Politica

I "Giovani Turchi" criticano il job act di Renzi

ROMA, 27 DICEMBRE 2013-Per risolvere l’angosiciante problema occupazionale non bastano i piani del govenro con l'ultima legge di stabilita' ne', tantomeno, le ricette del 'job act' di Matteo Renzi. E’ quanto hanno affermato gli esponenti del Pd, Matteo Orfini, Fausto Raciti, Chiara Gribaudo e Valentina Paris in un intervento su Leftwing.

«La necessita', richiamata dal segretario del Pd, di un piano per il lavoro che contrasti precarieta' e disoccupazione -spiegano i Giovani Turchi- e' largamente condivisa ma sia le ricette che dovrebbero comporre il cosiddetto job act, sia le misure varate dal governo con l'ultima legge di stabilita', destano diverse perplessita'. Le une come le altre spiegano le ragioni della drammatica e apparentemente irreversibile crisi occupazionale con l'eccessiva tassazione su lavoro e imprese da un lato, dall'altro con la presunta complessita' o rigidita' del mercato del lavoro». [MORE]

«Le opzioni -hanno proseguito- per recuperare le risorse necessarie a finanziare il piano straordinario per l'occupazione sono due: agire sulla leva fiscale chiedendo un contributo maggiore a chi ha di piu', oppure, rimanendo dentro il vincolo del 3 per cento nel rapporto deficit/pil, recuperare qualche decimale rispetto al 2,5% previsto per il 2014. Un job act che non potesse rivendicare un impatto positivo sul tasso di occupazione rischierebbe di essere un boomerang, per l'evidente 'spread' tra attese generate e risultati ottenuti. Ma per creare lavoro occorre rompere le barriere ideologiche e superare i tabu' che in questo ventennio hanno impedito di considerare quella degli investimenti pubblici diretti a generare occupazione una opzione possibile: nell'Italia di oggi e' l'unica opzione possibile. Farlo vorrebbe dire "cambiare verso". Ma per davvero».

Davide Scaglione