Interviste

Il bambino irraggiungibile, intervista a Manuel Sirianni

 Catanzaro, 4 Novembre- Manuel Sirianni, fino all’età di nove anni, è un bambino apparentemente assente ma che, in realtà, ha anima e pensiero rapido, nella sua mente vola da un libro all’altro, da un sogno all’altro ma si trova imprigionato in una condizione che gli impedisce di comunicare con il mondo. Ha un fratello più piccolo, anche lui fatica a comunicare ma, a differenza sua, usa parole-frasi per farsi capire. Contro tutto e contro tutti il “tenace” papà Franco e mamma Oceania, paragonata da Manuel ad un eroe con poteri sovrannaturali, credono fortemente che i loro figli siano pienamente coscienti e di conseguenza si comportano coinvolgendoli in tutto ciò riguardi la loro vita quotidiana.

In questa situazione non è facile mantenere la mente lucida e Franco e Oceania ci riescono grazie ad una grande unione e ad una grande fede. Nove anni sono lunghi, però, e in Oceania inizia a farsi strada il dubbio che non saprà mai nulla di suo figlio, che non la guarderà mai in faccia e non la chiamerà mai mamma. E’ proprio in questo delicato periodo che a scuola arriva una “folle e sapiente” educatrice, “gasata dalla conoscenza di un metodo che si chiama Comunicazione Facilitata” che riesce, attraverso la tastiera di un PC a far parlare Manuel con il mondo ma soprattutto con Franco e Oceania. Da questo momento in poi lo scrivere di Manuel diventa un fiume in piena, perché la scrittura è uno dei suoi grandi talenti.[MORE]


Oggi frequenta il Liceo Classico della sua città, Catanzaro, ed è particolarmente affascinato dalle lettere classiche, il latino e il greco. Ha voluto fortemente scrivere questo libro, Il bambino irraggiungibile, per dare forza, gioia del cuore, speranza e positività a tutti ed in particolare ai bambini che stanno soffrendo come ha sofferto lui e a quei genitori che patiscono dolori profondi come li hanno patiti i suoi genitori. Dotato di una grande fede, possiede una scrittura scorrevole ma ricca di pensieri colti e profondi che stimolano il pensiero positivo, infondono coraggio e inducono a meditare sul reale senso dell’ascolto, dell’amore e della felicità, con una particolarità, ama utilizzare termini creati da lui, così capiterà di leggere ad esempio “non si dava sazia risposta” o “gassosa è la sua vita”.
Saverio Fontana lo ha incontrato per i lettori di infooggi.it.


Manuel, puoi spiegarci qual è lo scopo di questo tuo straordinario lavoro?
Ho iniziato a scrivere per liberare le mie emozioni che erano rimaste sepolte per anni, con il vivo desiderio di far comprendere che ero un bambino non verbale ma pensante. Mi sono reso conto che la lettura dei miei testi generava benefici in altri che a loro volta “aprivano la parte emozionale” che si tende a tenere serrata. Ho pensato così che tante famiglie come la mia potevano trarne beneficio, poi mi sono accorto che tutti hanno bisogno di ricevere messaggi di fiducia e speranza e ho iniziato a credere che fosse importante parlare a tanti. Ora, con la pubblicazione del mio libro, spero proprio di raggiungere tantissimi perché a me pare che il problema dell’assenza di comunicazione non riguardi solo i soggetti autistici ma sia molto più esteso…Il mio scopo oggi è di infondere speranza,fiducia e gioia nei cuori. Non è il mio un libro di tristezza o commiserazione ma al contrario vuole essere un inno alla vita.

“A me l’infanzia è rimasta dentro l’anima …. tagliandomela a pezzi …. e non so come la mia povera anima sia rimasta ancora nel corpo pur avendo patito le più aspre pene”. Quali sono state le difficoltà maggiori nei tuoi primi nove anni di vita?
Le difficoltà sono state infinite…Immagini lei di desiderare acqua e di non poterla chiedere, di stare male e di non poterlo dire, di essere triste e di non poter chiedere consolazione, di voler raccontare il proprio pensiero e di dover solo subire i pensieri altrui…Questo è l’autismo e tanto altro ancora…

A nove anni, poi, una “sapiente educatrice … gasata dalla conoscenza di un metodo che si chiama Comunicazione Facilitata” è riuscita attraverso un PC a metterti in contatto con il mondo ma, soprattutto, con tua mamma Oceania e con tuo papà Franco. Raccontaci le emozioni che hai provato quando hai potuto scrivere la prima frase a tua mamma.
La prima frase è stata:” Molto ti turberebbe di me…Posso leggere libri in poco tempo…molti credono che io non capisca nulla…”
Un misto di rabbia e di forza interiore mi ha spinto a scrivere queste frasi mentre ero in preda ad una crisi e mia madre è stata brava a bloccarmi sulla sedia e a chiedermi di tradurre in parole scritte le mie urla…Le emozioni sono state tante,varie, colme di colori dell’arcobaleno e da lì ho compreso che si era aperta una porta,piccola, stretta ma via via sempre più grande…

“Se non avessi dato la mia vita in mano a Gesù, sarei da legare per follia”. Quale ruolo ha avuto nella tua vita la fede?
La fede è stata la mia forza di continuare a sperare di poter uscire dalla mia prigione. Ho pregato tanto perché ciò accadesse e appena ho potuto ho chiesto di fare la Prima Comunione, gassosa la reazione di mia madre che fino a poco tempo prima di questa richiesta ignorava se avessi idea di cosa fosse la Prima Comunione.

“Io so cosa significa amare e come me lo sanno tutti i ragazzi definiti autistici che comunicano con difficoltà le loro emozioni ma amano”. Cos’è l’amore per te?
Per me l’amore è far sentire bene chi non può fare tutte le cose che fanno gli altri, amare significa trovare il modo di star bene anche con chi non comunica, trovare una dimensione comune agli altri mettendosi in gioco. L’amore ancora è sacrificarsi per la gioia altrui,l’amore è donare senza pretendere nulla…L’amore è Infinito puro…

“Il mondo superbo vanta il suo ascolto ma di fatto non sa nemmeno cosa significhi questo termine”. Cosa significa “Ascolto” per te?
Ascoltare non significa solo far uso dell’apparato uditivo, esistono diverse forme di ascolto…Quello di valore più elevato è l’ascolto del mondo emozionale altrui, è comprendere senza ricevere richieste, è fare senza attendere richiesta,è entrare nella mente di un’altra persona anche solo guardandola…Io avevo bisogno di questo tipo di ascolto da bambino e pochi riuscivano a fornirmelo…Grazie a Dio qualcuno si…

Concludi il tuo libro regalandoci un tuo segreto. Cosa dobbiamo fare per essere felici?
Gioire di ciò che si ha e valorizzarlo, non pensare che la materia sia superiore a qualsiasi altra cosa, non essere figli del dio denaro,gioire di ogni istante di serenità…Ecco in questo momento sono felice di star a “parlare” con lei, stamattina di essere stato a scuola con i miei compagni, tra un po' uscirò con mio padre …Tutto può essere gioia, dipende dalla nostra disponibilità del cuore…

Concludiamo noi, invece, con un tuo pensiero per il “Tenace” papà Franco, per mamma “Gaza” Oceania e per tuo fratello Daniel la “scheggia”.
Papà è una forza, uno di poche parole ma affidabile, il risolutore di mille situazioni. Gaza è la super impegnata di mente e di corpo, sempre attiva da far paura, sorridente e piena di colore. Daniel è una mente fervida, l’ozio è la sua pena maggiore, il mio augurio per lui è di tirar fuori tutte le meraviglie che ha in sé. Contrariamente a ciò che si crede, l’autismo non è un’assenza di competenze ma una PARALISI DELLE STESSE che restano sepolte in corpi che non rispondono ai comandi. Ma se si apre una strada…quella desterà in tutti stupore infinito…

Saverio Fontana