Cultura e Spettacolo

I ragazzi e la scrittura

FIRENZE, 05 LUGLIO 2012- Oggi ci si lamenta spesso perché i ragazzi non leggono, stanno spesso al computer e al cellulare e, conseguentemente, non conoscono più la grammatica italiana. La confondono con simboli e numeri, infatti ormai sono in pochi a scandalizzarsi quando vedono una “e” congiunzione al posto di “è”, terza persona singolare, presente indicativo, del verbo essere, o una virgola fuori posti che cambia il senso a tutta la frase o, peggio ancora, “anno” al posto di “hanno”, “xkè” al posto di “perché”. Fortunatamente c’è ancora una fievolo luce di speranza perché tra tutti questi ragazzi, ce ne sono alcuni che l’italiano non l’hanno scordato e, oltre ai messaggini, scrivono dei bellissimi racconti.
Mi sono trovata a dover giudicare dei testi inviati ad un concorso letterario locale e mi sono stupita del fatto che sia pieno di giovani che amano scrivere, questi probabilmente sono divoratori di libri perché nella loro scrittura c’è l’impronta degli autori che leggono.
Possiamo lamentarci di una punteggiatura che lascia un po’ a desiderare, delle varie ripetizioni di una stessa parola e di qualche errore di distrazione, ma i giovani scrittori, gli scrittori del futuro, sanno il fatto loro; conoscono la consecutio temporum, l’uso del congiuntivo e del condizionale, difficilmente scambiano un le per un gli o viceversa. [MORE]
Ciò che stona è che dalle loro penne, o dalle loro mani, vengano fuori racconti tristi. La maggior parte delle narrazioni che ho letto parlano di cancro, di crisi, di morte. È possibile che i ragazzi d’oggi pensino che i buoni libri sono solo quelli drammatici? O la situazione attuale porta i ragazzi a parlare di queste situazioni perché sono le più familiari?
Per quanto possa sembrare incredibile, nella fascia di età tra i 14 e i 20 anni d’età, i ragazzi pensano alla morte e alla malattia più di quanto immaginiamo. È il tassello che collega la bella scrittura ad una bella trama, come se allegria e felicità fossero solamente un’utopia, una favola che i nostri genitori ci raccontavano prima di andare a dormire.
Premettendo che questi problemi esistono e che non si possono cancellare e ammettendo che i giovani devono capire che la vita non è tutta rosa e fiori, il dubbio è sempre questo: esistono ancora gli adolescenti felici e spensierati? Speriamo, nei prossimi anni, di aver a che fare con racconti più freschi e leggeri ma altrettanto belli.


(notizia segnalata da Valentina Collu)