Cultura e Spettacolo

"Grottesco" di Patrick McGrath

Credo che Patrick McGrath sia uno dei migliori scrittori contemporanei. L’ho scoperto grazie al suo famosissimo romanzo Follia. Ma in questo articolo preferisco parlarvi di Grottesco, un romanzo tra il gotico ed il noir.

Hugo è un studioso, un paleontologo per l’esattezza. Ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca scientifica e all’analisi di alcune ossa di dinosauro rinvenute in Africa.
Di carattere schivo e scorbutico, vive con la moglie Harriet e la figlia, poco più che adolescente, Cleo. Un giorno la moglie assume una coppia di coniugi, Doris e Fledge, rispettivamente cuoca e maggiordomo. Ed è proprio con l’arrivo dei due che iniziano i guai. Il fidanzato di Cleo scompare e si ritrova il corpo spolpato e a pezzi. Cosa gli sarà successo? Di chi sarà la colpa?
Dopo poco tempo Sir Hugo per un’emorragia celebrale rimane paralizzato. Tutti credono sia un vegetale. Solo la figlia, divenuta pazza per la perdita del fidanzato, si rende conto che può provare emozioni e che capisce tutto quello che lo circonda.[MORE]

Infatti Hugo vede, sente e comprende. Nota la simpatia e l’attrazione di Harriet per Fledge, i movimenti strani del maggiordomo, il dolore profondo di Doris. Ma proprio Fledge è al centro delle più sinistre deduzioni dello studioso: cosa ci faceva quella sera, in camera, abbracciato con il fidanzato di Doris?

Il romanzo è intriso di dubbi, segreti e sospetti. La psicologia dei personaggi, che domina la scena, è precisa e determinante, in pieno stile di McGrath. Il confine tra realtà e sospetto è impercettibile, tanto da lasciare col fiato sospeso fino all’ultima pagina e appena si conclude la lettura una sola questione rimane al lettore: ma è tutto frutto di una pazzia delirante, di una fantasia onirica, di una paura estrema o di un macabro piano?

Io ho dato la mia risposta, a voi la vostra…

«Questo, dunque, è l’“io” che vi parla. Chiuso nel mio bozzolo di ossa, mi trasformo in pupa dietro uno sguardo vacuo somigliante a quello di una lucertola, dentro un corpo lentamente consumato dal suo stesso metabolismo. “È un pover’uomo deforme, inerte e miserando, malsano nell’aspetto e destinato a vegetare per il resto dei suoi giorni”. A dire il vero, il mio neurologo non si è mai espresso in questi termini, ma poteva benissimo. Quanto al destino, sono giunto alla conclusione che il mio sia quello dell’essere grottesco. Sì, perché non è forse grottesco un uomo tramutato in vegetale?»

 

Valeria Nisticò