Estero
Hollande "la Francia è in guerra. Sarà lunga, ma vinceremo. L'Ue intervenga con noi"
PARIGI, 16 NOVEMBRE 2015 - “La Francia è in guerra, una guerra che sarà lunga e impegnativa, ma che alla fine vedrà la Repubblica trionfare”. Sono parole cariche di patriottismo più che di conforto quelle che il presidente francese Francois Hollande ha rivolto al Parlamento riunito a Versailles. "Siamo in guerra: gli atti commessi venerdì a Parigi sono atti di guerra. L'aggressione contro il nostro Paese è un'aggressione contro i suoi valori, la sua gioventù e il suo stile di vita perché noi siamo la patria dei diritti dell'uomo", ha scandito Hollande.
E da questa affermazione il presidente francese delinea la strategia della sua nazione ferita contro il fondamentalismo islamico: "La Siria è la più grande fabbrica di terroristi jihadisti che il mondo abbia mai conosciutio", ha detto Hollande che ha aggiunto: "Il nostro nemico in Siria è l'Isis". Per questo "la Francia intensificherà le sue operazioni in Siria e non ci sarà nessuna pausa nei nostri bombardamenti", ha sottolineato il presidente spiegando che la Charles de Gaulle salperà giovedì, sarà presto in zona e "consentirà alla Francia di triplicare gli attacchi in Siria". [MORE]
Per battere il terrorismo, per fermare la minaccia dell'Isis, sono necessari dei cambiamenti anche della carta costituzionale. Più in particolare Hollande ha detto che le modifiche dovranno essere adottate in modo da consentire ai poteri pubblici di meglio "agire contro il terrorismo in una fase di guerra", annunciando che lo stato di emergenza sarà prolungato per i prossimi tre mesi.
“Dobbiamo rafforzare in modo sostanziale i mezzi di cui dispongono le forze di sicurezza e di giustizia”, ha detto Hollande. Lo Stato, in particolare, deve poter “privare della nazionalità una persona condannata per una minaccia agli interessi fondamentali della nazione”, dare un “maggiore accesso agli strumenti d'indagine per lottare contro il traffico d'armi” per inquirenti e magistrati, “portare a dissoluzione le associazioni o gruppi che provocano l'odio o incitano al terrorismo”, introdurre pene “significativamente aumentate” per i reati contro la sicurezza nazionale. Infine, “dobbiamo espellere più rapidamente gli stranieri che rappresentano una minaccia di particolare gravità per la nostra sicurezza”, e “poter impedire a una persona con doppia nazionalità di rientrare sul nostro territorio se costituisce un rischio terrorista”.
Il presidente francese ha chiesto inoltre la collaborazione di tutta l'Unione europea: “Il nemico non è un nemico della Francia, è un nemico dell'Europa. L'Europa non può vivere nella convinzione che le crisi che la circondano non abbiano effetto su di lei”. La Francia è stata “la prima a mettere in guardia, e a fare in modo che i Paesi confrontati all'afflusso dei rifugiati fossero aiutati. Se l'Europa non controlla le sue frontiere esterne, è il ritorno delle frontiere nazionali, quando non sono i muri e il filo spinato ad essere annunciati”.
Il lungo discorso si è concluso con un "Viva la Francia" pronunciato dal presidente e in chiusura deputati e senatori lo hanno salutato con un lungo applauso. In piedi i parlamentari francesi hanno cantato la marsigliese.
Tiziano Rugi