umiliati e soprattutto, dimenticati. Perché la libertà sessuale non è un optional e non può essere castigata dal nervosismo di una sconfitta né da centennali dogmi. Il popolo, dal canto suo, ha rischiato ancora una volta di rimanere inghiottito dalla bassissima qualità del dibattito pubblico, nelle vesti di spettatore e protagonista.

L'altra faccia della vicenda è una politica nazionale che continua a rallentare e dunque delegittimare il cammino dei diritti civili, parcheggiando nell’anonimato eguaglianza e parità di diritti con dibattiti (parlamentari e non) spesso strumentali, ben lontani dall'essere costruttivi. Ma la politica è condizionata dal vox populi, checché se ne possa argomentare. E proprio tale dibattito consegna al Paese la probabile consapevolezza di aver agito poco da cittadini e troppo da tifosi. Il peggio, tuttavia, pare passato: scuse accettate. Come Mancini con Sarri. Perciò, si volti pagina ora, puntando in alto. I temi cardine sono altri e ripartono da aspetti ben più qualificanti: su tutti, la necessità di adeguare il nostro Paese alla nostra Ue, spingendo le lancette degli orologi verso un futuro migliore e più giusto.

 

Cosimo Cataleta