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Giuseppe Conte alla prova dl maggio, obiettivo sminare Renzi

Giuseppe Conte alla prova dl maggio, obiettivo sminare Renzi. Piano per parlamentarizzare alcune misure. Ministri 5S in mirino
ROMA, 4 MAG - L'atteso e temuto esordio della fase 2, a fine giornata, non porta tempesta a Palazzo Chigi. Lo spirito del "riaprire con prudenza", sostanzialmente rispettato, fa ben sperare ed è uno dei pilastri sul quale Giuseppe Conte costruirà il suo delicatissimo maggio. L'altro punto chiave, nella strategia del presidente del Consiglio, resta la mini-manovra con la quale il governo è chiamato a soddisfare una platea di imprenditori, lavoratori, disoccupati, che comincia a dare segni di forte malcontento.

E' andando incontro alle loro sollecitazioni che Conte punta a sminare le trappole renziane sulla maggioranza. Nel segno del mantenimento di una coesione senza la quale, è il ragionamento che da giorni fa il capo del governo, l'Italia è più debole sia nei mercati sia nei negoziati con l'Ue. La strada, per Conte, non è semplice. Nella maggioranza i movimenti sismici sono tutt'altro che finiti. E, a finire nel mirino di Italia Viva ma anche di qualche esponente Pd sono soprattutto i ministri del M5S: Lucia Azzolina, Vincenzo Spadafora e Alfonso Bonafede su tutti. "E' un modo per indebolirci, e quindi per indebolire questo governo", spiega una fonte pentastellata scorrendo gli attacchi (soprattutto di Matteo Renzi) prima al ministro per lo Sport e poi al Guardiasigilli, al centro di un caso - sollevato da Nino Di Matteo - sul quale è costretto ad intervenire il capo politico M5S Vito Crimi per ribadire la fiducia di tutto il Movimento.

Il leader di Iv, seppur al momento non evochi lo strappo, non perde occasione per pungolare Conte: "meno dirette Fb è più cantieri", avverte Renzi, individuando proprio nel piano per lo sblocco dei cantieri uno degli snodi della tenuta del governo. Ma le fibrillazioni si estendono anche all'ingresso di Cdp nel capitale delle imprese (in merito al quale Roberto Gualtieri precisa che non ci sarà, come effetto, un controllo statale) e al reddito di emergenza, che continua dividere pentastellati e renziani.

Una riunione tra Conte, Gualtieri, i capidelegazione e i responsabili economici dei partiti di maggioranza, serve a fare una quadra in vista del rush finale sul decreto, che vedrà luce verde non prima di mercoledì. Decreto che vale uno scostamento di bilancio pari a 55 miliardi e sul quale, nel governo, si sta facendo un supplemento di riflessione su quanto spazio - in termini di risorse - lasciare alle proposte delle opposizioni.

In questo senso sarà cruciale l'incrocio temporale tra l'approdo del dl in Parlamento e il negoziato in Ue: il 7 maggio l'Eurogruppo sarà chiamato a dire una parola prevedibilmente conclusiva sul Mes mentre slitta, di qualche settimana, la proposta della commissione Ue sul Recovery Fund. Così, eventuali risorse aggiuntive al dl, nel brevissimo periodo, potrebbero arrivare solo dalla linea di credito attivabile dal Mes. Una linea di credito sulla quale l'Olanda pone precise condizioni, dando il là ad un negoziato, per l'Italia, tutt'altro che scontato. L'attesa di un possibile dialogo sul decreto, in queste ore, è vissuta con inusuale tranquillità anche da Matteo Salvini e Giorgia Meloni: dopo le manifestazioni di piazza e l'occupazione delle Aule dei giorni scorsi i due leader si sono limitati a pochi attacchi con Fdi che, nelle prossime ore, proverà un nuovo blitz parlamentare, con un emendamento al dl lockdown a favore della celebrazione delle messe.

Intanto, Conte, accoglie con favore l'appello lanciato da 16 senatrici sulla necessità di più donne nelle task force sulla fase 2, chiama Vittorio Colao e gli annuncia l'intenzione di integrare la sua squadra con una maggiore presenza femminile. Il segretario del Pd Nicola Zingaretta plaude, così come - raccontano fonti governative - un ok trasversale sembra essere arrivato all'audizione del pomeriggio di Stefano Patuanelli. E su questo filo del dialogo che Conte vuole costruire il suo maggio consapevole delle difficoltà dell'operazione responsabili (l'ingresso di Fi in maggioranza rischierebbe di spaccare il M5S) e, allo stesso tempo, della scarsa concretezza che, per ora, circonda l'idea del governissimo.