Cronaca

Iblis, il processo inizia tra nuove parti civili e dubbi sulla Corte

CATANIA, 29 GENNAIO 2012 – È iniziato ufficialmente giovedì – dopo l'iniziale rinvio dello scorso 13 gennaio - davanti alla corte d'Assise catanese riunita nell'aula bunker del carcere “Bicocca”, il processo ai ventiquattro imputati dell'inchiesta “Iblis”, necessario per accertare l'esistenza o meno dei rapporti tra mafia, politica ed imprenditoria e nel quale verrà trattato anche il duplice omicidio, avvenuto nel 2007, di Angelo Santapaola e Nicola Sedici, appartenenti clan Santapaola imputato ad Enzo Aiello, ritenuto il capo provinciale di Cosa Nostra. È su questo punto, peraltro, che si è intensificato il lavoro degli avvocati difensori, avanzando dubbi sulla reale competenza della corte d'Assise (per i reati diversi dal duplice omicidio, infatti, basterebbe un semplice tribunale).
Presiede la corte il giudice Rosario Cuteri in sostituzione di Luigi Russo, astenutosi in quanto in precedenti fasi aveva preso cognizione del procedimento.[MORE]

Tra le persone rinviate a giudizio, per concorso esterno in associazione mafiosa, c'è anche Fausto Fagone, ex sindaco di Palagonia ed ex deputato regionale per i Popolari di Italia Domani (Pid). Stralciata invece già da mesi la posizione del presidente della Regione Raffaele Lombardo e del fratello Angelo.
Presenti in aula gli imputati Giovanni Buscemi, Angelo Carbonaro, Salvatore Di Bernardo, Giovanni Russo, Carmelo Finocchiaro, Santo Massimino, Carmelo Mocavero, Giuseppe Monaco, Massimo Oliva, Francesco Pesce, mentre Vincenzo Maria Aiello, Rosario Di Dio, Pasquale Oliva, Tommaso Somma e Ivan Fillorano sono presenti in collegamento. Assenti invece Mario Ercolano (per rinunzia), Rosario Cocuzza, Fausto Maria Fagone, Giuseppe Rindone, Vincenzo Santapaola e Giuseppe Tomaselli, tutti contumaci.

Come già richiesto nella precedente udienza, la Confcommercio siciliana, il Comune etneo l'Azienda Servizi Energetici Catania (Asec) e l'associazione Addiopizzo onlus hanno fatto richiesta di costituirsi parte civile in quanto, hanno spiegato, vi è stata la violazione delle norme statutarie (richiesta della Confcommercio), i reati ascritti agli imputati sono stati commessi nel territorio catanese (richiesta del Comune) e, come già fatto nella precedente udienza del 13 gennaio, l'Asec e Addiopizzo si costituiscono parte civile in quanto il loro scopo è la difesa delle vittime di racket, così come richiesto anche dall'Associazione Rocco Chinnici e dalla Confederazione Italiana degli Esercenti Commercialisti (Cidec).
Assente invece la Confindustria, che con il suo presidente Lo Bello nei giorni scorsi è stata più volte al centro del dibattito mediatico per aver genericamente denunciato l'infiltrazione mafiosa nel “Movimento dei Forconi”.

Proprio la costituzione di parte civile è stata la prima problematica evidenziata dagli avvocati degli imputati, in quanto «la parte civile deve aver subito un danno che sia conseguenza diretta del reato», come ha evidenziato l'avvocato di Salvatore Di Bernardo. A rispondere a tale problematica, dopo poco più di un'ora, è il pubblico ministero Antonino Fanara, secondo il quale «tutte le associazioni che si vogliono costituire come parte civile hanno nello statuto il perseguimento di questo interesse. Per gli enti imprenditoriali e il Comune, già la giurisprudenza ha ammesso la costituzione di parte civile. Non ci sembra chiaro di rinvenire nelle costituzioni di parte civile della Cidec quali siano gli interessi che difende o persegue; non è riportato il verbale dell'assemblea dell'associazione che stabilisce di richiedere la costituzione di parte civile. L'infiltrazione mafiosa era nei piccoli e grandi affari. C'è un grande nesso causale tra gli enti che chiedono di costituirsi come parte civile e i reati».

Prossima udienza fissata, sempre nel carcere Bicocca, per venerdì 10 febbraio.


(foto: ienesiciliane.it)
Andrea Intonti