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I 10 migliori film del 2014

Una classifica dei migliori film del 2014 Una, appunto, tra le tante pubblicate a destra e a manca e spesso difficilmente importabili in Italia, dove molti film già usciti all'estero sono ancora inediti. Nella nostra proposta, che ci si sforza di motivare a dispetto del de gustibus, pesa l'assenza di Interstellar, il film di Nolan di buona fattura ma che soffre dello scarto tra le proprie velleità e gli esiti, nè imprevedibili nè monumentali, senza che per questo lo si debba bollare come brutto. Assente illustre anche l'ampiamente lodato Il regno d'inverno di Nuri Bilge Ceylan, vincitore a Cannes, che certo mostra la maturità artistica del regista turco, ma soffre proprio per la propria elefantiaca potenza drammatica, con le oltre tre ore di durata che sanno di naftalina ottocentesca. Preferiamo i rilanci della tensione dell'altrettanto chilometrico Boyhood, una vitale micro-epopea che unisce la primavera e l'autunno dell'esistere. Funziona il recente Gone Girl - L'amore bugiardo di David Fincher, per quanto Affleck non convinca del tutto, ma di là dell'oleato meccanismo non s'eleva per particolare qualità, laddove invece Nightcrawler dell'esordiente Gilroy si distingue per magnetismo e dna thrilling.

Non convincono nemmeno i Coen con A proposito di Davis, che si accaniscono neii propri desolanti, ininterrotti monologhi dell'assurdo, così come è coerenza spinta ai limite della sfiancante monotonia quella dei Dardenne con Due giorni, una notte. Bene Her di Spike Jonze, di brillante ed immaginosa tenerezza, ed il toccante road-movie Nebraska di Alexander Payne, un racconto delicatamente arpeggiato, per quanto fuori dalla top ten, in cui non figura nemmeno il vincitore degli Oscar, 12 anni schiavo di Steve McQueen, in bilico tra il formato del consolatorio racconto strappalacrime e la regia fisica, artata del proprio autore: un frullato di difficile digestione. Sopravvalutato Locke, film dialogato il cui punto debole... sono i dialoghi, mentre Maps to the Stars di Cronenberg è più disturbante che riuscito.

Ecco i migliori film usciti in Italia nel 2014:

10. Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée. Per i toni che trapassano dal realismo brutale alla più fragile ed intima poesia, maneggiando con cura il delicato tema dell'AIDS, senza didascalie e con l'istrionismo di un Matthew McConaughey viscerale e credibile. 3 Oscar, 2 Golden Globes.

9. Lo sciacallo - Nightcrawler di Dan Gilroy. Un sorprendente esordio alla regia, con la tensione snervante del thriller e l'intelligenza mai altezzosa della critica sociale. Jake Gyllenhaal imperdibile psycho-ironico. Migliore film dell'anno secondo il National Board of Review of Motion Pictures.

8. Ida di Pawel Pawlikowski. Tra memoria ed identità, un gioiellino di raffinata fattura visiva, con la scabra essenzialità d'un Bresson e l'ambigua emozione d'un Kieslowski. 5 European Film Awards.

7. Only lovers left alive di Jim Jarmusch. Eleganza notturna ed esotica per una riflessione sull'amore e sulla bellezza col fascino di un romitaggio al neon. Raramente visti vampiri così, incantatori glaciali raccontati con ironica malinconia. 66ª edizione del Festival di Cannes.

6. Nymphomaniac di Lars Von Trier. Di là di nudi ed amplessi, si provoca con lambiccati pensieri: che hanno carne ed immagine, si fanno cinema. Pure, nel racconto in flashback di Charlotte Gainsbourg non solo vengono lambiti temi d'assoluto interesse - dal sesso alla religione, dalla colpa alla libertà sociale - ma s'insinuano anche accenti mystery, pronti a deflagrare in un incendiario finale. 4 nomination agli European Film Awards.

5. Si alza il vento di Hayao Miyazaki. Un canto dell'araba fenice, più che del cigno. L'ultimo film di Miyazaki rigenera la poesia del maestro giapponese con quella semplicità profonda che appartiene ai più ispirati cantori della vita ed una veste grafica vivificante e visionaria. 70ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, candidato agli Oscar ed ai Golden Globes come miglior film d'animazione.

4. The Look of Silence di Joshua Oppenheimer. Uno sguardo sul genocidio a danno dei comunisti in Indonesia a metà degli anni sessanta di raggelante lucidità e penetrante carica emotiva. Non è una semplice inchiesta, nemmeno una vera storia. Pare che il cinema si faccia esistenza. 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, Toronto Film Festival. 

3. Grand Budapest Hotel di Wes Anderson. Nonostante il linguaggio inconfondibile, stralunato ed autosufficiente, le mappe visive create da questo autore sono di quelle in cui ci si perde volentieri: nel tempo e nello spazio. Nemmeno Jacques Tati curava così maniacalmente i dettagli del set, ma siamo ben lungi dal perderci nella malia di chincaglierie ornamentali: se ne raccontano ancora delle belle, avventura purissima. Gran Premio della Giuria al Festival di Berlino 2014. [MORE]

2. Sils Maria di Olivier Assayas. Un'intensa recitazione che mette a confronto diverse generazioni di attori, su di uno scenario a tratti suggestivo (i paesaggi della Svizzera), a tratti incerto ed opprimente (il teatrone lampeggiante e labirintico). Allo spettatore, a tratti, manca il terreno sotto i piedi: ci s'interroga sulla natura d'un film che conserva fino alla fine i suoi enigmi, ma mai in maniera snobistica. 67ª edizione del Festival di Cannes.

1. Boyhood di Richard Linklater. L'operazione sperimentale affascina - girare il film in 12 anni seguendo la crescita dei personaggi - ma la provetta si rompe e fuori da ogni asettica pretesa cinematografica ne vien fuori quell'affresco a scala umana che Linklater racconta con intimità accostante, per poi schiudersi in un poderoso finale d'ampio respiro, dalla preziosità d'un attimo che fugge. Orso d'Argento per la Migliore Regia al Festival di Berlino 2014. Saccheggerà Golden Globes ed Oscar 2015?

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Antonio Maiorino