I bronzi di riace non si toccano
Cronaca Lazio Roma

I bronzi di riace non si toccano

sabato 26 marzo, 2011


Reggio Calabria, 26 marzo - Galan, il neo ministro leghista vuole spostare i Bronzi di Riace.
il Ministro Galan vuole spostare le due statue bronzee, ma forse non sa che i Bronzi di Riace sono fragili e non si possono spostare, che, da circa un anno, sono sottoposti ad importanti cure presso il laboratorio di restauro allestito presso il Consiglio regionale proprio per evitare un viaggio rischiosissimo presso l’ISCR di Roma.[MORE] Forse non sa, che entro giugno sarà inaugurato il nuovo Museo nazionale di Reggio Calabria (ripensato e ristrutturato con un grande finanziamento per il 150° dell’Unità d’Italia) presso il quale saranno riportati i Bronzi di Riace con una imponente cerimonia d’apertura che vedrà la partecipazione del Presidente della Repubblica. Forse non sa che il Governatore Scopelliti ha annunciato un piano per riportare un milione di visitatori l’anno ad ammirare i Bronzi e tutte le altre opere del Museo, non molto distante quindi dal luogo del ritrovamento. I bronzi fanno parte di una tradizione millenaria, quella della Magna Grecia che, vorrei ricordare, - ha detto il Sindaco di Reggio Calabria Raffa - affonda le sue radici proprio nell’estremo lembo dell’Italia: essi sono l’emblema visibile e maestoso di una civiltà che si è irradiata partendo proprio dai territori Meridionali, di cui siamo profondamente fieri oltre che naturali eredi. Non stiamo parlando, quindi, solo di una semplice esposizione al pubblico di testimonianze di un antico passato, bensì del senso di una cultura nata in Grecia e sviluppatasi anche e soprattutto nella mia città e nel resto della regione, assumendo livelli superiori. Ecco perchè i Bronzi – ha concluso il sindaco di Reggio – non sono solo stati ritrovati nei mari calabresi ma appartengono a questa terra. Galan sa di certo che Le due sculture furono infatti ritrovate nel mare Ionio, a 300 metri dalle coste di Riace in provincia di Reggio Calabria, nel 1972. Più precisamente nell'Agosto del 1972 un sub scorge sul fondale un oggetto, che poi altro non è che una mano in bronzo. Interviene una squadra di subacquei professionisti che, con l'aiuto di speciali apparecchiature e usando le dovute attenzioni, riportano in superficie una statua di bronzo. Successivamente viene poi rinvenuta una seconda statua in bronzo. L’eccezionalità del ritrovamento è subito chiara, date le poche statue originali di quel periodo che ci sono giunte dalla Grecia. Trasportate a Firenze, presso l’Opificio delle Pietre Dure, uno dei più specializzati laboratori di restauro del mondo, le statue vengonoo restaurate. Nel 1980 vengono esposte in una mostra, che ha un successo enorme, e quindi trasportate nel Museo archeologico di Reggio Calabria dove sono tuttora esposte. Dopo anni di ipotesi e di ricerche i due statuari guerrieri di bronzo sembrano aver ritrovato la loro originaria identità. Un recente studio ha inoltre avanzato la tesi che gli autori dei bronzi fossero Agelada di Argo e Alcamene di Lemno, tale tesi è nata dallo studio comparato della decorazione del celebre tempio di Olimpia. Il bronzo denominato A sembra mostrare notevoli somiglianze con l'Atlante del tempio di Olimpia, realizzata presumibilmente da Alcamene.
Secondo lo storico il cosiddetto bronzo B sarebbe Anfiarao, indovino del re Adrasto, costretto, secondo la leggenda, a partecipare alla spedizione dei Sette a Tebe. Il bronzo A invece sarebbe Tideo altro eroe della spedizione. I due bronzi farebbero quindi parte di un gruppo statuario dedicato a celebrare la leggenda dei Sette a Tebe accompagnati dai loro discendenti ed epigoni. Secondo i versi di Eschilo, uno dei tre grandi tragediografi greci, Tideo insulta l'indovino Anfiarao, che si rifiutava di partecipare alla spedizione contro Tebe, visto che ne prevedeva l'esito negativo. Adesso i celebri bronzi non hanno solo un nome ma anche una leggenda alle spalle, che spiega la loro postura l'espressione sui loro volti.

L’analisi stilistica e quella scientifica sui materiali e le tecniche di fusione hanno entrambe determinato la differenza sostanziale tra le due statue: sono da attribuirsi a due differenti artisti e a due epoche distinte. Quella raffigurata a sinistra viene normalmente chiamata "statua A", mentre quella a destra "statua B". L’attribuzione odierna, in base ai confronti stilistici oggi possibili, è di datare la "statua A" al 460 a.C., in periodo severo; mentre al periodo classico, e più precisamente al 430 circa a.C., viene datata la "statua B".
Il neo ministro alla cultura ci ha provato… provato per credere… anzi da non credere.

Mario Sei
 


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