Cronaca
Giustizia per Stefano Cucchi, detenuto deceduto per percosse e omissione di soccorso
ROMA – Stefano Cucchi, il giovane arrestato il 16 ottobre 2009 per possesso di droga e deceduto sei giorni dopo, avrà finalmente giustizia. Per il direttore dell’ufficio dei detenuti e del trattamento del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria (Prap), Claudio Marchiandi, sono stati richiesti due anni di reclusione e altri tre agenti della polizia penitenziaria sono stati rinviati a giudizio. Altri nove, medici e infermieri, dell’ospedale Sandro Pertini, nel quale è deceduto Stefano, sono stati anch’essi rinviati a giudizio. [MORE]
La richiesta è stata avanzata dai pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy al giudice Rosalba Liso, durante l’udienza preliminare, straordinariamente aperta alla stampa, per la morte di Cucchi.
Stefano Cucchi, un ragioniere di 31 anni, era stato arrestato dai Carabinieri ed è deceduto al Pertini. Il trentunenne era in attesa della convalida del fermo nelle celle del Tribunale di Roma ed ha ricevuto percorse da parte di tre poliziotti.
Marchiandi ha richiesto il giudizio abbreviato ed è accusato di falso e abuso d’ufficio, insieme alla dottoressa Rosita Caponetti. Secondo la procura sarebbero proprio loro i responsabili della morte di Cucchi, perché il detenuto, già sofferente per il pestaggio ricevuto ad opera dei tre agenti rinviati a giudizio, è stato ricoverato in un ospedale non idoneo alla cura delle patologie manifestate. Marchiandi si sarebbe dunque adoperato perché Cucchi fosse ricoverato in una struttura protetta, riservata ai detenuti, per evitare occhi indiscreti sulle sue condizioni. Il personale medico del Pertini non lo avrebbe però assistito, non intervenendo in alcun modo con cure o terapie.
Il padre di Stefano, ringraziando i pm, ha però dichiarato che presenterà una nuova richiesta di perizia per dimostrare che nella morte di Cucchi avrebbero avuto un peso determinante non solo l’omissione di soccorso e il comportamento poco chiaro di MArchiandi, ma anche e soprattutto le percosse ricevute dai tre agenti.