Cronaca

Gratteri: operazione scacco alla 'Ndrangheta: 41 arresti e la sconvolgente connessione con la Pubblica Amministrazione

Gratteri: "Pubblica amministrazione asservita alla 'ndrangheta". Blitz del Ros, 41 arresti

Tra le accuse il voto di scambio. Sott'inchiesta l'ex governatore Oliverio. Ai domiciliari l'ex consigliere Sculco, indagata la figlia Flora. Tra gli imprenditori coinvolti i fratelli Vrenna di Crotone: "A loro il monopolio dei rifiuti"

Maxi operazione antimafia in Calabria, tra gli indagati - in tutto 123 - anche l'ex governatore Mario Oliverio e l'ex assessore regionale Nicola Adamo. Ai domiciliari l'ex consigliere regionale Vincenzo Sculco. I carabinieri del Ros, supportati dai comandi provinciali di Crotone, Cosenza e Catanzaro, hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa su richiesta della Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. Le misure cautelari sono 43, gli arrestati 41. Tra le accuse, oltre all'associazione mafiosa, figurano anche un omicidio, estorsioni, turbata libertà degli incanti, corruzione e voto di scambio. “Oggi sono stati arrestati 41 presunti innocenti”, ha detto il procuratore Gratteri nel corso della conferenza stampa, “abbiamo lavorato su oltre 100 indagati contemporaneamente, un'inchiesta estremamente complessa”. Al centro c'è soprattutto la provincia di Crotone, dove sono emersi ''rapporti continui e diretti" della cosca di Papanice "con la pubblica amministrazione asservita alla 'ndrangheta", e "rapporti diretti con la politica regionale che aveva un ruolo attivo, dominante, dal 2014 al 2020''.

Nelle 381 pagine dell'ordinanza, firmata dal gip distrettuale Antonio Battaglia, figurano anche i nomi degli imprenditori Raffaele e Gianni Vrenna, rispettivamente ex presidente e attuale presidente del Crotone Calcio; dell'ex consigliere regionale Sebi Romeo; e di Flora Sculco, ex consigliera regionale e figlia di Vincenzo. Indagati l’ex assessore comunale di Crotone Giancarlo Devona e l’attuale sindaco di Rocca di Neto Alfonso Dattolo. Quindi il boss della cosca di Papanice, Domenico Megna.

IL PRESUNTO PATTO DI SPARTIZIONE

Agli indagati Oliverio, Devona, Adamo, Vincenzo Sculco e Romeo vengono contestate, tra le altre cose, “riunioni programmatiche” che si sarebbero tenute anche in uffici riservati della Regione nel 2017 e nel 2018. Riunioni in cui sarebbe stato elaborato “un accordo con Sculco, leader della formazione politica i Demokratici”, che avrebbe appoggiato “la formazione politica riconducibile a Mario Oliverio facendo convogliare un consistente pacchetto di voti da attingere dal proprio bacino elettorale in occasione delle elezioni regionali tra il 2019 e il 2020, in cambio dell'appoggio della candidatura di Flora Sculco, figlia di Vincenzo che si sarebbe candidata quale consigliere regionale”.

Da tale patto, secondo gli inquirenti, sarebbero derivati una serie di incarichi e appalti elargiti dai politici a dirigenti e imprenditori di fiducia. In questo modo sarebbe avvenuta la penetrazione all'interno del Comune di Crotone (individuazione di dirigenti, condizionamento di appalti pubblici, affidamenti illeciti a imprese gradite a Sculco e Devona, affidamento di incarichi a soggetti graditi a Sculco e Devona). E poi la la penetrazione nella società partecipata Crotone Sviluppo, con l'individuazione di direttori generali e dell'amministratore unico. E poi ancora la penetrazione nella Provincia di Crotone, mediante il "condizionamento del voto nel 2017, attraverso un accordo promosso da Sculco per far eleggere Nicodemo Parrilla". Il quale, dopo essere stato eletto presidente della Provincia, è stato coinvolto e condannato nella maxi operazione antimafia Stige.

EDILIZIA POPOLARE E NOMINE NELLA SANITÀ

Nel mirino del presunto “comitato d'affari” anche l'Aterp Calabria, distretto di Crotone, con l'indicazione da parte di Adamo, Sculco, Devona e Romeo “di professionisti loro graditi" per l'espletamento di alcuni incarichi, come quello “relativo all'accatastamento di immobili di edilizia popolare nell'area crotonese”.

La Dda annota ancora la penetrazione nell'Asp di Crotone, mediante “la precisa concertazione tra Oliverio, Devona, Sculco e Adamo in ordine al controllo dell'ente, attraverso la rimozione dell'allora direttore generale Sergio Arena, persona sgradita a Sculco". Al suo posto, una figura di vertice che potesse dare “un segnale di discontinuità” come Antonello Graziano, persona che "avrebbe contribuito a nominare i dirigenti Masciari e Brisinda, legati allo stesso Sculco".

Fra gli indagati anche Domenico Pallaria, all'epoca dei fatti direttore generate del dipartimento Presidenza della Regione Calabria, e Orsola Reillo, all'epoca dei fatti direttore generale del dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Calabria.

LA GESTIONE DEI RIFIUTI

Un capitolo dell'inchiesta riguarda la gestione dei rifiuti. Gli imprenditori Gianni e Raffaele Vrenna si sarebbero interfacciati con i vertici della Regione, dopo aver ottenuto gli appalti per la gestione degli impianti di trattamento meccanico-biologico (Tmb), per assicurare alle società loro riconducibili un ruolo di monopolio nella gestione dei rifiuti solidi urbani. In particolare “sollecitando l'emanazione di leggi regionali, in ordine alle quali si accordavano per redigere essi stessi gli articolati”, allo scopo di superare “I'impasse normativo legato al divieto di costruzione di nuovi impianti di discarica”. I Vrenna, approfittando della “situazione emergenziale legata alla mancata attuazione del piano regionale dei rifiuti del 2016 che prevedeva un ampio ricorso alla raccolta differenziata al fine di minimizzare la produzione di Rsu”, avrebbero quindi dettato “direttive operative ai propri subordinati al fine di trattare i rifiuti in ingresso nei Tmb in maniera fittizia, risparmiando sui costi di gestione, per poi convogliare la quasi totalità dei rifiuti presso le discariche di Celico e Crotone, nonostante non fossero autorizzate a ricevere rifiuti non trattati, cosi incamerando le tariffe di smaltimento in discarica”.