Godzilla di Gareth Edwards, la recensione: e lasciateli combattere
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GODZILLA di Gareth Edwards, la recensione. Un film in cui l'immagine giganteggia e la tensione ruggisce: era allora quasi d'obbligo che le voci degli umani diventassero insignificanti e stupiti latrati, specie dopo l'uscita di scena di Bryan Cranston.
Per quasi due spettacolari ore di apocalypse party, l'espressione dello spettatore è d'inebetita meraviglia: identica a quella immutabile di Ken Watanabe, che intepreta lo scienziato giapponese destinato a coadiuvare, spesso inascoltato, i capoccia dell'esercito nella caccia ai mostri. Ecco la sintesi di Godzilla: sì, è stupefacente; e, sì: gli attori contano poco o nulla. Terrific: "fantastico", ma anche "terrificante" in senso negativo - perchè la sceneggiatura è a tratti tremenda. Che questo sia un problema, o piuttosto una forma di delicato equilibrio di certo cinema contemporaneo tutto pop corn ed effetti speciali, lo deciderà lo spettatore; certo è, coniugare tanta palpitante materia da b-movie con un fondo drammatico più che decente, pare davvero arduo. [MORE]
NANI SULLE SPALLE DI GIGANTI - Nè ci riesce Gareth Edwards - e perchè avrebbe dovuto? Godzilla funziona comunque come filmaccio\filmone, calandosi pienamente negli anni duemila, anzi, relegando al passato ed inabissando in un nano-secondo col suo gigantismo visivo tutta la sequela dei Godzilla passati: obsolescenza da vintage per quelli di Ishiro Honda e stirpe nipponica, mentre il più recente remake del 1998 viene paradossalmente superato perchè più emmerichiano dello stesso film di Roland Emmerich, più infarcito di disastri, ancora più audace e futuristico nell'effettistica CGI. I 15 anni di distanza pesano, ma non solo nel progresso tecnologico: nonostante il curriculum piuttosto scarno (all'attivo, di pertinente, solo un Monsters a basso costo) Edwards mostra rispetto ad Emmerich un senso della proporzione che conferisce a Godzilla lo stato di un'esperienza a misura d'uomo stupefatto.
Difficile, allora, pensare alla nuova trasformazione del mostro senza un precedente come Cloverfield: si gioca d'inquadrature dal basso, fughe ad altezza umana, soggettive spettacolari come un found footage in folle corsa (clamorosa quella dagli occhialini del paracadutista scagliato lungo il corpo scaglioso di Godzilla). Mentre vale la pena segnalare la presenza di Frank Darabont allo script (The Mist: si notino le analogie), l'ideale benedizione resta nondimeno quella di Spielberg: la minacciosità d'una Guerra dei mondi (o dei mostri), la paura che vien dalle acque de Lo squalo, l'impotente adrenalina degli omuncoli contro la Natura di Jurassic Park, persino certe scorazzate militari da Salvate il soldato Ryan. Scenario, sviluppo ed effettistica da urlo: ma poi sulle spalle dei giganti si siedono i nani.
SE NE VANNO I NOSTRI, ARRIVANO I MOSTRI - Non c'erano salti di qualità da farsi, in un film in cui bastano i salti dai grattacieli, dai ponti o dai picchi aguzzi delle caverne. Sul perché certi dialoghi o certe espressioni restino pericolosamente scadenti, c'è però da riflettere: davvero difficile far coesistere l'entertainment puro e qualche lampo d'intelligenza, anche parlata oltre che visiva? Probabilmente, non impossibile, visto che nella prima mezz'ora Bryan Cranston dà un saggio d'impegno recitativo, che certo non appartiene nè alla fisicità imbambolata del protagonista Taylor-Johson, nè al riempitivo domestico della gradevole Elizabeth Olsen, nè - questo lo spreco più grave - alla maschera di stucco di Ken Watanabe, con la paresi della preoccupazione dipinta in volto e replicata dalla maschera di Juliette Binoche.
In altre parole, quando se ne va Cranston, spariscono i nostri, arrivano i mostri: bellissimi, tarantolati, infervorati, si prendono la scena, fanno ombra al cast. Poco spazio anche per elucubrazioni sul rapporto tra gli esseri umani ed il loro habitat, su ansie ambientaliste relative al nucleare ed alle ferite di Madre Natura. Comincia la battaglia tra giganti, i toni sono solenni e marziali (la colonna sonora non è una "composizione", ma una ritmata iniezione d'eccitanti) e guai a parlare di gravità morale: piace la plasticità del terzo millennio, con poche parole e tanti ruggiti. Nuova, nuovissima: nella veste. L'idea era nei b-movies di fantascienza degli anni '50. L'iniziale è ancora quella: blockbuster. Ovvio che nel 2014 tutto sia più grande: bene, perché le dimensioni contano. E se gli umani spariscono, non importa: come dice Ken Watanabe lasciando la scena a Godzilla & co., let them fight.
DATA USCITA: 15 maggio 2014
GENERE: Azione, Fantascienza
ANNO: 2014
REGIA: Gareth Edwards
SCENEGGIATURA: Frank Darabont, Max Borenstein, David Callaham
ATTORI: Aaron Taylor-Johnson, Bryan Cranston, Elizabeth Olsen, Ken Watanabe, Juliette Binoche, David Strathairn, Victor Rasuk, Sally Hawkins, C.J. Adams, Richard T. Jones, Brian Markinson, Al Sapienza, Patrick Sabongui, Christian Tessier
FOTOGRAFIA: Seamus McGarvey
MONTAGGIO: Bob Ducsay
MUSICHE: Alexandre Desplat
PRODUZIONE: Legendary Pictures, Toho Co. LTD
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Pictures
PAESE: USA
DURATA: 120 Min
FORMATO: 2D e 3D
Antonio Maiorino
critico cinematografico - follow on Twitter