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CATANZARO, 18 APRILE - Con la cronaca costellata di spiacevoli fatti che vedono protagonisti i migranti ospiti nel nostro Paese, che purtroppo spesso si scontrano con sentimenti di insofferenza e diffidenza, dalla Calabria arrivano notizie che fanno ben sperare nell’esistenza di un’altra Italia, accogliente, pacifica e soprattutto umana. [MORE]
Vengono riportate storie, che per la loro straordinarietà hanno trovato una risonanza interazionale, fornendo una visuale alternativa su questa grande crisi umanitaria che sta riguardando tutto il mondo.
Il giornalista Thomas Bruckner, riporta la prima testimonianza che arriva da Riace, celebre per la sua storia e per la grandiosità dei reperti archeologici qui ritrovati, ma che oggi ha dimostrato di dover essere orgogliosa anche di altro.Gli abitanti del comune calabro sono diminuiti in modo esponenziale negli anni (da 2.500 a 400 dal 1990), quando per cercare lavoro la popolazione si è dovuta trasferire nel nord Italia. Così Domenico Lucano, sindaco di Riace, ha visto nell’arrivo di flussi di rifugiati non una minaccia ma un'opportunità di rinascita per il suo paese.Già dal 1998 quando una barca con 218 profughi curdi naufragò sulla spiaggia di Riace mentre cercava di raggiungere la Grecia, Lucano per primo propose ai rifugiati di restare e stabilirsi nelle case e gli appartamenti che erano stati lasciati vacanti dai calabresi emigrati alla ricerca di lavoro. Già 20 anni fa quindi, Riace dava una grande lezione, parlando di migranti usando il termine “accoglienza” e non “gestione”. Il sindaco ha contribuito a facilitare l'integrazione attraverso l’inizio di un progetto di "benvenuto", che ha preso poi piede anche nelle città vicine: un esempio di “accoglienza”, piuttosto che semplice “gestione” di una crisi. Oggi, a Riace vivono persone di quasi 20 diverse nazioni, che hanno aperto locali di ristorazione e laboratori d’artigianato ed hanno creato famiglie, dando anche la possibilità alle aule scolastiche del paese di ripopolarsi.
Un altro caso che fa scuola, è una trovata tutta calabrese, che è stata ripresa e pubblicizzata anche dagli inglesi della BBC: il comune di Gioiosa Ionica (popolazione 7000 abitanti) ha distribuito ai rifugiati ospitati nel comune, una “falsa” moneta che può essere consumata entro i confini del paese con la collaborazione dei cittadini titolari di locali ed attività commerciali .Come un particolare sistema di voucher, i rifugiati possono spendere il denaro come e quando vogliono ma solo in città, in modo che le imprese locali siano coinvolte nel sistema. Sulle banconote speciali sono ritratti i leader di sinistra: Che Guevara su quella da 10 euro, Hugo Chavez sui 20 euro e Karl Marx sui 50 euro, tutte con la firma di Giovanni Maiolo, il coordinatore dei servizi di accoglienza della città. Gioiosa Ionica ha creato un circuito in cui tutti possono trarre vantaggio: i migranti comprano e quindi spendono, ed i negozianti ottengono nuovi clienti, cosi da disinnescare le tensioni che l’arrivo di persone estranee poteva portare. Il municipio infatti riceve 35 euro al giorno per ogni richiedenti asilo da parte del governo, e questa somma deve coprire tutte le possibili spese, dalla sistemazione, al cibo, alle cure mediche, alle lezioni di lingua italiana, tirocini e l'assistenza burocratica, quindi il denaro falso assicura agli ospiti di poter comprare anche quando i fondi da Roma sono in ritardo. Le associazioni che si occupano dei rifugiati poi pagano i negozianti non appena arriva il denaro, ristabilendo la situazione di guadagno. Salvatore Fuda, il giovanissimo sindaco di Gioiosa Ionica, ha posto la questione migranti al centro del suo programma durante le elezioni comunali di tre anni fa. Appena eletto, ha aderito al sistema "Sprar" del governo per la "protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati".
"Un progetto come il nostro, con 75 posti per profughi, ci porta circa un milione di euro l'anno - dice il signor Fuda- Questo denaro è dato alla città, non ai migranti”.
Il primo cittadino del comune calabro ci tiene molto a sottolineare come questo progetto permetta anche di educare i giovani del paese al multiculturalismo, perché vivendo ed aiutandosi a vicenda, vengono meno tutte le diffidenze e le paure sociali molto diffuse anche tra i ragazzi.
Simile la vicenda riportata dal giornalista italiano Simone D’Antonio per il The Local, che si concentra sulla storia di Satriano, comune calabro di circa 1000 abitanti. Qui i rifugiati vivono nel cuore del paese e lavorano insieme alla sua popolazione originaria, e tra gli abitanti aleggia la speranza che i richiedenti asilo, la maggior parte ragazzi di 20 anni, sceglieranno di restare piuttosto che andare via verso i grandi centri d'Italia o della Germania, della Svezia e del Regno Unito.
“La presenza di rifugiati può essere l'occasione per ripopolare il paese”, dice il sindaco di Satriano, Michele Drosi.
Per i residenti di Satriano l’accoglienza viene naturale, perché molti abitanti sono stati costretti a lasciare le proprie case per cercare fortuna all’estero: negli anni ‘50 e '60 in centinaia hanno abbandonato il paese per andare in Svizzera, in Germania e in Argentina per trovare lavoro, e chi ha avuto la possibilità di tornare si dimostra molto comprensivo nei confronti dei giovani ospitati .
Come Carmine Battaglia, presidente della locale associazione degli anziani, dice: “Chi meglio di noi, che abbiamo lasciato la città a causa della povertà, può capire il dolore di quelle persone in fuga da guerre e persecuzioni”.
Per ora, la maggior parte dei rifugiati di Satriano vive in un edificio storico ristrutturato. Il comune ha utilizzato fondi dell'Unione europea per sistemare l’edificio, che si trova accanto alla chiesa più grande del paese. Qui i ragazzi convivono con gli ospiti di un centro per anziani, un sodalizio che può sembrare strano, ma che dà la possibilità ad entrambi i gruppi di colloquiare e instaurare rapporti umani che vanno al di la della semplice convivenza.
Satriano spera di far crescere il suo programma rinnovando alcune delle case vuote in città in nuovi spazi per ospitare ancora più richiedenti asilo. “Il nostro obiettivo è di migliorare sempre più questo processo di integrazione - afferma il sindaco della città, Drosi - vogliamo rendere i richiedenti asilo veri cittadini di Satriano e parte della comunità locale.”
Fonti Link:
https://www.thelocal.it/20151109/italian-town-looks-to-refugees-for-revival
https://www.theguardian.com/world/2013/oct/12/italian-village-migrants-sea
http://www.aljazeera.com/indepth/inpictures/2016/04/refugee-settlement-programs-save-dying-italian-villages-160421113908416.html
http://www.bbc.com/news/world-europe-36769145
Maria Minichino