Politica
Gli F35 spaccano il Pd
ROMA, 24 GIUGNO 2013- Mentre l’Italia cola a picco, trainando con sé verso il baratro della povertà milioni di famiglie, in Parlamento si discute una mozione che non definiremmo proprio di primissima urgenza: quella relativa ai famigerati F-35, giudicati dal Ministero della Difesa oltremodo necessari, dal momento che i velivoli in dotazione alle nostre milizie sono ormai praticamente inutilizzabili. D’accordo, se non fosse per un piccolo dettaglio, relativo al costo di questa priorità: qualcosa come 14 miliardi di euro- una cifra che, a ben guardare, basterebbe a coprire gli aumenti di Imu e Iva e a finanziare la Cassa Integrazione. Cose che gli italiani, esausti e disperati, chiedono a gran voce, da tempo. [MORE]
Una complessa vicenda che nel corso del dibattito parlamentare di oggi ha manifestato tutta quanta la propria problematicità, con un Pd estremamente diviso fra ali ‘pacifiste’ e non. Sedici i deputati democratici che hanno votato la mozione, promossa da Sel e M5S, attraverso la quale si chiede di cancellare il programma F-35: un documento che conta di ora in ora sempre più partecipanti, per un totale, al momento, di 163 firmatari (36 di Sel , 109 del Movimento 5 Stelle, 2 di Scelta Civica e 16, appunto, del Pd). Ecco perché il voto degli altri democratici si fa di grande importanza, dal momento che una loro adesione alla mozione potrebbe cancellare del tutto questa sostanziosa voce fra le spese a carico dello Stato: basta la firma anche solo della metà dei 293deputati Pd che risiedono alla Camera perché il documento trovi assoluta applicazione.
La questione, tuttavia, va ricordato, non è solo ideologica, o non lo è affatto. Il punto principale risiede in una domanda fondamentale: può il nostro Paese affrontare questa spesa esorbitante? E soprattutto, l’acquisto di nuovi F-35 è davvero così necessario ed è davvero questa l’unica maniera per far fronte alle esigenze della nostra Difesa? Senza appellarsi all’art. 11, che pure resta parte della nostra Costituzione. Senza farne una questione di ideologia. Semplicemente ragionando sugli aspetti pratici della vicenda, valutandone alcuni aspetti. Innanzitutto si potrebbe considerare il fatto che le nostre truppe al momento riescono a salvare la pace non solo dei nostri cieli, ma anche di quelli altrui (Albania, Slovenia, Islanda); si potrebbe considerare la circostanza per cui il nostro Paese ha potuto permettersi addirittura campagne di bombardamento estere (basti pensare alla campagna libica del 2011, quella che il generale Bernardis definì “un contributo di prim’ordine, l’impegno più imponente dopo il secondo conflitto mondiale”). Infine ci si potrebbe chiedere perché, se la questione è così impellente, il ministro Di Paola solo un anno fa decise di ridurre gli F-35 da 131 a 90? E perché ora il ministro Mauro vuole ritornare ai vecchi 131?
Sarebbe forse il caso che i deputati riflettessero su questi dati prima di decidere. A chiederlo sono i cassa integrati, i pensionati di minima, i precari. Quelli che in fila al supermercato contano i centesimi. Quelli che lesinano sui piccoli piaceri pur di arrivare al 31. Quelli che ormai non ce la fanno più.
Emmanuela Tubelli