Introdurre al più presto il reato di tortura. Si rinnova la richiesta nella Giornata Internazionale
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ROMA, 26 GIUGNO 2012 – Nel 1984, esattamente il 10 dicembre, l'Onu adotta la Convenzione contro la tortura, entrata poi ufficialmente in vigore tre anni dopo, nel giugno 1987. Anche il nostro Paese, dopo un anno, ratifica quella convenzione con l'approvazione della legge 498 del 1988. Sono passati ventiquattro anni da quella ratifica, un tempo più che abbondante per trasformare quel provvedimento in un atto concreto, cioè nell'emanazione di una legge che stabilisca l'introduzione del reato di tortura. Non è stato fatto e, dopo quasi un quarto di secolo, l'Italia non ha ancora nel proprio ordinamento un reato specifico che punisca espressamente gli atti di tortura.
Ne avevamo discusso poco meno di un mese fa, aderendo all'appello lanciato dall'associazione Antigone, la quale, attraverso una petizione, chiede che il Parlamento italiano approvi in tempi brevi l'introduzione del reato di tortura nel codice penale del nostro paese. Un argomento del quale si torna a parlare anche oggi, in occasione della Giornata Internazionale a sostegno delle vittime di tortura. Da alcuni settori del mondo politico, e, in particolar modo, dalle associazioni per i diritti umani, si rinnova la richiesta di accelerare i tempi per l'approvazione di provvedimenti legislativi che finalmente introducano anche in Italia il reato di tortura.[MORE]
L'assenza di un reato specifico, infatti, comporta gravi conseguenze sia sul piano legislativo che su quello dei diritti umani. Come ha ben spiegato Amnesty International in una nota diffusa questa mattina in occasione della Giornata Internazionale, «oltre alla mancanza di un nome appropriato di rilevanza penale per un comportamento così aberrante, l'assenza di un reato di tortura implica effetti giudiziari precisi come la comminazione di pene inadeguate e la conseguente prescrizione dei reati minori che vengono applicati in sua vece». «Questa inadempienza – continua Amnesty – è una delle principali cause della sostanziale impunità di cui hanno goduto i rei, e della giustizia negata per le centinaia di vittime delle violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di polizia durante il G8 di Genova del 2001, in particolare all'interno del centro di detenzione di Bolzaneto».
Le richieste dell'associazione non si fermano qui. Solo quest'anno, ricorda Amnesty, «le sentenze della Corte di Cassazione hanno confermato la condanna per l'omicidio colposo di Federico Aldrovandi e quella per l'omicidio volontario di Gabriele Sandri, mentre sono in corso i procedimenti per la morte di Aldo Bianzino, Giuseppe Uva, Stefano Cucchi e Michele Ferrulli». Casi che mostrano in tutta evidenza la necessità di agire urgentemente non solo in senso punitivo (con l'introduzione del reato di tortura, appunto), ma anche e soprattutto in modo preventivo, attraverso «un'adeguata formazione [delle forze di polizia] all'uso della forza e delle armi, l'adozione di misure di identificazione, come ad esempio codici alfanumerici, durante le operazioni di ordine pubblico e l'istituzione di un organismo indipendente per il monitoraggio dei diritti umani e per la prevenzione dei maltrattamenti in tutti i luoghi di detenzione».
In occasione della Giornata Internazionale a favore delle vittime di tortura, per tutto il giorno si terranno diverse iniziative in tutta Italia. A Roma, i Radicali hanno organizzato una manifestazione al Pantheon a partire dalle ore 19.00, durante la quale metteranno in scena una rappresentazione della tragedia dei suicidi in carcere. Sempre a Roma, prima in Campo de Fiori (dalle 17.00) poi a Santa Maria in Trastevere (dalle 19.00) saranno presenti statue umane raffiguranti le vittime di Abu Ghraib. La manifestazione è organizzata dal CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati), che domani (27 giugno) alle 21.00 metterà in scena all'Ambra Jovinelli la performance “Sulle tracce delle conchiglie. In memoria di Ken Saro Wiwa”.
Serena Casu