Giulio Regeni: mail anonima accusa vertici egiziani per la sua morte
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IL CAIRO, 06 APRILE 2016 – Un anonimo, membro della polizia segreta egiziana, invia delle mail al quotidiano La Repubblica: in esse le accuse ai vertici egiziani per la morte di Giulio Regeni.
Una serie di lettere inviate al quotidiano, diretto da Mario Calabresi, nelle quali comparirebbero tre dettagli delle torture inflitte al ricercatore italiano, Giulio Regeni, ucciso due mesi fa. Si tratta di dettagli mai resi pubblici e conosciuti attualmente solo dagli inquirenti italiani. [MORE]
Lo riporta oggi lo stesso quotidiano, spiegando che le mail ricevute siano state subito acquisite dalla Procura di Roma. Secondo il mittente: <<L’ordine di sequestrare Giulio Regeni è stato impartito dal generale Khaled Shalabi, capo della Polizia criminale e del Dipartimento investigativo di Giza. Fu Shalabi, prima del sequestro, a mettere sotto controllo la casa e i movimenti di Regeni e a chiedere di perquisire il suo appartamento insieme a ufficiali della Sicurezza nazionale. Fu Shalabi, il 25 Gennaio, subito dopo il sequestro, a trattenere Regeni nella sede del distretto di sicurezza di Giza per 24 ore>>.
Ma il nome di Khaled Shalabi si riconduce a quello citato dal giornale La Stampa, le cui fonti al Cairo svelano che l’Egitto intende "sacrificare" proprio il generale per la responsabilità della morte del ricercatore. Lo riporta infatti in data odierna lo stesso quotidiano: “Shalabi è l’alto ufficiale della Sicurezza nazionale incaricato del caso Regeni; già condannato nel 2003 da un tribunale di Alessandria per aver torturato a morte un uomo e falsificato i rapporti della polizia, ma reintegrato dopo la sospensione della sentenza”.
L’informatore anonimo descrive a La Repubblica anche ciò che sarebbe accaduto dopo il sequestro del ricercatore italiano, nella caserma di Giza: Giulio (ndr) <<Viene privato del cellulare e dei documenti e, di fronte al rifiuto di rispondere alle domande in assenza di un traduttore e di un rappresentante dell’Ambasciata italiana, viene picchiato una prima volta>>. Le mail informano ancora che (chi fa le domande, ndr) <<Vuole conoscere la rete dei suoi contatti con i leader dei lavoratori egiziani e quali iniziative stessero preparando>>. Inoltre scrive che: <<Tra il 26 e il 27 Gennaio, per ordine del ministro dell’Interno Magdy Abdel Ghaffar, Regeni èstato trasferito in una sede della Sicurezza nazionale a Nasr City. Alle resistenze di Giulio – così si legge ancora – <<Nonostante le torture inflittegli per tre giorni consecutivi, il ministro dell'Interno decide di coinvolgere il consigliere del presidente, il generale Ahmad Jamal ad-Din che, informato Al Sisi, dispone l’ordine di trasferimento dello studente in una sede dei Servizi segreti militari a Nasr City perché venga interrogato>>.
Le informazioni delle mail continuano sempre più dettagliate ed emerge che: <<Le torture proseguono incessantemente e si fanno sempre più violente, fino alla morte di Giulio Regeni>>. Il ricercatore italiano <<Viene messo in una cella frigorifera dell’ospedale militare di Kobri al Qubba, sotto stretta sorveglianza e in attesa che si decida che farne. La decisione viene presa in una riunione tra Al Sisi, il ministro dell’Interno, i capi dei due servizi segreti, il capo di gabinetto della Presidenza e la consigliera per la Sicurezza nazionale Fayza Abu al Naja>>.
Infine: <<Nella riunione – chiosa la mail ricevuta da Repubblica - venne deciso di far apparire la questione come un reato a scopo di rapina a sfondo omosessuale e di gettare il corpo sul ciglio di una strada denudandone la parte inferiore. Il corpo fu quindi trasferito di notte dall'ospedale militare di Kobri a bordo di un'ambulanza scortata dai Servizi segreti e lasciato lungo la strada Cairo-Alessandria>>
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Luna Isabella