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Hippocrates is Dead: condanna per i medici di Gezi e un ferito perde la vista [un giorno in Turchia]

 ISTANBUL, 8 MAGGIO 2014 – Alla vigilia dell'anniversario delle proteste di Istanbul, i processi ai danni di coloro che vi hanno preso parte procedono a un ritmo più che serrato. Tra questi, sotto accusa anche i medici volontari, che nella scorsa, rovente estate turca s'erano mobilitati spontaneamente, a prestare primo soccorso ai feriti direttamente nelle strade.

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Ligi al giuramento a cui i medici sono sottoposti, quello di Ippocrate:

Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro […] di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale […], di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologica politica e promuovendo l'eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario […]”.

Muore oggi Ippocrate, nelle parole della sentenza, che chiede pene fino a 6 anni nei confronti del gruppo di volontari, colpevoli di aver “usato illegalmente l'autorità e l'uniforme della professione medica”. Sentenza che va a cozzare con i rapporti di Amnesty International dello scorso anno, quando l'associazione richiamava l'attenzione su diversi fatti – gravi – avvenuti proprio ai danni del personale medico e delle strutture sanitarie, perpetrati dalla polizia. Tipo: perquisizioni nelle cliniche di Ankara e Smirne; raid a “chiunque, in quei giorni indossasse un camice bianco”; manganellate; lesioni alla testa; lancio di lacrimogeni rivolti alle finestre delle cliniche, e cariche a chi, di conseguenza, correva fuori dagli edifici; uso dei cannoni ad acqua all'interno degli edifici in cui, durante le proteste, s'erano improvvisati campi medici; utilizzo, nelle stesse strutture, dei gas lacrimogeni, nonostante la presenza di anziani e bambini – vedi caso Divan, l'hotel al centro di piazza Taksim, che subì uno dei raid più violenti; richieste di aumento di ambulanze e assistenza sanitaria completamente ignorate; eccetera, eccetera, eccetera...

E arriva nello stesso giorno, beffarda e tragicomica, la notizia che lo studente – minorenne – Baris Ceylan, ha perso la vista, lui che era stato preso in pieno da un candelotto nella città di Ankara, durante le proteste del primo maggio. Il padre ha fatto sapere che procederà per vie legali contro il dipartimento di polizia: «i dottori effettueranno un nuovo intervento chirurgico, nel tentativo di rimuovere un pezzo di plastica dall'occhio di mio figlio. Stiamo preparando la documentazione per poter procedere legalmente contro gli ufficiali di polizia presenti in quei giorni in piazza Kizilay, ad Ankara».

Tribunali che accusano i medici, che a loro volta accusano la polizia, che è a sua volta accusata dai feriti che non hanno ricevuto assistenza medica, e che chiedono giustizia ai tribunali. Un giorno in Turchia.

Foto: ataturk.org

Dino Buonaiuto (corrispondente dalla Turchia)