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I found footage da non perdere: classifica dei migliori 12 horror

Negli ultimi anni è esplosa, tipo botti di Natale, la mania dei found footage e dei mockumentaries: a tratti una moda, a tratti una vera e propria landa creativa da esplorare. Non sempre i risultati sono stati felici, e – soprattutto – spaventosi: visto che il genere che ha prediletto l’attraversamento di questa estetica è stato il cinema horror. Certo è che gli anni duemila, ed ancora questa coda fino al 2012, lasciano alla storia del genere, agli almanacchi e ad a qualche pupilla dilatata dallo spavento l’eredità di un buon numero di titoli d’interesse. Proviamo a mettere ordine con una classifica dei migliori 12, dal 2000 al 2012.

Un paio di “istruzioni per l’uso” prima di cominciare. La classifica si riferisce sia al mockumentary che al found footage, che non sono, però, esattamente la stessa cosa. Un mockumentary è un falso documentario, girato, pertanto, come se un autore avesse consapevolmente confezionato uno studio o una serie di riprese descrittive su qualcosa. Altra cosa è un found footage, ossia un film con immagini tratte da finte “lost tapes”, pseudo-registrazioni ritrovate. Inoltre, di alcune “serie” – come Rec o Paranormal Activity – si è scelto un solo titolo.[MORE]

12° postoSkew (2011) di Sevé Schelenz. Produzione indipendente poco conosciuta, ma che ha ben figurato in diversi festival. Due ragazzi ed una ragazza partono per un road trip. Uno di loro effettua le riprese. E si accorge di alcune strane distorsioni dell’immagine video.
Punto di forza: un’idea originale ed un sottofondo psicologico di rilievo.
Punto debole: piuttosto intricato, con finale dubbio, o dubbio finale (ma navigando nei posti giusti, troverete alcune rivelazioni del regista stesso).



11° postoLake Mungo (2008) di Joel Anderson. Perfetto esempio di mockumentary horror, è la storia delle misteriose circostanze seguite alla scomparsa di una ragazza. La famiglia non trova pace. O forse è la ragazza a non trovarne.
Punto di forza: una svolta agghiacciante ed un formato piuttosto insolito rispetto ai found footage.
Punto debole: a tratti un po’ macchinoso, rispetto all'immediatezza di un horror, nel tentativo di risultare un documentario credibile.

 

10° posto The Tunnel (2011) di Carlo Ledesma. Altro mockumentary, con interviste alternate ad interpolazioni di found footage. Un gruppo di giornalisti indaga sulla rete sotterranea di Sidney, fatta costruire per esigenze idriche e poi stranamente abbandonata dal Governo. Qualcuno - o qualcosa, però, è rimasto.
Punto di forza: alcune suggestive riprese oscure ed un senso di claustrofobia.
Punto debole: abbastanza prevedibile ed un po’ frettoloso nel finale.

 

9° postoEsp – Fenomeni paranormali (2011) dei The Vicious Brothers. Per il loro reality show, un po' farlocchi, su posti infestati, una troupe televisiva decide di trascorrere la notte in un ospedale psichiatrico abbandonato. Paura da diventar matti.
Punto di forza: buon ritmo e non lesina effetti e scene di paura. Epilogo da pelle d’oca.
Punto debole: a tratti ingenuo in certa spettacolarità dell’orrore.

 

8° postoThe Bay (2012) di Barry Levinson. Eco-horror in forma di mockumentary sull’infestazione di parassiti marini nelle acque del Maryland. Uno splatter serissimo, con reportage e diagnosi a distanza.
Punto di forza: ordinatamente convulso. Buon lavoro al trucco, tensione che striscia sottopelle.
Punto debole: non conosce un vero e proprio sviluppo, a tratti sembra procedere per accumulo di video stralciati.

 

7° postoTroll Hunter (2010) di André Øvredal. Un horror nordico, su creature che forse immaginavamo più da folklore che da paura. Un gruppo di studenti indaga su di una serie di uccisioni causate da orsi. Per poi scoprire che non si trattava di orsi.
Punto di forza: una storia avventurosa, oltre che un racconto del terrore.
Punto debole: una certa vena fantasy e da videogioco fa scemare la paura.



6° postoParanormal Activity 3 (2011) di Henry Joost ed Ariel Schuman. Citiamo il terzo capitolo della serie, che naturalmente va vista nella propria interezza, specie per coglierne i collegamenti e la consecutio temporis. La svolta che prendono i fatti di questo ciclo su di una misteriosa entità infestante è di estremo interesse: streghe, strani rituali, fantasmi e bambini "prescelti". Probabilmente il film è penalizzato dal fatto di non essere stato il primo.
Punto di forza: un clima più scopertamente demoniaco rispetto ai predecessori.
Punto debole: i lunghi momenti di stasi, caratteristici della serie.

 

5° postoCloverfield (2008) di Matt Reeves. Cinque ragazzi a New York organizzano un party a sorpresa per un amico in partenza. Non era stato invitato un mostro gigante, ma la sua presenza si avverte, eccome.
Punto di forza: atmosfera apocalittica, clima surreale, una curiosa gestione del “mostro”, sviluppo vertiginoso.
Punto debole: una spettacolosità a tratti in bilico tra pop e kitsch.

 

4° postoChronicle (2012) di Josh Trank. Più che un horror, è un film di fantascienza. In nessuno dei due casi, è un prodotto di puro intrattenimento, tanta è l’intelligenza con cui si struttura il dramma. Un gruppo di ragazzi s’introduce in una caverna, ricavandone poteri mirabolanti. Uno di loro, però, pare non gestirli con equilibrio.
Punto di forza: la complessità emotiva, una confezione visiva accattivante, le implicazioni tematiche (rapporto genitori\figli, adolescenza, società dell'immagine).
Punto debole:

 

3° postoEvidence (2011) di Howie Askins. Classica gita nei boschi con riprese amatoriali. Si odono strani rumori dal bosco. Ma non è un coyote. E non sta nel bosco.
Punto di forza: presenze inquietanti di vario tipo, inatteso cambiamento di tono a metà film e studiata gestione delle ambientazioni tra interno ed esterno.
Punto debole: sostanzialmente irrisolto: ad un certo punto opta per il puro thrilling show.

 

2° postoV/H/S (2012) di AA.VV. Un gang è assoldata da un ignoto cliente per trafugare una videocassetta dal contenuto non meglio definito. Il luogo che la custodisce contiene un cadavere ed altre videocassette: altrettanti episodi del film.
Punto di forza: la struttura ad episodi lo rende scorrevole e costringe a reinventare idee e modalità di ripresa del found footage.
Punto debole: gli episodi sono scollegati, per cui la varietà porta anche un po’ di caos.

 

1° posto Rec (2007) di Paco Plaza e Jaume Balaguerò. Tra i migliori horror del decennio, per molteplicità di spunti e modalità di ripresa. Una conduttrice televisiva, in compagnia del cameraman, segue la routine notturna dei vigili del fuoco per un documentario televisivo. Coinvolta in una chiamata d’emergenza, la troupe resta bloccata in un condominio poco ospitale.
Punto di forza: un ritmo sostenuto, senza sobbalzi stucchevoli e furbeschi; una storia con le opportune zone d’ombra e colpi di scena. In qualche modo rifonda lo zombie movie.
Punto debole: semina bene, ma non raccoglie altrettanto nei film successivi.


Per oggi è tutto. Turn off the camera.

(in foto: una scena di Paranormal Activity 3)

Antonio Maiorino