Estero

Gli USA respingono l'offerta di elezioni in Libia

“Ormai è tardi per questa soluzione”: sono queste le parole con le quali il Dipartimento di Stato USA respinge in una nota ufficiale la proposta di Saif al-Islam, figlio del rais Muammar Gheddafi, di indire elezioni per sfuggire all'impasse creatasi in Libia. L'offerta arriva ieri, in un'intervista al Corriere della Sera, in cui il figlio del colonnello afferma: “si potrebbero tenere entro 3 mesi. Al massimo a fine anno.[MORE] E la garanzia della loro trasparenza potrebbe essere la presenza di osservatori internazionali. Non ci formalizziamo su quali. Accettiamo l'Unione europea, l'Unione africana, le Nazioni unite, la stessa Nato. L'importante è che lo scrutinio sia pulito”.

La proposta deriva dalla certezza di Saif al-Islam che il padre ne uscirebbe vincitore anche con la supervisione internazionale. Anche Abdel Hafiz Ghoga, portavoce dei ribelli, afferma: “non c'è più tempo, perché i nostri combattenti sono ormai alle porte di Tripoli”. Appare dunque una buona occasione sprecata per porre fine alla guerra umanitaria del decennio, segno che probabilmente le sue cause non sono tanto nobili quanto vogliono farci credere.

Ancora incerte rimangono le cause dell'intervento militare, basato sull'affermazione di Sayed al-Shanuka, sedicente membro libico della Corte Penale Internazionale, che lo scorso 23 febbraio denuncia 10 mila morti e 55 mila feriti in Libia. Peccato che non abbiamo foto, video, testimoni o segni di distruzione creati dal massacro e che la Corte Penale Internazionale abbia poi affermato che al-Shanuka non è in alcun modo membro o consulente della stessa. Sembra dunque possibile un parallelo con l'attacco iracheno, in cui le armi di distruzione di massa che l'Iraq avrebbe posseduto, tali da mettere in pericolo la sicurezza dell'intero Occidente, non sono mai state trovate.

E forse questa guerra si vuole oscurare, mettere a tacere, per non far giungere dubbi nell'opinione pubblica sulla moralità di tale azione militare.

In effetti, eccetto le parole del Ministro dell'Interno Maroni, che da qualche giorno tuona allo scopo di fermare la missione per non spendere più denaro in bombardamenti, la stampa italiana tace su una guerra che ci dovrebbe interessare da vicino. Sembra che il termine “umanitaria” ci dia l'autorizzazione a trascurarla, ignorando le vittime civili provocate dalle forze dell'Alleanza e l'ingente numero di sfollati, che dovrebbero portarci a riconsiderare l'adeguatezza dell'aggettivo. (In foto: Saif al-Islam)

Marta Lamalfa