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Il Tfl minaccia Uber, arriva la sospensione della licenza
LONDRA, 9 OTTOBRE – La Transport for London (Tfl), ente che regola il trasporto a Londra, ha sospeso la licenza ad Uber, azienda che fornisce servizio di trasporto automobilistico.[MORE]
Con circa quarantamila autisti e 3,5 milioni di clienti, Londra è il mercato più proficuo d’Europa per Uber. Questo è il motivo per cui una sospensione di licenza nella capitale inglese, può rappresentare un duro colpo alle finanze della società.
Travis Kalanick, cofondatore di Uber, per prima cosa ha licenziato Jo Bertram, manager delle operazioni inglesi e del nord Europa. Poi ha lanciato una petizione dal titolo “Save your Uber”. Tutto questo perché, come detto in precedenza, i londinesi sono troppo abituati al servizio offerto dalla società statunitense.
Intanto, il neoamministratore delegato Dara Khosrowshahi, è arrivato in fretta a Londra per una riunione con Tfl. L’accusa fatta a Uber non è di poco conto: si va dalle molestie sessuali da parte dei drivers all’uso di Greyball, un software che impedisce agli enti regolatori di controllare che le norme siano rispettate.
L’amaro compito di Khosrowshahi ora dovrà essere quello di riprendersi la licenza e di riportare dalla parte della società Tfl. Questo perché i problemi che incombono sulla società ora sono due: da un lato c’è un ingente investimento di 10 miliardi di dollari da parte di un gruppo legato alla giapponese SoftBank. Dall’altro è imminente anche l’arrivo di Lyft a Londra, il più temuto rivale di Uber, che fino ad ora ha operato solo negli Usa e che ha già incontrato rappresentanti di Tfl.
“Approvo la decisione del regolatore. Tfl, in questi ultimi quattro mesi, aveva lasciato all’azienda una licenza temporanea. Perché Uber non ha aggiustato le cose? Adesso chiedere scusa non serve a niente”, è quanto afferma Simon Rush, presidente della sezione autisti professionisti del sindacato Gmb. “Non rispetta i suoi driver, taglia i prezzi e ha creato un quasi monopolio che in questo Paese è illegale. E non è vero che abbia 40mila autisti. Questo numero comprende tutti coloro che si sono iscritti dal 2012. Ma da allora molti hanno lasciato e, per stessa ammissione dell’azienda, il 68% lavora part-time” replica Rush. Il presidente si augura che Tfl non ceda “perché deve dare un messaggio forte a quelli che arriveranno dopo, come Lyft e altri: a Londra non si scherza, Se non rispettano le regole si è fuori”.
Intanto Davide Ravasi, professore di Management alla Cass Business School di Londra afferma che se Uber dovesse fallire non sarà un fattore di scompiglio societario. “La storia passata mostra che quando tali disgregatori di mercato, come Uber, sono messi fuori gioco dai regolamenti, il mercato ha modo di affrontare il conflitto”.
Uber continua a funzionare nella capitale ed i suoi autisti potranno operare finché la compagnia non avrà esaurito tutti gli appelli legali.
Giovanni Napolitano
Fonte immagine: cellulare-magazine.it