Estero
Hiroshima, l'atomica giapponese e l'Hibaku Jumoku
HIROSHIMA, 8 Agosto 2019 - Settantaquattro anni e due giorni sono trascorsi da quando l’aeronauta militare statunitense sganciò la bomba atomica “Little Boy” su Hiroshima.
Erano le 8:45 di un giorno come tanti altri nell'isola nipponica e la gente viveva la propria quotidianità, quando il bombardiere Enola Gay, colpì la città liberando la prima bomba atomica della storia ad essere utilizzata in guerra. L’immagine del fungo atomico, di quella nuvola spettrale, che si generò, resterà un monito indelebile per tutto il mondo. Il numero di vittime stimato fu di circa 100 mila persone, tutti civili, due giorni dopo, un secondo ordigno, fu sganciato sulla città di Nagasaki. Le bombe di Hiroshima e Nagasaki sono ricordate per aver messo fine alla II Guerra Mondiale e aver aperto il periodo della Guerra Fredda.
Resta difficile pensare, dopo un evento di distruzione totale produttore soltanto di aridità e morte, come si possa in qualche modo ricominciare a vivere. Nell'immediato post-bombardamento, il Dott. Harold Jacobsen, scienziato del Manhattan Project, dichiarò al Washington Post, che i luoghi colpiti dalla bomba atomica, sarebbero rimasti completamente privi di qualsiasi forma di vita per i successivi 75 anni. Le cose, fortunatamente, non andarono proprio così e con grande stupore per i superstiti, nella primavera successiva, tra le rovine di una Hiroshima oramai fantasma, iniziarono a spuntare nuovi germogli.
L’ “Hibaku Jumoku” letteralmente, albero sopravvissuto, è la trasformazione nel tempo di quei germogli. Tanta vegetazione, caratterizzava e caratterizza ancora Hiroshima, tanti alberi vivevano già nella città al momento dell’esplosione e seppur danneggiati, riuscirono a sopravvivere. Questi alberi, sono stati registrati ufficialmente come “alberi colpiti dalla bomba atomica” e ognuno di essi è identificato con un’apposita targa. Hibaku Jumoku è un appellativo che per i giapponesi rappresenta un messaggio di speranza e di rinascita, posando lo sguardo verso la grandezza della natura che è riuscita a dare vita sulla desolazione, gli abitanti di Hiroshima, hanno trovato la forza per ricostruire la loro città. Sono circa 170 gli alberi sopravvissuti, appartenenti a 32 specie diverse, il più vicino alla zona dell’esplosione è un salice piangente, rinato sulle sue stesse radici che ne furono quasi completamente distrutte.
Molto suggestiva la gestione dei semi di questi alberi, infatti da Hiroshima vengono condivisi e piantati nel resto del Giappone e in altre zone del mondo, a testimonianza di come da una distruzione, possa rinascere una nuova vita.
Laura Fantini
fonte immagine nationalgeographic.it