Cronaca
Il Boss Graviano, ho incontrato Berlusconi 3 volte a Milano
Graviano, ho incontrato Berlusconi 3 volte a Milano. Boss depone a Reggio Calabria, in quel periodo ero latitante
REGGIO CALABRIA, 7 FEB - "Ho incontrato tre volte a Milano Silvio Berlusconi mentre ero latitane". Lo ha detto il boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, già condannato all'ergastolo, deponendo in videoconferenza nel processo "'ndrangheta stragista", in cui è imputato, in corso di svolgimento a Reggio Calabria. Graviano sta rispondendo alle domande del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo.
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Ghedini, priva di fondamento
"Le dichiarazioni rese quest'oggi da Giuseppe Graviano sono totalmente e platealmente destituite di ogni fondamento, sconnesse dalla realtà nonché palesemente diffamatorie". Lo afferma in una nota il legale di Silvio Berlusconi, l'avv. Niccolò Ghedini. "Si osservi - prosegue - che Graviano nega ogni sua responsabilità pur a fronte di molteplici sentenze passate in giudicato che lo hanno condannato a plurimi ergastoli per gravissimi delitti".
Dopo 26 anni ininterrotti di carcerazione - prosegue Ghedini - improvvisamente il signor Graviano rende dichiarazioni chiaramente finalizzate ad ottenere benefici processuali o carcerari inventando incontri, cifre ed episodi inverosimili ed inveritieri. Si comprende, fra l'altro, perfettamente l'astio profondo nei confronti del Presidente Berlusconi per tutte le leggi promulgate dai suoi governi proprio contro la mafia. Ovviamente saranno esperite tutte le azioni del caso avanti l'autorità giudiziaria".
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Deposizione Graviano: 'Cav tradito perché attese venute meno'
'Aveva chiesto aiuto in Sicilia prima di scendere in politica'
Silvio Berlusconi, prima di iniziare la sua attività politica avrebbe chiesto a Giuseppe Graviano di potere essere aiutato in Sicilia.
A dirlo lo stesso Graviano secondo il quale, però, molte delle attese che Cosa nostra aveva posto in Berlusconi vennero meno, come il mantenimento del regime carcerario del 41bis e l'abolizione dell'ergastolo. "Per questo - ha detto - ho definito Berlusconi traditore".
Graviano ha parlato dei rapporti tra la sua famiglia d'origine e Silvio Berlusconi intervenendo in videoconferenza con l'aula bunker di Reggio Calabria rispondendo alle domande del pm Giuseppe Lombardo nel processo "'ndrangheta stragista" dov'è imputato con Rocco Santo Filippone, capobastone di Melicucco e uomo di fiducia dei Piromalli di Gioia Tauro.
Alla domanda di Lombardo se Berlusconi fosse a conoscenza del suo stato di latitanza, Graviano ha detto di essere stato "latitante dal 1984", cosa che non gli impedì di presenziare in quell'anno ad un altro incontro con Berlusconi, "che sapeva della mia condizione", in presenza di altre persone.
Graviano e Filippone sono accusati di essere i mandanti dell'agguato in cui furono uccisi gli appuntati dei carabinieri Giuseppe Fava e Antonino Garofalo, assassinati nel gennaio del 1994 nell'ambito, secondo l'accusa, del progetto stragista portato avanti da Totò Riina. Il boss ha detto che il nonno materno Filippo Quartararo, un facoltoso commerciante di frutta e verdura, "era in contatto con Berlusconi" e fu incaricato da Cosa nostra di agganciare l'ex presidente della Fininvest per investire al nord. Cosa che avvenne, per le pressioni del padre di Michele Greco, Giuseppe, "che consigliò di investire nel settore immobiliare una cifra di circa venti miliardi di lire".
Giuseppe Graviano ha detto che "l'incontro con Silvio Berlusconi avvenne nel 1983 all'hotel Quark", presenti il nonno e il cugino Salvatore. I soldi dei Graviano, secondo quanto affermato dal boss, finirono anche per essere utilizzati nella realizzazione di "Milano 3" e "la nostra idea - ha detto Graviano - era di legalizzare la situazione per far emergere i finanziatori nella società immobiliare di Berlusconi in cui c'era mio nonno, perché i loro nomi apparivano solo su una scrittura privata che ha in mano mio cugino Salvo". Graviano ha anche parlato del regalo di un appartamento da parte di Berlusconi al cugino per motivi privati.
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