Politica
I Partigiani della Scuola Pubblica attendono risposte dal M5S sulle promesse fatte
I Partigiani della Scuola Pubblica seguono con attenzione i movimenti che il governo promuove nel mondo della scuola in merito al ritorno a scuola a settembre con sedie rotanti, classi divise, lezioni a turnazione, indecisione sull’adozione della didattica a distanza, aumento incerto dell’ organico. Un vero marasma, causato dal Covd-19, che dovrebbe far riflettere il Movimento 5 Stelle avendo quasi dimenticato il voto dato loro dal mondo della scuola e con il quale sono arrivati in Parlamento.
« La certezza di quel voto - affermano i Partigiani – si basa sulla promessa dell’abrogazione della legge 107/2015.Tutta, non parte di essa». Ma anche sulla parte i Partigiani puntano il dito sul disegno di legge contro la chiamata diretta su cui è sceso il silenzio ad eccezione di quello dell’Anp che permette la selezione dei docenti da assegnare al dirigente scolastico come suo diritto-dovere. Alla luce di tante incertezze, i Partigiani chiedono risposte alle promese fatte dal Movimento e ancora non mantenute come la proposta , avanzata qualche mese fa, dalla senatrice Laura Granato.
«Troppi veli scuri si posano ancora su questioni fondamentali e l'abrogazione della famigerata 107 crediamo sia il passaggio più importante. Ma poi anche i finanziamenti alle paritarie ci spingono alla riflessione: il voto dovrebbe mostrare coerenza, ma invece ci lascia perplessi. L’alleanza con la parte politica, contro cui il movimento spesso ha protestato e lottato, ci fa pensare che il Movimento forse ha dovuto sostenere dei compromessi» sostengono i Partigiani che vorrebbero ancora delle spiegazioni sul rinnovo del contratto della classe docente , scaduto da quasi due anni, certamente consapevole che l’aumento di luglio ( per chi lo ha avuto) non si considera un aumento contrattuale, ma il risultato del cuneo fiscale e meriti .
Anche sulle cifre, secondo i Partigiani, si dovrebbero avere idee chiare . « Uno stipendio di 1450 euro per un insegnante - commentano- è poco, uno di 2500 è troppo, come ha dichiarato la ministra Azzolina nella trasmissione di Talese cercando erroneamente la giustificazione nel confronto con i paesi europei». A questo punto bisognerebbe conoscere qual è la cifra che l’Azzolina ritiene adeguata e onesta dopo aver convocato i sindacati per il rinnovo. «Il resto sono parole- concludono – e onestamente siamo stanchi di parole».
Lina Latelli Nucifero