Estero

Grecia, l'altra Immigrazione con Tsipras

 ATENE, 6 MARZO 2015 – Per gran parte dell'ultimo decennio, la Grecia – con i suoi chilometri di costa e la sua prossimità con l'Asia – è divenuta una destinazione cruciale per migranti provenienti dal Senegal al Pakistan e da qualsiasi altro paese racchiuso in questa enorme area. Oggi, la maggioranza degli immigrati che entrano in Grecia arrivano dalla Siria e dall'Afghanistan, e molti di loro utilizzano la Grecia come luogo di transito sulle loro destinazioni verso l'Europa settentrionale e occidentale. E finora, la risposta del governo greco a tutti gli immigrati sprovvisti di documenti è stata l'applicazione di politiche deterrenti e di detenzione. Secondo l'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR), nel 2014 sono stati arrestati dalla polizia greca circa 45.500 immigrati e richiedenti asilo.

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Oggi, con la vittoria di Syriza e la salita al potere del “non-convenzionale” e ateo primo ministro Tsipras, tali politiche potrebbero subire un forte cambiamento. È nota la sua linea in contrasto con l'Unione Europea per quanto concerne debito e austerità, ma i temi di collisione potrebbero non essere solo questi. Syriza propone di invertire la rotta nella gestione dell'immigrazione con un antipodo piano di protezione, piuttosto che utilizzare detenzione o deportazione, che potrebbe mettere in discussione quanto Bruxelles abbia fatto finora per affrontare e arginare il fenomeno dei richiedenti asilo. Recenti rapporti della nuova ministra dell'immigrazione Tasia Christodoupoulou hanno registrato il netto cambiamento di attenzione, sempre più lontano dalle politiche di detenzione e pattugliamento delle coste su cui s'è per anni fondata la politica di immigrazione del paese per più di dieci anni.

Riforme ambiziose

Oltre all'intenzione di voler garantire la cittadinanza ai figli dei migranti di seconda generazione, nati e cresciuti in Grecia, la ministra ha anche proposto di chiudere definitivamente i centri di accoglienza. «La detenzione deve essere solo una misura eccezionale», ha spiegato Chistodoulopoulou ai microfoni di Al Jazeera, «Una delle nostre priorità è quella di abolire il periodo di detenzione di 18 mesi per i richiedenti asilo e rilasciare immediatamente dai centri i minori non accompagnati». L'attuale legge greca impone infatti un periodo di 18 mesi di detenzione per chi è entrato nel paese in maniera illegale, in seguito al quale, se non vi è poi una richiesta d'asilo, vengono rimpatriati nei loro paesi d'origine. Ma a causa della totale assenza di accordi bilaterali con i paesi di provenienza, molto spesso un rimpatrio sicuro risulta pressoché impossibile.

Sono in tanti a rifiutarsi di rimpatriare volontariamente, senza voler nemmeno richiedere l'asilo politico in Grecia, a causa delle lungaggini burocratiche e l'improbabilità di garanzie per i rifugiati – la Grecia ha il più basso tasso di richieste di asilo accettate nell'Unione Europea. Rimangono dunque bloccati e in un limbo di indigenza. L'ovvio risultato è poi il naturale sovraffolamento dei centri di detenzione, dove molti migranti restano rinchiusi per un periodo superiore alla durata massima prevista per la legge. Christodoulopoulou ha ora intenzione di migliorare il monitoraggio, fornire maggiori garanzie, e facilitare l'integrazione di coloro che hanno vissuto nel paese per più di un anno, formando già un “forte legame con la società greca”. Il miglioramento si avrà a lungo termine.

'Muoio ogni giorno'

Le politiche promosse da Syriza, se applicate con successo, saranno particolarmente accolte con giubilo da quei migranti che hanno trascorso più di 18 mesi nei centri di detenzione. Le strutture sono al collasso, con celle di 60 metri quadri che ospitano decine e decine di immigrati. Si denunciano continuamente anche condizioni igienico-sanitarie piuttosto precarie, e i rischi di infezione di epatite e altre malattie.

«Qui dentro muoio ogni giorno», dice Khan, un profugo afgano, «Era forse meglio se fossi stato ucciso dai talebani. Il mio caso è piuttosto duro, urgente; ma nonostante ciò mi hanno detto che devo attendere altri sei mesi qui, in questo centro, e già due anni sono passati. Non sopravviverò. A volte ho come l'impressione che non mi vedano come un essere umano». Più di 25 compagni di cella di Khan sono detenuti nei centri da più di 18 mesi; in tanti hanno anche tentato il suicidio, condizionati da un mutevole equilibrio mentale. Lo stesso Khan, che soffre di problemi ai reni, non ha ricevuto, negli anni, alcuna assistenza medica.

Il centro di accoglienza di Fylakio dove si trova Khan non ha voluto rispondere alle richieste dei giornalisti di Al Jazeera. Le condizioni disumane del centro sono state denunciate dalle organizzazioni non governative. Amnesty International ha denunciato che “la detenzione prolungata e il suo utilizzo continuo e indiscriminato in pessime condizioni ha il chiaro obiettivo di dissuadere potenziali migranti a raggiungere la Grecia”. Mentre la ministra è impegnata nel migliorare tale situazione, l'UNHCR richiede anche un urgente supporto psicologico e protezione per chi è impossibilitato a rimpatriare. E lo stesso rimpatrio andrebbe controllato, per evitare un doppio traffico di uomini all'inverso, e ciò richiederebbe lo stanziamento di ulteriori fondi da parte dell'Unione Europea.

Supporto pubblico minimo

Mentre le politiche fiscali del nuovo governo greco sono state accolte e supportate dalla popolazione e dagli altri partiti, non è andata allo stesso modo per quanto riguarda le riforme dell'immigrazione. Gli ostacoli provenienti dagli altri gruppi parlamentari potrebbero costringere Tsipras ad intraprendere una strada contorta e tortuosa per raggiungere i propri risultati: garantire il diritto d'asilo ai richiedenti, e assimilare un numero maggiore di immigrati. Panos Kammenos, leader del partito Independent Greeks, si è dichiarato d'accordo all'assimilazione di un discreto numero di immigrati, ma solo se questi dimostrano di essere “sostenibili economicamente e socialmente”. La maggioranza dei greci, inoltre, sposa appieno le cautele di Kammenos sull'immigrazione, fenomeno visto come un peso per l'economia, che potrebbe minacciare l'identità greca. Secondo alcuni sondaggi, l'84% dei greci è fermamente contrario all'immigrazione, un dato significativamente elevato rispetto al 50% registrato in tutta Europa.

Le politiche di immigrazione di Syriza potrebbero avere più di una eco in tutta Europa, offrendo un modello alternativo su come gestire i flussi degli immigrati irregolari. Syiriza ha intenzione di fornire, sul territorio greco, valide alternative alla detenzione a decine di migliaia di richiedenti asilo e rifugiati: una chiara ed enorme “politica di immigrazione europea comune con obblighi e diritti”, dove l'Europa non avrebbe più la possibilità di “stare a guardare”, dal momento che la Grecia non potrebbe occuparsi di tutto da sola. La sfida sta nel trasformare l'immigrazione da peso per il paese a beneficio, nel tentativo di convincere le altre forze politiche, per ora rigorosamente scettiche. Nel frattempo, Amnesty ha accolto con molto entusiasmo l'iniziativa del governo greco, favorendo prima di tutto l'eliminazione delle condizioni disumane in cui vessano attualmente i migranti.

Foto / Fonte: aljazeera.com

Dino Buonaiuto