I figli di Borsellino citano la Presidenza del Consiglio e il Viminale nel processo per depistaggio degli agenti
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CALTANISSETTA - Sviluppo significativo durante l'udienza preliminare a Caltanissetta, dove i figli del giudice Paolo Borsellino hanno richiesto che la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell'Interno siano citati come responsabili civili nel processo contro quattro agenti accusati di depistaggio delle indagini sulla strage di via D'Amelio.
La famiglia del giudice Borsellino, oltre a chiedere di costituirsi parte civile nel procedimento, ha sottolineato la necessità di responsabilità ai massimi livelli di governo per l'ostruzione alla giustizia. Tale richiesta è stata ribadita anche dal fratello del magistrato, Salvatore Borsellino, attraverso il suo legale.
La strage di via D'Amelio, che tragicamente ha tolto la vita al giudice Borsellino e ai suoi agenti di scorta nel 1992, rimane un punto critico nella lotta dell'Italia contro il crimine organizzato. Il procedimento in corso mira a chiarire le accuse secondo cui questi agenti avrebbero deliberatamente fuorviato le indagini, ostacolando così la giustizia per una delle figure più rispettate della lotta antimafia nel paese.
Questa mossa di coinvolgere alti funzionari governativi sottolinea la determinazione della famiglia a cercare una responsabilità completa e rafforza le implicazioni più ampie del caso per l'integrità giudiziaria e la trasparenza politica in Italia.