Guido Marino il questore di Catanzaro un uomo diretto contro la 'ndrangheta
Cronaca Calabria

Guido Marino il questore di Catanzaro un uomo diretto contro la 'ndrangheta

lunedì 3 dicembre, 2012

CATANZARO, 3 DICEMBRE - Violenza nelle piazze, ‘ndrangheta insinuata nei palazzi del potere, errori nei metodi repressivi, questo e tanto altro nella chiacchierata fatta qualche giorno fa con il questore di Catanzaro Guido Marino. Un uomo molto chiaro e diretto, che non si trincera dietro false scuse e che non ha problemi a dichiarare che il fenomeno della ‘ndrangheta non trova la giusta repressione. [MORE]

Proteste in piazza, discorso caschetti e numeri identificativi come si pone nei confronti dei tanto criticati eccessi della Polizia?

Io mi pongo come si pone qualunque persona che svolge questo lavoro. Ogni eccesso va punito? Già succede, nessuno si è mai sognato di coprire o assolvere certi eccessi da parte della polizia. Mi piacerebbe, però che questo valesse per tutti. Puntare l’attenzione soltanto sugli eccessi della polizia, senza minimamente considerare quelli di chi va a protestare con catene, bombe carta, pietre, caschi e quant’altro, forse qualcosina da tener presente c’è pure. È vero che il ruolo del poliziotto è un ruolo ben preciso e ben delimitato, però attenzione a parlare degli eccessi della polizia. La polizia non ha mai attaccato, ma solo risposto, non ad un attacco, ma ad una serie di attacchi con una violenza in crescendo. Oggi si vedono solo le immagini di un poliziotto che sicuramente esagera nel suo lavoro, francamente a me pare riduttivo e fuorviante, ma ripeto non perché io tenti di assolvere il poliziotto che si accanisce contro una persona che è già a terra in condizione di non nuocere, ma mi piacerebbe conoscerla tutta quella storia e non il fotogramma. Anche se non c’è una motivazione che tenga per giustificare un eccesso del genere. Tanto che un simile eccesso da quando io sono in polizia è stato punito dalla stessa polizia e non dall’opinione pubblica, dal telegiornale o da qualunque tribunale speciale. È sempre stata la polizia stessa ad avere l’interesse a punire gli eccessi ed anche solo gli errori, non gli eccessi. Quindi ridurre tutto il problema di un movimento di piazza, di un movimento studentesco, un movimento di protesta, agli eccessi della polizia, mi sembra riduttivo, deviante e condito da una buona dose di malafede.

Quando lei era a Milano, visti i fatti odierni di ‘ndrangheta, politica e imprenditoria, già si indagava in quel senso?

Guardi io le parlo di una ventina di anni fa. La presenza della ‘ndrangheta in Lombardia non è un dato inedito, non so se lo sia questa infiltrazione nel tessuto politco-imprenditoriale, ma che la ‘ndrangheta avesse radici solidissime in Lombardia già da allora e forse ancora da prima, questo è storicamente dimostrato. Penso ai sequestri di persona degli anni ’80, ai grossi traffici di droga in cui la ‘ndrangheta riuscì ad estromettere a soppiantare in maniera drastica e definitiva cosa nostra, la camorra, gli stessi turchi che erano i maggiori importatori e produttori mondiali di eroina. Probabilmente ora se ne parla di più per i risvolti politici. La ‘ndrangheta in Lombardia, come la ‘ndrangheta in Calabria, come la mafia in Sicilia, ha anche diversificato il suo raggio di azione e giro di affari. Che la ‘ndrangheta non sia soltanto coppola e lupara o il pizzo richiesto con pistola sul tavolo, è un fatto consolidato. Il pizzo richiesto con modalità ugualmente intimidatorie, convincenti e persuasive e di incutere timore a chi le riceva, che io non chieda mille euro al mese, ma l’assunzione o che imponga che il caffè lo devo prendere da quello e non da quell’altro, cambia l’aspetto, ma non la sostanza.

Da cosa può dipendere il fatto che la ‘ndrangheta sia la prima organizzazione criminale al mondo?

Può dipendere dal fatto che se scopriamo solo oggi che la ‘ndrangheta è radicata in Lombardia, forse negli ultimi decenni si è stati un po’ distratti tanto da non dedicarle la dovuta e giusta attenzione. Forse anche perché la ‘ndrangheta ha sempre volutamente evitato il clamore. Stragi come quelle palermitane in Calabria, per fortuna non ne abbiamo mai avute e speriamo di non averne mai. Questo però ha portato, ahimè con qualche errore di metodo e di impostazione a non dedicare alla ‘ndrangheta e alle sue potenzialità l’attenzione che meritava. Ha lavorato nella convinzione che fosse un fenomeno meno allarmante rispetto a “cosa nostra” siciliana o alla camorra napoletana. Non credo di avere diagnosi precise, però trovo abbastanza contraddittorio dire che la ‘ndrangheta è l’organizzazione più pericolosa al mondo e non fare nulla in merito. A questo deve conseguire qualcosa. Perché quando si disse e quando si accertò a suon di stragi, che “cosa nostra” era la più pericolosa al mondo, il contrasto credo che sia stato abbastanza adeguato tanto che in Sicilia a parte uno non ci sono più grandi latitanti. Nel dire che la ‘ndrangheta è la più pericolosa e che fattura non si sa bene quanti miliardi di euro all’anno, se non è solo un titolo ad effetto per qualche rivista e quotidiano, dovrebbe essere l’inizio di una strategia e di una azione di contrasto maggiore e di cui tutti dovremmo essere consapevoli. Io credo che lo stato, ne sia abbastanza consapevole a livello di impegno, a livello di forza di polizia a livello di organizzazione, però ci si aspetterebbe anche dalla cosiddetta società civile, dalla cosiddetta borghesia un atteggiamento diverso, non fatto di chissà quale eroismo, ma della consapevolezza che se oggi c’è un apparato statale che fa egregiamente il proprio lavoro di contrasto è il caso che tutti se ne rendano conto e si sveglino prendendo atto che questa presenza micidiale può essere ridimensionata.


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