Estero
Gran Bretagna: governo affidato a Boris Johnson
LONDRA, 25 LUGLIO – Buckingham Palace conferma l’ufficialità della designazione di Boris Johnson come nuovo Primo Ministro britannico; conformemente al protocollo tradizionale, inoltre, Johnson ha a sua volta accettato formalmente la nomina e si è recato dalla Regina Elisabetta II per il consueto baciamano. Il neo-leader Tory è ora atteso nella storica residenza al civico 10 di Downing Street con la sua giovane compagna Carrie Symonds.
L’ex sindaco di Londra (per due mandati) nonché Segretario di Stato per gli affari esteri ed il Commonwealth nei governi May I e II è subentrato proprio a quest’ultima, dimissionaria dal 7 giugno dopo l’ennesima frattura all’interno della sua compagine governativa, in crisi dall’avvio delle trattative con l’Unione Europea per formalizzare il recesso del Regno Unito. Gli ultimi in ordine di tempo a lasciare il governo May per annunciare la corsa a Downing Street erano stati il ministro dell’Ambiente Michael Gove e quello per i rapporti col Parlamento, Andrea Leadsom; oltre agli ultimi due citati, candidati alla Presidenza del partito conservatore erano Jeremy Hunt (il più moderato, soprattutto sulla Brexit), Rory Stewart, Esther McVey, Matt Hancock e Dominic Raab, ma fra essi l’ha spuntata Boris Johnson. Applicando la regola consuetudinaria che in Gran Bretagna prevede la corrispondenza tra capo del partito di maggioranza in Parlamento (ancora in mano ai Tories, sebbene risicata) e Capo del governo, in modo da assicurare a quest’ultimo, per quanto possibile, l’appoggio dell’organo legislativo, non potendo neppure direttamente sciogliere le Camere la Corona ha deciso di affidare l’incarico di dirigere l’esecutivo a Boris Johnson.
Da buon alfiere della Brexit, l’ex sindaco londinese ha subito annunciato importanti promesse in questo campo, dichiarando di aver intenzione di assumersi personalmente la responsabilità di realizzare una svolta nei rapporti con l’Unione, pur senza fornire dettagli specifici sulle condizioni che cercherà di strappare ai negoziatori europei. Il nuovo inquilino di Downing Street ha soltanto precisato che la priorità del nuovo governo sarà quella di formalizzare il recesso entro il 31 ottobre, come da scadenza fissata nell’ultima proroga concordata da Theresa May con l’UE: ciò lascia presagire la possibilità di giungere anche ad una rottura dei rapporti senza nuovo accordo, qualora non dovessero essere concordate neppure le condizioni per un libero commercio. Le altre promesse di Johnson nel suo discorso di presentazione al Paese hanno avuto toni più generici, dall’impegno a servire il suo popolo alla realizzazione di strade più sicure fino alla costruzione di avveniristiche ed efficienti infrastrutture, nonché la cura del sociale e della salute dei cittadini.
La nuova compagine governativa sarà a questo punto composta prevalentemente da Brexiteers radicali, in modo tale da evitare le incertezze che avevano caratterizzato l’atteggiamento dei collaboratori di Theresa May. Entreranno presumibilmente a far parte dell’esecutivo-Johnson Dominic Raab – avvocato e nazionalista convinto, già ministro Brexit con la May prima di dimettersi contestando la linea morbida dell’ormai ex governo – con l’incarico di ministro degli esteri e Segretario di Stato, Sajid Javid – businessman di origini pakistane, da anni vicino agli ambienti dell’establishment conservatore – che sarà ministro del tesoro e delle finanze, Michael Gove – uno dei Tories più influenti all’interno del partito, profondo conoscitore di tutti i suoi componenti e già coordinatore delle campagne elettorali di Cameron e May – con un ruolo di tramite fra l’esecutivo ed il Parlamento, la controversa Priti Patel – conservatrice inflessibile di origini indiane, già ministro del commercio per la May prima di dimettersi dopo l’esplosione del caso riguardante un suo incontro con politici ed affaristi israeliani concernente il business del tabacco e degli alcolici, all’oscuro di Downing Street – verso la nomina a capo dell’Home Office, Ben Wallace – ex militare – il quale guiderà il dicastero della difesa ed infine Stephen Barclay – ultimo capo negoziatore per la Brexit, in ordine di tempo – verrà confermato nel suo ruolo per assicurare continuità e giungere il più velocemente possibile ad un punto di svolta.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: scmp.com