Cultura e Spettacolo

II incontro di preparazione al Cortile dei Gentili

CATANZARO 16 NOVEMBRE 2012 - La responsabilità è stata la parola-chiave del II incontro di preparazione al Cortile dei Gentili, che ha avuto luogo alla Sala delle Culture della Provincia di Catanzaro nella serata di giovedì 15 novembre, alla presenza dell’Arcivescovo metropolita mons. Vincenzo Bertolone e di autorevoli esponenti della città. Il folto e qualificato uditorio ha potuto apprezzare il prezioso contributo di idee ed esperienze offerto da due illustri relatori, coordinati dal prof. Antonio Viscomi, docente di Diritto del Lavoro all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro: il dott. Matteo Cosenza, giornalista e direttore del “Quotidiano della Calabria”, e il prof. Alberto Scerbo, docente di Filosofia del Diritto nello stesso Ateneo cittadino.

Presentando i relatori, il moderatore ha precisato il doppio significato del termine “responsabilità”, che indica la capacità di rispondere ad una domanda ma anche (dal verbo latino spondere) l’assunzione di un impegno. Tra le prime domande a cui l’uomo è stato chiamato a rispondere dall’inizio della sua storia è compresa quella riferita nella Bibbia e rivolta da Dio a Caino: “Dov’è tuo fratello?”. Questa domanda implica l’esigenza di una chiara assunzione di responsabilità da parte dell’uomo verso i propri simili, come anche verso l’ambiente, a lui affidato come un giardino da “coltivare e custodire”. [MORE]

Ogni uomo è chiamato a rispondere di tutte le proprie azioni, perché ogni sua azione determina conseguenze (buone o nocive) verso i suoi contemporanei, verso le generazioni future e verso tutto il creato, a breve o lunga distanza, nel tempo e nello spazio: è questo il senso dell’alleanza stabilita da Dio con Noè e rappresentata dall’arcobaleno dopo il diluvio, con la quale il Creatore ha assunto l’impegno di non distruggere più il mondo ed ha richiesto all’uomo di prendersi cura di esso e di valutare tutti gli effetti del suo operato. Ai nostri giorni si parla molto di libertà e legalità (mitiche), ma nessuna di esse è sufficiente per una pacifica convivenza: è necessario ed urgente associare la responsabilità, importante anche per i non credenti.

Prendendo in considerazione principalmente gli aspetti morali della responsabilità, il dott. Cosenza ha evidenziato i problemi interiori che in passato hanno tormentato molti militari nazisti, combattuti tra l’esigenza di fedeltà alle leggi e ai superiori e l’esigenza di fedeltà alla loro coscienza; altri conflitti interiori coinvolgono oggi le persone esposte alla prepotenza delle organizzazioni criminali e costrette a compiere certe azioni o omissioni sotto la minaccia di danni materiali o aggressioni fisiche, con pericolo per la vita propria o di familiari; «ma senza l’assunzione di comportamenti responsabili la mafia non sarà mai sconfitta»; in campo giornalistico e televisivo la responsabilità va esercitata nell’uso delle parole, spesso eccessive e private di significato, in un clima di eccessiva disinvoltura e di febbrile desiderio di visibilità e con effetti deleteri. Non bisogna dimenticare che dietro le notizie ci sono le persone con una dignità da rispettare e tutelare.

La responsabilità va esercitata anche nel campo della ricerca scientifica (clonazione), su basi condivise da credenti e non credenti, secondo la fede e la ragione: un punto di incontro per stabilire i criteri operativi è certamente il rispetto dell’uomo, che non può essere ridotto a mezzo o strumento ma va amato fino in fondo. Anche la responsabilità può essere rivoluzionaria.

Ripercorrendo il racconto biblico del peccato originale e della condanna dei progenitori (“processo” in fase embrionale), il prof. Scerbo ha evidenziato in esso i caratteri basilari del diritto occidentale, nel quale la sanzione relativa alla violazione di una certa norma consegue all’ammissione della responsabilità per un’azione compiuta in modo consapevole, libero e volontario. D’altra parte non bisogna dimenticare la differenza tra diritto e giustizia: l’applicazione del diritto (norme scritte) e il rispetto della legge non esauriscono il concetto di giustizia, come emerge anche dal racconto biblico dell’uccisione di Abele da parte di Caino.

La realizzazione della giustizia dipende non solo dal rispetto della legge scritta (strumento della volontà di chi esercita il potere) ma anche dall’applicazione del principio di responsabilità, secondo valori etici non scritti ma presenti e preesistenti nella coscienza di ogni persona umana. Questi valori di riferimento, tra cui la coerenza tra le parole e i fatti, la fedeltà al proprio compito e la reciprocità, sono alla base dell’eticità, codificata in forme giuridiche diverse nelle diverse civiltà nel corso della storia. Non ci può essere sostanziale diversità tra eticità individuale e collettiva; il bene comune non ha basi diverse dal bene individuale: le singole azioni individuali hanno senza dubbio conseguenze comunitarie.