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Greenpeace: Arctic 30 in quarantena a San Pietroburgo fino a domani

MOSCA, 13 NOVEMBRE 2013 - L'oppressione della libertà è una delle pratiche spudoratamente esercitata da Vladimir Putin, proprio per questo i 30 attivisti di Greenpeace sono ancora detenuti in Russia, e da un paio di giorni trasferiti dal carcere di Murmansk a quello di San Pietroburgo.[MORE]

Il direttore di Greenpeace Russia, Dmitry Artamonov, ha dichiarato che "gli arctic 30 si trovano in quarantena fino a domani a San Pietroburgo. Solo allora saranno in grado di vedere i nostri avvocati e ricevere cibo e altre necessità di base." Il viaggio in treno da Murmansk a San Pietroburgo è durato circa 28 ore. ''Ci hanno detto che sarebbero stati trasferiti perché il caso va al di là della competenza del giudice di Murmansk. Eppure i tribunali di San Pietroburgo non hanno tali poteri'' ha spiegato Artamonov.

Non si fermano le voci di chi chiede la loro liberazione, perché non si possono chiudere gli occhi di fronte ad un vero e proprio "omicidio" della libertà, di fronte a chi incarcera i portatori di un pensiero pacifista. Ma il messaggio Putin l'ha lanciato forte e chiaro: non toccate i miei unici valori. Il petrolio dunque.

Sarà per questo che Emma Bonino tarda ad esprimersi, a schierarsi per la libertà degli arctic 30? Non temerà che Vladimir Putin ci lasci al freddo proprio ora che l'inverno è alle porte? D'altrone non dimentichiamo che l'Italia, dopo la Germania, è il secondo paese dell’Europa occidentale per l’acquisto di gas russo.

Intanto a preoccupare sono le condizioni di detenzione degli attivisti. Ad affermarlo è stato proprio Aristide D'Alessandro, il padre dell'italiano Cristian D'alessandro, in una lettera a Greenpeace: "sono rinchiusi tra quattro mura anguste, con un quadratino di luce di centimetri 30x30, senza acqua potabile, con una alimentazione scadentissima e una sola ora di passeggiata al giorno. È stato inoltre affermato che la detenzione e le condizioni della stessa violano i diritti umani. L'arresto è stato notificato ben oltre le 48 ore dal fermo ed è, pertanto, illegale per la stessa legge russa."

Questo è il caro prezzo da pagare a causa di chi baratta la vita con nauseanti interessi economici, a causa di chi barrica dietro gelide mura di galera la libertà d'espressione. A questa continua violazione dei diritti umani, diamoci pure il nome di "autoritarismo di Vladimir Putin".

(Immagine da facebook.com)

Rossella Assanti