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Grosse risate e tanta sperimentazione: intervista ai Sycamore Age
VITERBO, 23 FEBBRAIO 2015 - Pochi giorni fa è stato pubblicato da Santeria e Woodworm il secondo album dei Sycamore Age. Perfect Laughter è distribuito da Audioglobe e Orchard dal 20 febbraio ed è in promozione per Promorama.
I Sycamore Age nel loro nuovo disco ci spiegano un po' le origini ed i perché dell'universo accompagnandoci con le loro sperimentazioni casalinghe e con quel sentore di progressive-rock che ultimamente è difficile trovare, invece in questa intervista ci spiegano un po' le origini ed i perché di Perfect Laughter.
Buona Lettura!
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Raccontateci chi sono i Sycamore Age e perché avete scelto questo nome.
I Sycamore age sono un gruppo molto eterogeneo di sette elementi, con grosse, e fortunatamente profique, disparità generazionali e formative. C'è chi viene da studi classici, chi dalla "strada"; chi ha delle inclinazioni musicali e chi ne ha altre...in definitiva, abbiamo fatto di questo minestrone di anime il nostro maggiore punto di forza.
Il nome, come abbiamo detto più volte in passato, deriva dall'ispirazione alla pianta di sicomoro, che nell'immaginario degli antichi era l'albero simbolo di passaggio tra dimensioni, più che mai tra la vita e la morte ma, importante sottolineare, laddove la morte non era concepita come fine bensì come l’inizio di un nuovo sognante cammino in una dimensione ignota: gli egizi ne usavano il legno per costruire i sarcofagi, è l'albero sul quale si è impiccato Giuda...ecc.
Inoltre, il sicomoro, per noi rappresenta anche un legame geografico, crescendo spontaneamente in tutta l'area mediterranea, dal medio oriente alla Spagna, compreso l'Italia; e l’area mediterranea è un po' il luogo da cui più attingono linfa le nostre radici musicali. Poi a "Sycamore" abbiamo aggiunto "Age", sognando un'era che potesse stare addirittura al di la del tempo, in una realtà metafisica in cui, come nell'Alice di Carrol, tutto può accadere...
Ci descrivete un po' il viaggio intrapreso con Perfect Laughter fino ad arrivare alla "risata perfetta" di un Dio burlone?
Nello scrivere i primi due brani che sarebbero andati a formare le basi dell’album, senza neanche accorgercene, abbiamo scritto due testi che, seppur in modo diverso, abbracciavano il tema del dialogo tra uomo e divino. Immediatamente ci siamo trovati d’accordo sull’approfondire questo tema, che evidentemente avevamo così a cuore, fino a definire un vero e proprio “concept album”.
Ci siamo ricordati una famosa frase di Bokowsky, all’interno della quale c’è il meraviglioso concetto “perfect laughter” e abbiamo deciso di tenere queste due semplici ma potentissime parole come linea guida. Poi, le infinite bizzarrie di cui è costellato l’universo, ci hanno ispirato l’ipotesi che tutto sia stato creato da un “Dio burlone” come lo hai chiamato tu…
Nel disco usate diversi "strumenti casalinghi", come vi è venuto in mente ed in che modo li usate?
Il nostro studio non è altro che una piccola stanza di una casa abitata, come musicisti, la nostra ossessione principale è quella di ricercare sempre nuove sonorità…se unisci le due cose, ecco la risposta…
Da un lato, non ci piacciono molto le batterie “convenzionali” nei nostri dischi, ci sembra che tendano a sempre a banalizzare un po’ il tutto; dall’altra, non avremmo neanche lo spazio e la condizione per farlo. Di conseguenza, per supportare la ritmica dei brani, utilizziamo con grande piacere un sacco di oggetti di uso casalingo.
Abbiamo usato dagli scolapasta ai termosifoni, dai comodini al bidone dell’immondizia, pentolini e coperchi; poi tutto viene filtrato più o meno dagli effetti che abbiamo a disposizione, anche a seconda delle esigenze del brano stesso…potrai immaginare che, durante le registrazioni, le risate non mancano…
Come si è svolta la composizione e la registrazione del disco?
Beh, per quanto riguarda la registrazione, praticamente ti ho già risposto nella domanda precedente.
La composizione invece, come ben sai, è l’atto intimo per eccellenza, in questo caso infatti, alcuni di noi scrivono l’armonia di base e le melodie dei brani, poi le stesse vengono sottoposte al resto del gruppo, filtrate ed elaborate fino…quando tutto va bene…alla chiusura del brano. Scriviamo i testi sempre a posteriori rispetto alla composizione, lasciando che sia il brano stesso ad ispirare le liriche.
Il live come e quanto cambierà l'aspetto di Perfect Laughter?
Sempre per il “modus operandi” di cui sopra, secondo il quale, la creazione dei brani avviene in una sede intima e raccolta, questo anche al fine di assicurare il massimo del controllo e della concentrazione sui brani, risulta poi inevitabile, al momento della conversione live, una rilettura completa o quasi di tutti gli arrangiamenti nati in studio. Ciò non solo per mere esigenze tecniche ma anche per conferire un maggiore impeto alla performance dal vivo.
Com'è nata l'idea dei teaser con le "meraviglie del Creato"?
Beh! Trattando appunto il tema del creato, come ho detto sopra, non abbiamo potuto fare a meno di notare le bizzarrie, se non le assurdità che contiene, tanto da arrivare ad ipotizzare un Dio folle che ha creato l’universo in cui siamo in preda ad una crisi di riso. Questi improbabili quanto simpatici animaletti, ci sono sembrati perfetti per il commento visivo ai teaser di anteprima dei brani del “concept album”…
A tre anni dal vostro omonimo album d'esordio, è cambiato qualcosa nel vostro approccio alla musica ed al gruppo?
Credo che fondamentalmente lo spirito sia rimasto lo stesso, e spero davvero che ciò si senta anche nelle tracce del disco. Teniamo sempre presenti come esempio i Beatles dei bei tempi, è vero che non gli assomigliamo molto, e forse sarà anche un po’ banale dirlo, ma, come loro cerchiamo sempre di giocare e divertirci con la musica anche e soprattutto nei momenti della cosiddetta sperimentazione, ma mai in maniera autoreferenziale, al contrario, cercando sempre di coinvolgere il più possibile nel gioco chi ci ascolta e di contagiarlo con il nostro spirito. Inoltre, tanto per trovare altri legami, spesso ci definiscono pronipoti del prog, mentre i Beatles per alcuni dei critici più acuti ne sono gli iniziatori…
Siamo lontani dagli anni '70 ma, fortunatamente, continuiamo ad avere band sperimentali di una certa caratura, come voi ci dimostrate. A vostro parere, oggi qual è il ruolo di una band sperimentale?
Guarda, devo dirti che oggi, alla luce del gigantesco crack generale dell’industria discografica, le band diciamo così “sperimentali” hanno decisamente molto più senso rispetto ad esempio agli anni ’90, quando ancora con la musica si poteva diventare ricchi.
Mi spiego meglio, in un epoca in cui i dischi non si vendono più e la distribuzione online rende più o meno 1 centesimo a download, chi fa musica per speculare al massimo può suscitare un po’ d’ilarità. In compenso, tanto per vedere il lato positivo in tutto questo cataclisma, la musica cosiddetta “sperimentale”, da sempre seguita da un’esigua elite e da sempre lontana da ogni logica di mercato, mantiene, e forse anche rivendica, una maestosa aura di dignità.
Forse il destino della musica, a meno che qualche genio non inventi un nuovo tipo di supporto da “vendere”, è quello di tornare alla purezza di cui ha goduto fino ai primi del ‘900, prima che Edison inventasse il registratore, che ha poi generato il “mercato discografico” e la conseguente speculazione discografica, la quale, a sua volta, ha relegato gli sperimentatori in una sorta di ridicolo angolino della vergogna. Sperimentatori capiti ed apprezzati da pochi intellettuali, ma addirittura derisi dalle masse con il loro “potere d’acquisto”. Torneremo al mecenatismo??? Se si, speriamo che i futuri mecenate abbiano buon gusto e competenza come ne avevano in passato.
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Federico Laratta
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